sabato 27 settembre 2014

Dialogo da un anniversario di matrimonio

La - quanti anni sono?
Lo - ventisette, ci pensi?
La - ci avresti mai creduto che...
Lo - che durava così tanto il mio matrimonio?
La - no, che ci saremmo ritrovate a parlarne, io e te, a distanza di quasi trent'anni.
Lo - sì.
La - sì?
Lo - certo. Sapevo che ci saremmo ritrovate a parlarne, sapevo che tu ci saresti stata, sapeva che saresti stata presente nella mia vita e in quella dei miei figli. Se ti ricordi, te lo dissi pochi giorni prima del matrimonio come lo vedevo il futuro: io moglie e madre, tu scavezzacollo e zia impagabile per i miei figli. Solo che tu non ci credevi.
La - no?
Lo - no. Tu avevi paura.
La - tutti hanno paura quando il/la loro migliore amico/a si sposa. Si ha paura del cambiamento, delle priorità che diventano altre, non è colpa di nessuno, è che...
Lo - è che non mi conosci bene.
La - ...?
Lo - io scelgo una volta nella vita. E rimango coerente.
La - umh, quindi tu mi avresti scelta...
Lo - esattamente.
La - e sapevi già come sarebbe andata...
Lo - proprio così.
La - mi stai dicendo che non ho mai avuto scampo?
Lo - consolati, non sei la sola.

mercoledì 24 settembre 2014

C'è anche il mito di Atlantide nel Puzzle di Dio


"Hai mai sentito parlare di Tin Hinan?”

Mattias si limitò a scuotere la testa. Il silenzio del deserto era come amplificato dal borbottio sconosciuto di Ahmed e i suoi uomini. Poi uno di loro intonò un canto che sembrò aprire lo scrigno dei pensieri di Nesayem.

“Tin Hinan sarebbe stata una nobile donna musulmana, arrivata in questa zona dal Marocco, in compagnia della sua ancella Takama. All’epoca qui vivevano gli Isebeten, il popolo che ha preceduto gli Imohag nelle terre dell’Hoggar. Forse gli ultimi Garamanti. La leggenda dice che questa gente era ingenua e primitiva, adoravano gli dei e parlavano un’altra lingua, ma Tin Hinan si sarebbe accoppiata con uno di loro e avrebbe avuto una figlia, Kella, che, a sua volta, avrebbe sposato un guerriero Isebeten facendone il primo amenokal, cioè capotribù, che la storia del nostro popolo ricordi: Sidi ag Mohammed Elkhir.”

“E’ un nome arabo”, notò Mattias. “Ero convinto che la tua gente non amasse molto gli arabi.”

Nesayem sorrise.

“Dice un nostro detto: loro avevano il Corano, noi avevamo le terre. Oggi noi abbiamo il Corano e loro hanno le nostre terre. In realtà la leggenda ha un fondo di verità che risale a molto prima che il profeta Maometto pensasse bene di dare a un popolo rissoso e straccione come quello arabo una religione e uno scopo da perseguire. Tin Hinan è veramente esistita e a provarlo c’è la sua tomba, un colossale monumento megalitico nei pressi di Abalessa, a neanche due giorni di cammino da qui. E’ un accumulo di massi a forma di mezzaluna, noi li chiamiamo édebnì e secondo un’altra delle nostre leggere sarebbero le tombe di una popolazione di giganti dell’antichità, gli ljabbaren.”

Il canto continuava con un andamento ipnotico che rendeva favolose e credibili al tempo stesso le parole di Nesayem.

“Vuoi dire che Tin Hinan era una gigantessa?”

Lei scosse la testa.

“Era una regina”, disse in tono ispirato. “La sua tomba comprende undici stanze sotterranee circondate da una spessa muraglia. In una di queste, nel 1935, è stato trovato il suo scheletro e il suo corredo funebre. E’ stata sepolta con gli onori di una grande sovrana. Grande anche nel senso fisico del termine perché era alta almeno un metro e settantacinque. Una statura non comune per l’epoca, per una donna e per il popolo degli Isebeten. Quando gli europei sono venuti a contatto con la civiltà della mia gente, ciò che li impressionò fu il ruolo della donna nella società. Contrariamente agli usi imposti dalle popolazioni musulmane, per gli Imohag la donna ha una grande importanza, non porta il velo, che è destinato agli uomini in ricordo della vergogna di un’antica battaglia persa dai nostri guerrieri per viltà, e soprattutto trasmette il potere per via matrilineare.”

“E tutto questo deriverebbe da Tin Hinan?”

Il canto si era esaurito e adesso i tuareg parlottavano tra loro e ridevano.

“Si”, rispose Nesayem, “la regina Tin Hinan o, come la riportano i miti occidentali, la regina Antinea.”

Mattias sorrise.

“Quella di Atlantide?”, esclamò senza nascondere il proprio scetticismo.

“Atlantide è solo il nome che gli europei, a partire da Platone, hanno voluto dare al ricordo ancestrale di una civiltà molto evoluta che è stata spazzata via da una qualche catastrofe. Potrebbe essere stata l’esplosione e il successivo maremoto dell’isola di Santorini, potrebbe essere stato il crollo della barriera che teneva l’oceano fuori da quello che oggi è lo stretto di Gibilterra, potrebbe essere stata la desertificazione definitiva del Sahara. Qui oggi la vita sembra estinta ed è stato ascoltando le storie degli uomini che tornavano con le carovane del sale dal Niger o dal Mali che, quando ero bambina, ho scoperto che esistevano davvero tutti quegli animali che avevo visto disegnati nelle grotte sacre: leoni, giraffe, zebre, struzzi. A tutto il mio popolo piace raccontare, evocare con la sola forza delle parole il mondo che abbiamo perduto.”

mercoledì 10 settembre 2014

Ci propongono un'altra presentazione per Il puzzle di Dio e...


Lo. Okay, ma dopo questa spero che ti dai una calmata co' 'ste presentazioni

La. Ma se ne abbiamo fatta solo una.

Lo. Già, ma gli e-book non prevedono presentazioni e io non ero preparata

La. Preparata a cosa, scusa?

Lo. Lo sai.

La. Se diventassimo famose dovresti farci l'abitudine

Lo. Perché?

La. Che domanda è? Il successo significa essere sotto i riflettori.

Lo. Sotto i riflettori ci sei già tu, basterà continuare così.

La. Dimmi che non ho sentito quello che hai appena detto.

Lo. Non mi stupirebbe, stai diventando sorda.

La. E se ne avessi abbastanza di doverti pregare per fare qualcosa che va a vantaggio di entrambe?

Lo. Te ne sarei grata?

La. Per atteggiarti a Mina della situazione devi prima diventare famosa. Alle prime centomila copie ti do il permesso di sparire.

Lo. Io sparisco alla prossima foto che metti su fb.

La. Tu non sei normale, lo sai?

Lo. Si, e lo sapevi anche tu. Quindi preparati, perché se davvero faremo il botto, avrai i tuoi problemi a gestire il lavoro, le presentazioni, le interviste radio e tv e i servizi fotografici.

La. Sai che ti dico?

Lo. Risparmiati. Conosco la strada.
 
 
p.s. Notate lo sguardo nella foto... (e grazie ad Emilia Ferrara per aver documentato)

martedì 9 settembre 2014

Personaggi del Puzzle di Dio: Mattias Landi


La cena, che si era fatto portare direttamente dalle prestigiose cucine del vicino hotel Eden, aveva dato i frutti sperati. Sofia, bionda e sofisticata avvocatessa di grido, era nuda sotto di lui e gli stava succhiando la lingua mentre con le lunghe dita esplorava l’interno dei suoi boxer. Mattias le lasciò la bocca e scese a leccarle i seni, piccoli ma perfetti. Sofia mugolò a tempo con Lenny Kravitz che cantava Believe in me e strinse le dita intorno alla sua erezione con movimenti lenti ed esperti.

Sei fantastica”, sussurrò Mattias contro il suo collo profumato.

E non hai ancora provato niente”, rispose lei, roca, prima di rovesciarlo sotto di sé.

Lui si riempì gli occhi del corpo perfetto, accarezzato dal chiaroscuro delle luci soffuse, e continuò a guardarla mentre lei lanciava indietro i lunghi capelli biondi e cominciava a leccargli il torace glabro, il ventre, l’ombelico. Non chiuse gli occhi neanche quando Sofia si dedicò, golosa, al suo pene.

Affascinato dal movimento delle sue labbra, e dalle sensazioni stupende che gli stava procurando, non si accorse subito del suono fastidioso del citofono.

Aspetti qualcuno?”, chiese Sofia, seccata.

Certo che no.”

A giudicare da come insistono, non si direbbe.”

Lenny Kravitz cantava ancora, ma la magia si era dileguata. Mattias infilò al volo i boxer e si alzò dal divano. Gli bastò attivare il videocitofono per inquadrare la faccia di Lorenzo.

Che succede?”, chiese allarmato dalla sua espressione.

Ho bisogno di parlarti”, rispose attraverso l’altoparlante.

Adesso?”

Adesso. Apri questo cazzo di portone e fa’ rivestire la tua amichetta.”

Lorenzo, è domenica sera.”

Maggiore”, disse il colonnello con una voce che non lasciava adito a dubbi, “le è appena stato dato un ordine.”

Fanculo!”, sibilò Mattias premendo il tasto che apriva il portone.

Sofia era rimasta sul divano. Si era accesa una sigaretta ed era uno spettacolo, così, accoccolata contro i cuscini, nuda e con la pelle ancora accesa dall’eccitazione.

Fanculo!”, ripeté mentre si sforzava di sorriderle. “Mi dispiace tesoro, un imprevisto di lavoro.”

Il viso della donna non prometteva niente di buono.

A quest’ora?”, chiese ironica mentre raccoglieva la propria biancheria intima. “Hanno assassinato qualche ministro?”

A lei, come a tutte le altre, Mattias aveva raccontato di essere un consulente per la sicurezza distaccato presso il Viminale.

Lo sai che non posso dirti altro. Mi dispiace, veramente.”

Sofia stava infilando le autoreggenti senza aver ancora indossato il perizoma. L’immagine era da togliere il fiato.

Ho idea che scopi da dio, Mattias, e forse mi resterà la voglia di verificarlo. Ma fossi in te, non ne sarei così sicuro.”

La afferrò per i fianchi e se la tirò contro il bacino.

Io ci conto”, sussurrò prima di impadronirsi voracemente della sua bocca.

lunedì 8 settembre 2014

Il puzzle di Dio: dialogo dopo la presentazione

La - e quindi io sarei la pignola...
Lo - ti suona nuovo?
La - e sarei anche la razionale...
Lo - sì.
La - che detto in altre parole suona "la rompiballe".
Lo - l'esegesi non era necessaria, ma sì, in effetti...
La - quella che "buona la prima".
Lo - di che ti stupisci? Eri l'unica a non aver bisogno di ricopiare il tema in bella copia prima di consegnarlo.
La - quella che trova tutti i doppi spazi...
Lo - tu odi i doppi spazi.
La - e che interrompe il tuo flusso creativo.
Lo - per correggere la virgola, sì.
La - mentre tu scrivi di pancia.
Lo - e poi cancello tutto, o quasi.
La - non mi piace il ruolo di quella...
Lo - quella?
La - trovala tu la parola.
Lo - saccente?
La - beh, io non...
Lo - irritante?
La - adesso però...
Lo - secchiona?
La - mi sembra un po'...
Lo - prima della classe?
La - ho capito, ma...
Lo - ce l'ho: saputella! Una insopportabile saputella.
La - se qualcuno ti sentisse potrebbe pensare che...
Lo - che sono l'unica a conoscere i tuoi lati buoni? Avrebbe ragione.
La - per la legge dell'equilibrio adesso dovresti elencarli, i lati buoni.
Lo - uhm... lasciamici pensare un paio di giorni.
La - bastarda!


venerdì 5 settembre 2014

Il puzzle di Dio: dialogo prima della presentazione

Lo - quante ne abbiamo fatte, secondo te?
La - abbiamo pubblicato dieci romanzi, quindi dieci, come minimo.
Lo - almeno il doppio, direi.
La - sì, sono tante in effetti... Ti sei stancata?
Lo - e tu?
La - a me piacciono, le presentazioni, mi divertono.
Lo - a me un po' meno...
La - eccola là, la metà oscura.
Lo - ti ho mai lasciata sola?
La - mmm... No, in effetti no.
Lo - allora apprezza il sacrificio.
La - sacrificio?
Lo - lascerei parlare i libri, io.
La - e parleranno, stanne certa, lo hanno sempre fatto.
Lo - ti sembra possibile che siano già dieci?
La - hai voglia di smettere?
Lo - chiedimelo tra i prossimi dieci.
La - c'è gente che se ti sentisse dire queste parole...
Lo - lasciali dire.
La - sei pronta?
Lo - pronta, sì.
La - andiamo?
Lo - te la sei studiata la strada?
La - ho provato, ma i sensi unici del sindaco Marino sono un enigma...
Lo - ce l'hai il numero di Newton & Compton?
La - ...
Lo - l'enigma dei sensi unici.
La - ...
Lo - basterà il titolo per convincerli a commissionarci il prossimo best seller.
La - tu sei matta.
Lo - e tu non hai il senso del marketing.
La - ma se tu neanche i post scrivi.
Lo - non ci arrivi? Guarda Mina, guarda Greta Garbo.
La - ...
Lo - si chiama fascino dell'assenza.
La - machec*#¥*}>€@!!!!
Lo - e non dire le parolacce.

Vi aspettiamo domani, 6 settembre 2014, ore 19.30 al chiostro di San Pietro in vincoli, Roma.