venerdì 30 settembre 2011

CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: dopo PANDIANI, PIZZORNO

E' l'unico nel gruppo a non essere uno scrittore. Ma e' un grande artista, come sanno tutti coloro che conoscono il lavoro di Niccolo' Pizzorno. Lui ha scelto di illustrare quella che si configura come una sorta di chiusura del cerchio di questa antologia. La data e' il 2 maggio 2011.


Nasce nel 1983 a Genova, dove si diploma presso l’Accademia di Belle Arti. Talento figurativo poliedrico sperimenta varie tecniche e frequenta la scuola chiavarese del fumetto. Si occupa di illustrazioni e tecniche calcografiche. Ha illustrato “Il settimo plenilunio” romanzo collettivo di Carlo Menzinger e Simonetta Bumbi (Liberidiscrivere 2010). Ha illustrato la pubblicazione online del romanzo inedito di Laura Costantini “La lunga guerra” di cui gestisce la pagina Facebook. Una sua tavola figura nel petit cahier di viaggio “New York is a woman” di Laura Costantini (Historica 2011).

martedì 27 settembre 2011

Oggi su "La Sesia": la colpa di essere bambine

Due casi emblematici. Uno decisamente locale, l’altro sotto gli occhi di tutti. Entrambi giocati sulla pelle delle bambine, colpevoli di essere donne in nuce, pronte a sbocciare. A Oria, in Puglia, provincia di Brindisi, c’è una scuola media, la “Milizia Fermi”. Il preside, Vincenzo Sportillo, è evidentemente un signore vecchio stampo perché il regolamento scolastico, esposto sul sito dell’istituto, fino a qualche settimana fa rendeva obbligatorio l’uso del grembiule nero. Ve lo ricordate il grembiule nero che le mamme degli anni ’70 tentavano di sdrammatizzare sferruzzando all’uncinetto artistici colletti bianchi? Quello. Obbligatorio. E, proprio come più di quarant’anni fa, obbligatorio solo per le femmine. Una madre battagliera, la signora Miglietta, ha deciso di dichiarare guerra all’evidente discriminazione. Lei, madre di un ragazzo e una ragazza, non ne poteva più di vedere il figlio libero di vestirsi come gli piace e la figlia mortificata dalla versione occidental-scolastica del burka. Quando il preside, irremovibile, ha rilanciato motivando il regolamento con l’indecenza dell’abbigliamento femminile, la signora Miglietta è partita lancia in resta. Ha scritto al ministero dell’Istruzione, si propone di scrivere anche a quello delle Pari Opportunità. Il preside, forse spaventato dalla cagnara mediatica, ha reso l’uso del grembiule “facoltativo”, come da comunicato sul sito della scuola. Ma la signora Miglietta segnala che il messaggio discriminatorio è comunque passato e sono molte le famiglie che continuano a costringere le bambine a coprirsi con il grembiule nero. E mentre la mamma di Oria minaccia di ricorrere al tribunale dei minori per maltrattamenti psicologici nei confronti delle bambine, noi passiamo al secondo caso. Quello a carattere nazionale. “Ti mando una canzone”, show del sabato sera di RaiUno. Bambini e bambine dai 5 ai 16 anni si sfidano a colpi di canzoni entrate nella storia della musica italiana. Sorvoliamo sulla duplicazione del programma nella tv commerciale e restiamo al colpo d’occhio. I maschietti, di qualsiasi età, vestono come nella vita di tutti i giorni: jeans, scarpe da ginnastica, T-shirt colorate, gilet, giacche e giubbini. Gel nei capelli, tagli all’ultima moda, facce da piccole e navigate pesti. Simpatici, va detto. Poi guardiamo le bambine e ci troviamo davanti a uno scaffale di vecchie bambole di porcellana con boccoli e crinoline. Di quelle che hanno fatto la fortuna di parecchi film horror. Che abbiano cinque anni o sedici. Che siano tenere bimbette o giovani donne dalle forme compiute. Non importa. Nessuna di loro, mai, nella vita di tutti i giorni si vestirebbe in quel modo. Abiti taglio impero, obbligatori le scarpe senza tacco e un profluvio di cerchietti e fermagli tra i boccoli. Sembrano foto dei primi del Novecento. Si dirà che non sono grembiuli neri e che meglio così che conciate da Lolite. Vero. Ma ancora una volta è la femminilità in erba a far paura.

Laura Costantini

domenica 25 settembre 2011

CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: dopo MOROZZI, PANDIANI

Qui lo dico e qui lo confermo. Quando ho spedito l'invito a Enrico Pandiani, mi aspettavo un bel due di picche come risposta. Anche perché di due di picche da scrittori quotati come lui ne avevo già ricevuti una bella collezione. E invece lui ha accettato, ha chiesto una data e ha scritto mettendoci dentro quel retrogusto da noir che è il suo marchio di fabbrica. La data è l'11 settembre 2001 ed è inutile dirvi di indovinare l'argomento. Ma non aspettatevi niente di scontato.


Torinese, ha vinto nel 2009 il Premio Belgioioso per il Giallo con il romanzo poliziesco  Les italiens (Instar Libri 2009) prima avventura della squadra di poliziotti italo-francesi del commissario Mordenti. Ha pubblicato in seguito Troppo piombo (Instar Libri 2010) e Lezioni di tenebra (Instar Libri 2011) nei quali continuanio le peripezie parigine dei suoi poliziotti di origine italiana. Con Troppo piombo ha vinto il Premio Bloody Mary 2010.

venerdì 23 settembre 2011

CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: dopo MINTZ, MOROZZI

Lui, Gianluca Morozzi, non ha smentito affatto la propria fama. Ha scelto la stessa data della Avanzato, 10 gennaio 2005, ma ha viaggiato con la mente ben oltre la nostra dimensione. Che equivale a dire che il Moroz e' fuori come un balcone. Senza offesa!


Nasce a Bologna nel 1971. Dopo gli esordi con la piccola casa editrice ravennate Fernandel, ha raggiunto il grande pubblico grazie al romanzo Blackout, un thriller "claustrofobico" interamente ambientato all'interno di un ascensore.
Oltre ai romanzi già pubblicati, ha all'attivo numerosi racconti, inseriti in diverse antologie. Nella sua produzione sono frequenti i riferimenti alle esperienze personali, in particolare quelle inerenti alla fede calcistica per il Bologna FC e la musica. È il chitarrista degli Street Legal, una tribute band che omaggia Bob Dylan. Nel 2008 Carmine Brancaccio ha scritto la sua biografia, dal titolo L'era del Moroz. Tra la vita e la scrittura di Gianluca Morozzi, pubblicata dalla casa editrice Zikkurat.

CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: siamo in stampa!


Ci siamo, dopo mesi di lavoro l'antologia e' finalmente una realta':
29 racconti,
una illustrazione,
32 autori,
prefazione di Marino Sinibaldi

Presentazione ufficiale a Roma
6 ottobre 2011
libreria Books & Brunch
ore 19

seguiranno presentazioni a Napoli, Milano, Bologna, Torino...

giovedì 22 settembre 2011

CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: dopo MICELI, MINTZ

Di lei posso dirvi che all'apparenza e' una dolce signora con una criniera di riccioli ingrifati. Che ama moltissimo gli animali. Che ha una notevole facilita' nell'inventare efferati modi per far morire le vittime dei suoi romanzi. Si chiama Patrizia Mintz, ha scelto di raccontare il 6 aprile 2009 e non sono in possesso di sue foto. Anche perche' se le avessi, e le divulgassi, mi troverebbero sgozzata in qualche misterica chiesa provenzale. Quindi immaginatela cosi' (e comunque un po' le somiglia).

E’ nata nel 1959. Si è laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Bologna. Dopo tre anni di giornalismo investigativo negli Stati Uniti, durante i quali ha spaziato dalla carta stampata alla radio, attualmente lavora per Rai Uno Cultura. Il suo primo libro Io sono il mare – Cronaca della morte annunciata di Derek Rocco Barnabei, era incentrato sulla pena di morte negli Stati Uniti. Con i successivi due libri, Veritas e Il custode degli arcani (Piemme), ha virato verso il thriller, genere che ha sempre amato.


I miei articoli per "La Sesia": la morte ai tempi di Facebook

Vittorio, Debora e Daniele. Tre persone qualunque. Due di loro, casualmente, lavoravano intv. Ma non si conoscevano. Avevano età, esperienze, luoghi di nascita diversi. Vite che non si sono mai incrociate se non su queste righe, esattamente mentre le leggete. Perché Vittorio, Debora e Daniele avevano, tutti e tre, un profilo facebook. Come milioni di altre persone in questo paese. Vero. Ma Vittorio, Debora e Daniele sono morti. E i loro profili continuano a vivere. Le loro foto ad apparire nella home-page degli “amici”, i loro status di quando erano ancora tra noi a essere ricordati in una delle nuove funzioni del social network. Virtualmente Vittorio, Debora e Daniele sono e resteranno vivi, almeno fino a quando qualcuno non si prenderà la briga di comunicare con la casa madre di Facebook, in quel di Palo Alto, California, per ottenere la fine di questa struggente, crudele simulazione di immortalità. Vittorio era una persona di mezza età. Il social network lo teneva in contatto con persone che non conosceva né avrebbe mai conosciuto fisicamente. Con loro scambiava pensieri, opinioni, le canzoni preferite, un giudizio politico ogni tanto, il parere su un film o una partita. Poi, un giorno, Vittorio si è sparato. Non aveva dato alcun segno. Non su facebook. Il giorno prima si spara e il giorno dopo sul suo profilo ci sono le solite cose: il buongiorno, leggi questo e fatti due risate, il link all’articolo che denuncia, ancora e sempre, l’arroganza della casta. Ci vuole tempo perché gli amici, quelli veri, diano la notizia. E allora il profilo di Vittorio si anima come mai prima. Preghiere, ricordi, invettive, un lutto digitale e collettivo sovrastato dalla domanda di sempre: Perché non abbiamo capito? Perché, nel momento in cui hai deciso, non c’era nessuno davanti allo schermo a dirti di non farlo? Il profilo di Vittorio, a distanza di due anni dal suicidio, è ancora lì. Nessuno ha la password per chiuderlo e gli amici continuano a frequentarlo. Debora avrebbe compiuto 28 anni ad agosto. Due giorni prima è stata investita da un’auto. Prima che si sapesse della sua morte, il profilo è stato tutto un fiorire di foto di torte e rose rosse per omaggiare il suo compleanno e la sua voglia di vivere. Dopo e chissà ancora per quanto, è tutto un incontrarsi di persone che le volevano bene. Magari non l’avevano mai incontrata, ma continuano a volerle bene e a cercare nello scambio consolazione all’ennesimo perché. Perché morire così, in una sera d’estate, a pochi passi da casa? Daniele aveva 32 anni e centinaia di amici. Ma erano in pochi a sapere che quella cicatrice sulla fronte non la doveva a un incidente, ma a un tumore al cervello che, alla fine, se l’è portato via. Sul suo profilo restano le foto, sempre sorridenti, e la testimonianza di quanto fosse realmente amato. Chissà che ne pensa sua madre, ma viene da pensare che la morte, ai tempi di Facebook, possa avere un sapore diverso. Magari appena più dolce.

Laura Costantini

martedì 20 settembre 2011

CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: dopo MELISSI, MICELI

Il racconto di Enrico Miceli lo avevo letto su Facebook qualche tempo fa. E non l'avevo dimenticato. Per questo l'ho fortemente voluto nell'antologia. Nel frattempo, lui, ha pubblicato un libro con Castelvecchi, ha continuato a scrivere, e' cresciuto. Per lui la data e' 10 luglio 2007


Nato a Cosenza nel 1980, vive a Roma. Scrive storie prevalentemente nere, pulp o grottesche (romanzi, short story, sceneggiature cinematografiche) e molti suoi racconti sono apparsi in antologie collettive e riviste (Colla, Linus e altre). Dal giugno 2009 legge e valuta manoscritti come consulente editoriale freelance. Il suo racconto “Io sono Facebook” ha partecipato al concorso Racconti nella Rete 2009. Per Castelvecchi ha pubblicato quest’anno il romanzo d’esordio “Humus”.

venerdì 16 settembre 2011

STARBOOKS COFFEE

Se vi piace leggere, se vi piace scambiare pareri con gente cui interessa parlare, non lanciare proclami, se vi piace fermarvi al bar e scambiare quattro chiacchiere con due bariste d'eccezione, non potete non fare un salto da STARBOOKS COFFEE.
Adesso Giulia e Carlotta hanno aperto anche la libreria virtuale dove e' possibile scaricare e-book da leggere tra un te' alla cannella e un caffe' con panna e granella di nocciole. Per inciso, tra gli e-book trovate anche il nostro "Sorelle di sangue" storico/western inedito in cartaceo, ma amatissimo dai lettori di http://www.efpfanfic.net/


CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: dopo MAZZUCATO, MELISSI

Di suo ho letto un cahier di viaggio a dir poco geniale: Metro Milano. Poi ho cominciato a seguirlo su Facebook. Sto parlando di Paolo Melissi che abbiamo fortemente voluto in questa antologia. E quando avrete letto il suo racconto, capirete anche il perche'. Intanto accontentatevi di sapere che lui non ha una data precisa. Ha voluto parlare dell'estate del 2003.


E’ redattore della rivista Bookshop (excelsior1881), collabora alla rivista Sul Romanzo curando una rubrica dedicata al legame tra camminare e scrittura. E’ il fondatore del Kommando McDonald’s, un gruppo aperto di esploratori urbani il cui intento è quello di esplorare e raccontare la città attraverso la scrittura e la fotografia. Ha fatto parte di Ibridamenti, progetto collettivo di indagine e studio dei blog organizzato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha partecipato alla Living Mutants Society, progetto di narrazione collettiva. Ha pubblicato per la collana “Cahier di viaggio” diretta da Francesca Mazzucato, “Metro Milano, manuale per conquistare la città” (Historica 2010)

giovedì 15 settembre 2011

Se solo ricordassi la tua voce



Il mio papa' avrebbe 74 anni. Li compirebbe il prossimo 5 ottobre. Il mio papa' avrebbe tantissimi capelli bianchi, lucidi, che tratterebbe con cura portando sempre con se' il pettinino da tasca. Il mio papa' starebbe combattendo contro il diabete alimentare e sarebbe sempre e comunque affamato di dolci. Il mio papa' sarebbe innamorato perso delle sue nipotine, Lara e Valentina. Il mio papa' avrebbe imparato ad usare il computer e si sarebbe scaricato da Youtube brani di opera, concerti introvabili e, detto tra noi, anche qualche foto di donnine nude. Pero' il mio papa' e' morto il 15 settembre del 1994, portato via da una malattia infame. Aveva solo 57 anni. Di lui, fisicamente, resta un'urna di ceneri custodita nel piccolo cimitero di Frascati, la cittadina dove era nato. Non ci vado mai al cimitero, io. Perche' il mio papa' me lo porto dentro ogni santo giorno. Oggi piu' degli altri. Ma c'e' una cosa che ho perso di lui: non ricordo piu' il suono della sua voce.

martedì 13 settembre 2011

CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: dopo MAUGERI, MAZZUCATO

Una donna che vive di entusiasmi, di passioni, di sensazioni. Una che non ha bisogno di incontrarti faccia a faccia per capirti. Una che legge ben oltre le parole. Una senza schemi, senza barriere, senza ipocrisie. Questo e molto altro e' Francesca Mazzucato, donna enciclopedica di cultura e di esperienze, eppure sempre pronta a lanciarsi verso una nuova avventura. Per l'antologia ha scelto il 2 febbraio 2008 e ha lanciato sulla storia recente uno sguardo che, piu' che femminile, e' femmina.

Scrittrice, consulente editoriale e traduttrice, tiene corsi di scrittura e di social web marketing editoriale.  Ha pubblicato saggi brevi, romanzi, racconti contenuti in antologie ed ebook. Nel 2003 ha vinto il premio Fiuggi Erotismo e Scrittura ed è arrivata seconda al premio Argentario Narrativa Donna. Dal 2007 ha una rubrica For Men Magazine, si occupa di costume, erotismo, viaggi, web marketing editoriale, new media. Ha creato insieme a Francesco Giubilei e dal 2009 dirige la collana  internazionale “Cahier di viaggio” per Historica edizioni che pubblica autori italiani e stranieri. Dopo il successo ottenuto con La sottomissione di Ludovica, riedito nel 2010 da Rusconi,  possiamo citare: Hot Line, (Einaudi), Relazioni scandalosamente pure (Marsilio), Amore a Marsiglia (Marsilio), Confessioni di una coppia scambista (Giraldi), L’anarchiste (Aliberti ), Kaddish profano per il corpo perduto (Azimut  2008), Romanza di Zurigo (Historica 2009), Se esiste il paradiso, Villefranche – sur- mer (Historica 2011), Frontiera. Ventimiglia, Mentone e altri lembi o confini (Historica 2011). Nel maggio  2011 è uscito il suo ebook Erotic Notes Frammenti, Delirium edizioni. che ha presentato al Salone di Torino . Da allora è nella classifica degli ebook di narrativa erotica più venduti. Ad agosto 2011 è uscito un romanzo breve “Sinfonia Carnale. La Città sulla Pelle” formato ebook, per le edizioni Damster. E’ parte di un dittico composto da due romanzi separati ma collegati da personaggi, luoghi e riferimenti, che verrà completato in ottobre con l’uscita di “Sinfonia Carnale. L’addio”.

domenica 11 settembre 2011

CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: dopo MASSARON, MAUGERI

E riprendiamo a presentare i nostri autori. Oggi è il turno di Massimo Maugeri, inesausto animatore di Letteratitudine. Raccontare quanto Massimo, noto al mondo come "l'uomo con la camicia celeste", sia stato importante nelle avventure letterarie di Lauraetlory sarebbe lungo. A lui dobbiamo molte delle amicizie che abbiamo nel mondo effervescente di chi ama la scrittura. A lui dobbiamo la partecipazione ad alcune antologie. Insomma, lui non poteva mancare e non ci siamo affatto stupite quando ha scelto la data del 2 aprile 2005.


Nato a Catania nel 1968. Collabora con diversi giornali e magazine. Suoi articoli sono apparsi sulle pagine culturali di diversi quotidiani e magazine. Ha pubblicato racconti su riviste letterarie e in varie antologie.
Ha creato e gestisce il blog letterario Letteratitudine: uno dei più importanti blog letterari italiani, noto anche all’estero. Fa parte della redazione del blog collettivo La poesia e lo spirito. È membro della Società Italiana di Diritto e Letteratura (SIDL) istituita presso l’Università di Bologna. Cura e conduce, su Radio Hinterland, una seguitissima trasmissione radiofonica di libri e letteratura: Letteratitudine in Fm.
Ha pubblicato il romanzo “Identità distorte” (Prova d’Autore, 2005 – vincitore del Premio Martoglio e finalista al Premio Brancati); il saggio/reportage “Letteratitudine, il libro – vol. I” (Azimut, 2008); la raccolta “Roma per le strade” (Azimut, 2009), coinvolgendo scrittrici e scrittori nati o residenti a Roma e partecipando con un proprio racconto; il racconto lungo “La coda di pesce che inseguiva l’amore” (Sampognaro & Pupi, 2010) scritto a quattro mani con Simona Lo Iacono. Nel 2011 ha pubblicato il saggio/reportage sul libro elettronico intitolato “L’e-book è (è?) il futuro del libro” (pubblicato da Historica) e, di recente, la raccolta di racconti “Viaggio all’alba del millennio” (Perdisa Pop, 2011).

sabato 10 settembre 2011

9/11: tu dov'eri?


In questi giorni è la domanda più gettonata, quella si sente ripetere dappertutto. Dov’eri, cosa facevi, cosa pensavi quell’11 settembre 2001? Ha percepito subito il respiro infuocato della storia, oppure il timore ha cancellato qualsiasi altro pensiero? Hai avuto paura?
Io ero a lavoro. All’epoca scrivevo da giornalista esterna per alcuni tra i maggiori settimanali italiani. Era un giorno di quelli che vorresti per tutta l’estate. Cielo azzurro, sole smagliante, colori accesi, brezza fresca. Uno splendore pre-autunnale che dominava di qua e di là dell’oceano Atlantico. In Italia era l’ora quieta del dopo pranzo. Una scrivania, un telefono, un computer. Non ricordo cosa pensassi, lo confesso. Ricordo che non stavo scrivendo un articolo, forse ero alla ricerca di una notizia, forse lasciavo galleggiare i pensieri nei territori per me sempre fertili della fantasia. Da un’altra stanza dell’agenzia per la quale lavoravo, un service di giornalisti e fotografi, arrivò un collega. Lui parlava le lingue, si occupava dei rapporti con le testate estere. Era pallido e disse una cosa che nessuno di noi, in quel momento, riuscì a capire: “Un aereo di linea si è schiantato contro il World Trade Center.” Un incidente, grave sicuramente. Ma un qualsiasi incidente aereo, come se ne vedono tanti. Il collega, Marco, tornò di là, lasciandoci a commentare un fatto che non lasciava presagire qualcosa di epocale. Pochi minuti e Marco chiamò, la voce che tremava: “Venite, le agenzie parlano di un altro aereo contro le Torri Gemelle.” Uno, un incidente, due no. Non poteva essere. Iniziò in quel momento un vortice. Il televisore era rotto da tempo. Ci precipitammo su Internet e scoprimmo che la Rete era nel panico quanto tutti noi. Impossibile ottenere notizie, impossibile connettersi a un qualsiasi sito d’informazione americana. Fuori il cielo continuava ad essere azzurro, le strade del centro di Roma tranquille. Era un martedì, primissimo pomeriggio. Chiamai mia madre e la prevenni di pochissimo. Neanche il tempo di dire pronto e mi annunciò: “Stanno bombardando New York.” Un brivido, insieme di orrore e di eccitazione. Il fiato infuocato della Storia. La percezione immediata che quel momento stava assumendo un significato che avrebbe risuonato negli anni a venire. “Un altro aereo contro Washington”, “Attaccato il Pentagono”, “Un quarto aereo punta verso la costa occidentale”, “No, è precipitato”. Un attacco senza precedenti, migliaia di persone intrappolate nei grattacieli simbolo degli Stati Uniti. Poi una delle Torri vacilla, crolla. L’altra la segue. Quante volte abbiamo visto quell’immagine incredibile? Quante teorie si sono avvicendate? Complottisti contro fili-americani. Ground Zero, termine ormai entrato nell’uso comune, simbolo della potenza umiliata, ma anche della forza che un paese come gli Stati Uniti seppe trovare stringendosi intorno a un presidente eletto con un colossale broglio elettorale solo pochi mesi prima, e contro un sindaco, Rudolph Giuliani, tra i più odiati dalla Grande Mela. Ricordo la malia con cui seguii notiziari e approfondimenti, l’orrore e la fascinazione con cui lessi le testimonianze dei sopravvissuti e la trascrizione delle telefonate di chi sapeva che non ce l’avrebbe fatta. Il giorno dopo, 12 settembre, le prime pagine dei giornali erano tutte per quello che è stato definito il più disastroso attacco terroristico della storia. Venne richiesto un minuto di silenzio planetario, a mezzogiorno, per tutti i mezzogiorno segnati dai fusi orari, in memoria di quelle migliaia di vittime che allora venivano date per decine di migliaia. Decine di migliaia come i sacchi che vennero preparati e rimasero inutilizzati. Perché le vittime erano polvere, polvere grigia come le Torri. A mezzogiorno di mercoledì 12 settembre 2001 feci una cosa che non facevo da tempo e che non ho più fatto. Entrai nella navata severa di una chiesa, mi inginocchiai, accesi una candela e pregai per quelle migliaia di morti. Non servì a esorcizzare il dolore che sentivo diffondersi nell’aria come il fumo degli apocalittici incendi di Ground Zero. Non servì a rinfocolare la mia fede languente. Ma volli farlo. Volli pensare a coloro che si erano gettati nel vuoto per sfuggire al fuoco, a coloro che avevano chiamato i propri cari per dire addio, a coloro che accorsero per aiutare e lo fecero fino all’estremo sacrificio. Ci ho pensato quando finalmente sono riuscita ad andare a New York e a visitare il cantiere di Ground Zero. Ci penso ancora oggi che al posto delle Torri Gemelle splendono due pozzi di acqua che precipita senza mai esaurirsi. Come la memoria.

Laura

giovedì 8 settembre 2011

CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: dopo MALABAILA, MASSARON

Lo confesso. Con Stefano Massaron ho fatto una figura barbina che la meta' bastava. Vi racconto i fatti. Un giorno, tramite un'amicizia comune, scovo una nota su Facebook. Si trattava di un racconto. Lo leggo. Mi folgora sulla via di Damasco. Dico: questo lo voglio nell'antologia. E gli scrivo un pvt "bravo bravo tu, bello bello il racconto, non so se hai mai pubblicato prima, ma insomma ci sarebbe questo progetto etc. etc." Lui, gentilissimo, mi risponde e dice che si', una cosetta l'avrebbe pubblicata e si', gli piace l'idea di regalarci il racconto. Solo che la cosetta che ha pubblicato, una delle cosette, e' uscita con Einaudi, non so se mi spiego. Mi cospargo il capo di cenere, me lo ritrovo amico su FB, andro' a vedere il film tratto dal suo Ruggine, ma non prima di aver letto il libro. Il suo racconto e' legato a questa data qui: 15 maggio 2011.


Nasce a Milano il 14 luglio 1966. L'approccio alla scrittura è tardivo: dopo un solo anno di università, inizia quasi per caso l'attività di traduttore e di consulente editoriale. Appassionato di narrativa horror e fantascientifica, pubblica i primi articoli su Stephen King alla fine degli anni Ottanta e, poco dopo, inizia a pubblicare i primi racconti brevi. Debutta come autore nel 1994 con l'antologia di racconti brevi Lezioni Notturne pubblicata da Granata Press. Una certa notorietà gli arriva nel 1996 con la partecipazione all'antologia Gioventù Cannibale, curata da Daniele Brolli e pubblicata da Einaudi. Suo è il racconto Il rumore. Nel 1998 pubblica il suo primo romanzo, Residui, per la casa editrice Addictions. Si tratta di un lungo horror ambientato a Milano, stilisticamente vicino a Stephen King, che ottiene un lusinghiero successo critico. Ma solo nel 2005 esce il più volte annunciato e rimandato secondo romanzo "adulto" di Massaron, Ruggine (tradotto in Germania), che ottiene un buon successo di pubblico e di cui è in corso di realizzazione il film per la regia di Daniele Gaglianone e interpretato, tra gli altri, da Stefano Accorsi, Valerio Mastandrea, Filippo Timi e Valeria Solarino.

mercoledì 7 settembre 2011

CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: dopo LUPI, MALABAILA

Cominciamo con le news importanti:
- alla prossima edizione di "Piu' libri piu' liberi" la fiera romana della piccola e media editoria, Historica Edizioni ci sara'! Condividera' lo stand con Las Vegas Edizioni (e capirete perche' questo e' il post giusto per darne annuncio);
- l'uscita dell'antologia slitta al 25 settembre p.v. per esigenze strettamente editoriali, cosi' avremo anche piu' tempo per presentare tutti gli autori.
E veniamo a lui, Andrea Malabaila, altro giovanissimo in questa antologia che ha un'eta' media abbastanza bassa visti i tempi che corrono (datemi tempo, che ve la calcolo). Lui ha scelto una data che, a suo tempo, fece tremare molti polsi tra gli appassionati di catastrofi, ma ce la racconta con un punto di vista estremamente (e teneramente) personale: il 10 settembre 2008.

Nasce a Torino giovedì 19 maggio 1977. Tre giorni dopo la Juventus vince lo scudetto con un punto di vantaggio sul Torino. Nel 2000 Andrea pubblica il suo primo romanzo, "Quelli di Goldrake", per Di Salvo. L’11 agosto arrivano le prime copie e si colora i capelli di blu. Nel 2002 alla Fiera del libro di Torino incontra Fernanda Pivano: le porge il bloc-notes per un autografo e lei gli fa una carezza, commossa perché ha un bloc-notes "proprio come Hemingway". Nel 2003 viene pubblicato il suo secondo romanzo, "Bambole cattive a Green Park" (Marsilio), che nel 2005 vince il Premio Desenzano Libro Giovani. Per qualche mese vive sulle nuvole e pensa che d'ora in poi scriverà storie piene di ottimismo, ambientate in luoghi romantici; la realtà lo riporta tre metri sotto terra, ma da questa esperienza trarrà spunto per il suo terzo romanzo, "L'amore ci farà a pezzi". Nel 2007 fonda la casa editrice Las Vegas edizioni, si autonomina "sindaco di Las Vegas" e cura l'antologia "Viva Las Vegas". Nel 2009 esce "L'amore ci farà a pezzi" (Azimut), che porta in giro per l'Italia. Quest’anno è uscito il suo quarto libro: "Chi ha ucciso Bambi" (Historica)

martedì 6 settembre 2011

Oggi su "La Sesia": Sotto una teca di cristallo

Nel giorno in cui hanno identificato e arrestato il vandalo di piazza Navona, una riflessione sul destino delle nostre bellezze artistiche, culturali e architettoniche.



“Fosse per me, io il centro storico lo metterei tutto sotto una gigantesca teca di cristallo.” A parlare così è Michele. Non lo conoscete, non è famoso. A parte forse tra gli estimatori della storica trattoria-pizzeria di cui è titolare fin dagli anni ’80. Michele è romano, ha corporatura robusta e parlata spiccia. Il suo locale affaccia su quel miracolo architettonico che è il Pantheon. Michele a Roma dà del tu, perché la vive tutti i santi giorni. Col turismo lui ci lavora. Ci campa, come si dice qui. E del turismo vede i pregi e i difetti. L’idea di mettere il centro storico più importante del mondo sotto vetro l’ha espressa in tempi non sospetti. Più di un mese fa. A riprova che i tempi sospetti lo sono sempre quando si ha a che fare con un patrimonio storico e culturale che non ha eguali al mondo. Michele si è espresso quando i soliti ignoti non avevano ancora trafugato le pesanti sfere di ghisa poste a semicerchio davanti al Pantheon, a dissuadere il parcheggio selvaggio. Ha parlato molto prima che un ignoto (nel momento in cui scriviamo) vandalo deturpasse la fontana del Moro a piazza Navona. Prima che un sampietrino volasse senza far danni contro la Fontana di Trevi. Prima che un ventenne americano venisse arrestato mentre prelevava pezzi di Colosseo come fossero lattine di birra in un supermarket. Perché Michele ne ha viste troppe e ne conserva memoria. Ha visto spruzzare vernice su marmi millenari, tingere di rosso acque cristalline, lanciare a tutta velocità utilitarie dentro storiche fontane, improvvisare rally sulla scalinata di Trinità dei Monti. In questi giorni è tutto un fiorire di articoli sui casi di vandalismo cui Roma, ma non solo Roma, è andata soggetta. Tutto un interrogarsi su cosa fare, come impedire che i busti degli eroi del Risorgimento sul Gianicolo vengano di nuovo deturpati o come bloccare un lancio di escrementi contro il Cristo dell’Ara Coeli. Sappiamo tutti che la teca di cristallo vagheggiata da Michele è soluzione impraticabile. Ma appare evidente che, in mancanza di una coscienza civica che latita negli italiani ma ancor più nei turisti stranieri, l’unica difesa sia la distanza. Una distanza fisica, insormontabile. Barriere metalliche a difendere la statua di Giordano Bruno a Campo de’ Fiori. Inferriate, lastre di vetro temperato, teche come quella che racchiude, difende, nasconde la Pietà di Michelangelo in Vaticano. Chissà se è questo lo scopo ultimo dei vandali: costringerci a nascondere, allontanare, rendere estranea la bellezza della storia che ci circonda. Una bellezza che trovano insopportabile. Almeno quanto la nostra società dimostra di trovare insopportabile la cultura, l’arte, la memoria. Dovreste vederli: vengono da tutto il mondo, arrivano a Fontana di Trevi, si affollano per scattare foto, lanciare monetine e poi lasciare quel miracolo artistico insozzato di cartacce, bottiglie, lattine, escrementi. Se questa è la risposta alla bellezza, forse ha ragione Michele.
Laura Costantini

lunedì 5 settembre 2011

CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: dopo LUINI, LUPI

Ci sono colleghi (potro' chiamarlo collega?) con i quali ci si gira attorno per anni prima di arrivare a conoscersi. Con Gordiano Lupi e' andata cosi'. Di amici in comune ne avevamo parecchi, poi e' arrivato Francesco Giubilei con Historica e finalmente la collaborazione e' diventata realta'. Gordiano e' stato uno dei primi a dire di si' a questo progetto e lo ha fatto scegliendo la data dell'11 giugno 2010.


Piombino, 1960. Collabora con La Stampa di Torino. Traduce gli scrittori cubani Alejandro Torreguitart Ruiz e Yoani Sánchez. Ha pubblicato molti libri monografici sul cinema di genere italiano per la casa editrice romana Profondo Rosso. Tra i suoi lavori più recenti: Cuba Magica – conversazioni con un santéro (Mursia, 2003), Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura (Stampa Alternativa, 2004), Un’isola a passo di son - viaggio nel mondo della musica cubana (Bastogi, 2004), Nemici miei (Stampa Alternativa, 2005), Almeno il pane Fidel – Cuba quotidiana (Stampa Alternativa, 2006), Mi Cuba (Mediane, 2008), Fellini - A cinema greatmaster (Mediane, 2009), Sangue Habanero (Eumeswil, 2009), Una terribile eredità (Perdisa, 2009). Cura la versione italiana del blog Generación Y della scrittrice cubana Yoani Sánchez e ha tradotto per Rizzoli il suo primo libro italiano: Cuba libre – Vivere e scrivere all’Avana (2009). Per Historica, nel 2010, ha pubblicato “Velina o calciatore, altro che scrittore!”

domenica 4 settembre 2011

CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: dopo GREGORI, LUINI

Ah, ragazzi, se solo vedeste quanto è bella la copertina... E invece non potete, non ancora. Ma veniamo a noi e salutiamo l'arrivo di Mariagiovanna Luini. Lei è stata subito entusiasta dell'idea di partecipare all'antologia e ci ha affidato qualcosa di molto personale seppur legato a una data che ha segnato la nostra percezione del mondo: 21 febbraio 2001. Scrittrice, comunicatrice scientifica e medico, Mariagiovanna va vissuta per capirla fino in fondo. Io ho avuto la fortuna di trascorrere con lei un paio di dense giornate al Salone del Libro di Torino 2010 e, vi assicuro, ne sono uscita decisamente più ricca.

Nasce a Lecco nel 1970. L’attività letteraria narrativa si sviluppa a partire dal 2005, quando decide di aprire il blog MariaGiovanna e poi, e diventa responsabile della sezione racconti della rivista letteraria Historica, consulente della casa cinematografica Taodue per fiction a carattere medico, e recensore letterario per il sito di Mangialibri. Il blog porta a Maria Giovanna il contatto con il suo primo editore, Gianluca Ferrara di Edizioni Creativa: nel 2007 esce il romanzo Una storia di delfini, con la prefazione di Umberto Veronesi, che è successivamente pubblicato in Spagna (2010) da Editorial Popular. Nel 2008, con Edizioni Creativa, esce il romanzo Le parole del buio. Nel 2009 esce, con le Edizioni Historica, Diario di melassa, racconto lungo che affronta il dramma della pedofilia e del disturbo alimentare in forma di diario. Nel 2010 escono: "È il mio racconto", ebook distribuito gratuitamente sul sito http://www.mariagiovannaluini.it/ , "Cosa fanno le tue mani", Historica, definito il primo videoromanzo erotico in LIS perché, insieme al romanzo in forma cartacea, si pubblica la prima forma di videoromanzo interamente in LIS, e "La salute e i ragazzi", di Umberto Veronesi e Giovanna Gatti, Brioschi Editore.

sabato 3 settembre 2011

CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: dopo GARLASCHELLI, GREGORI

Ecco, lui non lo cercate online. C'era su Facebook e non c'è più. Aveva un blog, ma è lettera morta da un bel po'. Resta il fatto che lo conoscete in tantissimi e forse per questo ha deciso di rendersi meno visibile virtualmente. Anche perché di persona non si può fare a meno di notarlo. Sto parlando di Enrico Gregori, cronista di quelli vecchio stampo e scrittore di gialli e noir. Va detto che lui all'antologia aveva detto "no, nun c'ho voja". Poi, visto che lo conosco e l'ho lasciato cuocere nel suo brodo, ci ha ripensato. La data da lui scelta è il 18 aprile 2002.


Roma, 1954. Inizia l’attività giornalistica a metà degli anni ‘70 come
critico musicale. Nel 1980 entra a “Il Tempo” e comincia a lavorare nel
settore della cronaca nera. Nel 1989 passa alla redazione de “Il
Messaggero” dove tuttora lavora come capo servizio della cronaca nera. Ha
pubblicato cinque romanzi “thriller”: “Un tè prima di morire” (Bietti
Media), “Doppio Squeeze” (Bietti Media), "Le mille facce della morte”
(Historica), "Cinque verticale" (Senzapatria), "Il percorso degli incubi"
(Azimut).

giovedì 1 settembre 2011

CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: dopo DI DOMENICO, GARLASCHELLI

Se non la conoscete, non sapete cosa vi siete persi. Stiamo parlando di Barbara Garlaschelli, una firma che e' una garanzia. Lei ha deciso di occuparsi, da par suo, di una data importantissima, che ha segnato in negativo l'apertura del decennio per il nostro povero paese: 22 luglio 2001. Facile cogliere il riferimento, no?


Laureata in Lettere Moderne all'Università Statale di Milano, esordì nella scrittura nel 1993 con il racconto, pubblicato in rete, Storie di bambini, donne e assassini. Del 1995 è il suo esordio a stampa, con O ridere o morire, edito da Marcos y Marcos. Scrittrice versatile, si è cimentata con vari generi: dal giallo al thriller alla letteratura per ragazzi. Costretta fin dall'età di 16 anni su una sedia a rotelle a causa della rottura di una vertebra per un tuffo in acque troppo basse, ha descritto con stile asciutto il suo percorso di vita nei dieci mesi successivi, in Sirena (2001). Nel dicembre 2004 ha vinto il Premio Scerbanenco con Sorelle, ex aequo con Trilogia della città di M. di Piero Colaprico. I suoi romanzi e racconti sono tradotti in francese, castigliano, messicano, portoghese, olandese e serbo. Il suo ultimo libro, Non ti voglio vicino (Frassinelli, 2010), è un romanzo psicologico che tocca il tema scottante degli abusi sui minori e ne descrive le devastanti conseguenze. Con questo romanzo Barbara Garlaschelli nel 2010 è stata finalista al Premio Strega e ha vinto il premio Libero Bigiaretti.