venerdì 24 ottobre 2014

Dialogo sulle anticipazioni narrative


La – Quindi non ne devo parlare.
Lo – No.

La – Secondo me non è una mossa intelligente.
Lo – Ti è concesso dissentire.

La – Però non ne posso parlare.
Lo – No.

La – Pensi che potrebbero rubarci l’idea?
Lo – No.

La – Pensi che ci giochiamo l’effetto sorpresa?
Lo – No.

La – Creare un clima di attesa aiuta a…
Lo – Immagina di aver incontrato un uomo bellissimo, il più bello che tu abbia mai visto. Ci sei?

La – Sì, anche se…
Lo – Immagina che lui ti guardi in quel certo modo che ti fa capire che qualcosa potrebbe accadere. Hai presente?

La – Vagamente, però…
Lo – Immagina di coccolarti l’idea di quello che potreste vivere insieme.
La - Stiamo scrivendo un erotico?
Lo - No. Ma avresti voglia di raccontarlo a tutti?
La – Beh, a tutti proprio tutti no.

Lo – E a chi lo racconteresti, nel caso?
La – Ovvio, a te.

Lo – E chi sono io?
La – La mia migliore amica.

Lo – E poi?
La – La mia socia di scrittura.

Lo – E poi?
La – Una grandiosa rompicoglioni?

Lo – Anche, ma soprattutto sono la persona con cui puoi rendere reale, in inchiostro, carta e pagine, quella storia.
La – Uhm, sì, però…

Lo – Però se vuoi che quella storia diventi reale, deve essere nostra.
La – Stiamo ancora parlando dell’uomo bellissimo  e bla bla bla?

Lo – No, stiamo parlando del nostro nuovo romanzo.
La – Quindi non ne devo parlare.

Lo – No.
La – Posso dire: cheppalle?

Lo – Ti è concesso. E adesso concentrati, ché la documentazione non è ancora completa.

mercoledì 22 ottobre 2014

A cosa servono le presentazioni?

Ci sono moltissimi scrittori che odiano le presentazioni. Le trovano noiose. Oppure ci sono quelli che le temono, mettono loro ansia. Poi ci sono quelli che le snobbano, perché ritengono che lo scrittore non debba mai apparire in quanto tale, ma lasciare che sia il libro a parlare. A me le presentazioni piacciono. Soprattutto quando mi permettono di "guardare" il nostro lavoro (mio e della socia) attraverso gli occhi del relatore di turno. Martedì è successa una cosa che non ci era mai capitata prima: siamo state presentate da una persona, Margi De Filpo, che non ci conosceva, non ci aveva mai lette prima, proprio non sapeva chi fossimo. Di più: Margi non ama il genere western e quando le è stato proposto, dalla casa editrice, di presentarci, ha avuto dei dubbi. Testuali parole: "No, un western no!" Poi ha cominciato a leggere. E ha cambiato idea. Su tutto. Sul western. Su una "storia d'amore assoluto" come, sempre testualmente, non se ne leggono più ormai da anni. Su una trama che riesce, sempre lei a dirlo, a far passare il messaggio dell'accettazione della diversità e a farsi attuale, pur trattando di un mondo e di un'epoca ormai lontani. Margi ci ha fatto vedere cosa e quanto un romanzo storico con chiari intenti di intrattenimento possa trasmettere, perché un libro valido trasmette e arricchisce sempre, a un lettore attento. Per questo vogliamo dirle ancora grazie, per l'attenzione, la sensibilità, la capacità di andare a fondo nel testo, senza lasciarsi fuorviare da pregiudizi che, ammette lei stessa, c'erano.
Ecco a cosa servono le presentazioni, anche quelle in una sera di Roma nel caos (anche calcisticamente parlando) e con pochi coraggiosi presenti: a dire che ne vale la pena. Sì, ne vale proprio la pena.

martedì 21 ottobre 2014

Maleficent e la fortuna di avere delle nipoti

Maleficent e la fortuna di avere delle nipoti

Lo avevo perso al cinema il film ispirato alla fiaba della Bella Addormentata. Mi capita spesso di perdere film. Manca il tempo, manca la compagnia. Difficile che qualcuno abbia voglia di andarsi a vedere una favola al cinema, fosse pure in 3d e con una strepitosa Angelina Jolie. Ma fortuna vuole che io abbia delle nipotine e un cognato che le ascolta. Così, grazie a loro, ho potuto vedere il film in dvd. E avere conferma che sarebbe valsa la pena pagare un biglietto. La Bella Addormentata non è mai stata tra le mie favole preferite, neanche quando lo vidi in versione cartoon disneyano (per inciso uno dei migliori dal punto di vista dei disegni). Io le favole, da bambina, le ho lette. E le ho lette nelle versioni integrali, spesso più argomentate e sfaccettate di come vengono presentate ai bambini. Nella fiaba originale il sonno della principessa Aurora, e di tutto il suo castello, abitanti compresi, dura cento anni prima che un principe ardimentoso si spinga tra i rovi per scoprire cosa vi si cela. Però siam sempre lì: per liberare una principessa ci vuole un principe. Come il bacio dell'azzurro fanciullo in questione possa essere di amore vero, nessuno ce lo spiega. Aurora, nella fiaba, non lo ha proprio mai visto 'sto tipo, visto che ha cento anni più di lui. Le altre principesse disneyane son tutte fulminate dalla prima occhiata del principe destriero-dotato. Ed è amore. Punto. La sceneggiatura di Maleficent, da molti criticata a quel che ho letto, è un piccolo capolavoro perché spiega, argomenta, approfondisce. Malefica non è stronza per questioni genetiche, nonostante piaccia da secoli pensarlo delle donne con un qualche potere. È una fata, si innamora di un umano pusillanime ma ambizioso. Si fida e rimane fregata in modo sanguinoso, crudele. Si incattivisce, decide di vendicarsi e lancia un incantesimo sulla figlia dell'ex moroso che strappandole le ali ha ottenuto il trono. A sedici anni Aurora si pungerà e cadrà in un sonno simile alla morte dal quale solo un bacio dell'amore vero e bla bla bla. Ma sedici anni sono tanti e non è facile vivere di interposto rancore mentre una bimbetta, bionda e mal custodita da tre fate svampite, ti cresce sotto gli occhi. Malefica veglia su di lei, suo malgrado. Impara a volerle bene, suo malgrado. Vorrebbe annullare l'incantesimo (solo gli imbecilli non cambiano idea), ma non può. Tenta il tutto per tutto per salvare Aurora, rischia la propria vita consapevole che l'amore vero, cui anche lei aveva creduto prima di perdere le ali e la fiducia negli uomini, non esiste. Se Aurora si addormenta, sarà per sempre. Ci prova, Malefica, ma neanche il belloccio Filippo, che Aurora ha intravisto nel bosco ed apprezzato (ma di amore neanche a parlarne, come è giusto che sia), riesce nel miracolo. La bacia e Aurora continua a dormire. Malefica, madre suo malgrado, piange il proprio errore ma non chiede perdono. Sa di non meritarselo. Si limita a un bacio sulla fronte di quella figlia non voluta eppure adorata. E Aurora si sveglia. Perché non esiste amore più vero di quello che Malefica ha saputo concepire. Non so perché a molti questo film non sia piaciuto. Io sono felice che le mie nipoti lo abbiano visto e apprezzato. Perché insegna molto. E comincia a depennare dall'immaginario femminile quella ridicola figurina che chiamano Principe Azzurro.

sabato 11 ottobre 2014

F.A.Q. sulla mia vita da molisana

 
Dal 17 marzo di quest'anno, vivo in Molise. A Campobasso.
Lavoro nella testata giornalistica regionale della Rai e ne sono felice. E' un bel traguardo raggiunto. Ci siamo, fin qui?
Bene. Perché è da qui che cominciano i problemi. Come tutti i giornalisti, sono turnista. Cinque giorni di lavoro, due di riposo. Indipendenti dai riposi comandati (sabati e domeniche) degli altri lavoratori non turnisti. E cominciamo con le frequently asked questions:
Ti pesa questo metodo di lavoro?
No, mai avuta la routine del sabato e della domenica.
Durante i giorni di riposo, resti a Campobasso?
No, torno a Roma.
Tutte le volte?
Mai saltato un turno di riposo fino a oggi.
Non è pesante fisicamente?
Farsi 500 km. in auto a settimana? Sì, lo è.
Non è dispendioso?
Tra benzina e autostrada? Sì, lo è.
Allora perché non resti in Molise e ti riposi?
a) Perché a Roma ho la mia mamma che ha bisogno di me, avrebbe bisogno di me ogni santo giorno;
b) Perché non sono una ragazzina e la mia vita, i miei affetti, tutto ciò che per me conta è a Roma;
c) Perché scrivo romanzi a quattro mani con la mia migliore amica e la mia migliore amica è a Roma.
Quindi tu non vedi l'ora di tornare a Roma in pianta stabile?
Esattamente.
Non è una mancanza di rispetto nei confronti dei tuoi colleghi molisani?
No, perché loro non sono stati costretti a lasciare casa, amici, famiglia e trasferirsi in un'altra regione. Loro lavorano nel loro contesto di sempre e io vorrei fare lo stesso. Senza contare che, da non proprietaria di casa a Roma né in Molise, mi pago pure due volte la Tasi.
Sei consapevole che in inverno questa forma di pendolarismo non sarà possibile per cause atmosferiche?
Mi attrezzerò con pneumatici adeguati. E se farà la nevicata del secolo, prenderò il treno e mi sobbarcherò quattro ore abbondanti di viaggio, senza contare le due ore abbondanti di mezzi pubblici romani per raggiungere casa mia.
E ne vale la pena?
Vale la pena respirare per vivere?
Quindi tu odi stare in Molise?
No. Mi piace stare in Molise. Ha un cielo e un territorio bellissimi, la sede di lavoro è migliore di qualsiasi altra a Roma, i colleghi sono splendidi.
Beh, ma allora perché...

a) Perché a Roma ho la mia mamma che ha bisogno di me, avrebbe bisogno di me ogni santo giorno;
b) Perché non sono una ragazzina e la mia vita, i miei affetti, tutto ciò che per me conta è a Roma;
c) Perché scrivo romanzi a quattro mani con la mia migliore amica e la mia migliore amica è a Roma.
Insomma sei una che si lamenta?
No, non mi lamento. Vivo la mia vita al meglio, da pendolare (senza offesa per i veri pendolari), ma spero con tutto il cuore di tornare presto a casa. A Roma.

venerdì 3 ottobre 2014

Occhi d'inverno torna a spezzare cuori.

 
 
Occhi d'inverno è uno dei protagonisti del nostro western "Il destino attende a Canyon Apache" (Las Vegas Edizioni). Di sicuro il più amato dalle lettrici. Ora, visto che il 21 ottobre prossimo, a Roma, nella suggestiva cornice del Valìa drink food music di via dei Durantini 18, se ne torna a parlare (del western, oltre che del nostro fascinoso bounty killer), ecco la sfida: guardate la foto qui sopra. Occhi di ghiaccio, sopracciglia folte, sguardo penetrante... Chi è?
Chi indovina vince una copia autografata del nostro western, da ritirare la sera del 21, alle 19 e trenta.
Poi dite che non vi vogliamo bene.


mercoledì 1 ottobre 2014

Di presentazioni, impegni e incombenze varie

Lo - dai, fammi st'elenco.
La - se vuoi ti mando un'e-mail.
Lo - lo sai che non le leggo.
La - uno status su facebook?
Lo - quello lo hai già fatto.
La - un tweet?
Lo- ho dimenticato la password. Lo fai st'elenco oppure riattacco?
La - okay, il 21 ottobre, a Roma, al Valìa, via dei Durantini.
Lo - via dei Durantini?
La - vicino via dei Monti Tiburtini.
Lo - ...?
La - va beh, ti vengo a prendere io, comunque ore 19 e trenta, presentiamo il western.
Lo - ...western, poi?
La - il 31 ottobre...
Lo - Halloween.
La - sì, Halloween, il posto è dalle parti del Pigneto, poi ti dico, comunque presentiamo con Isabella Moroni il Puzzle di Dio.
Lo - ...Pigneto, Puzzle, poi?
La - il 16 novembre, a Milano...
Lo - a Milano?!?!
La - sì, è una cosa molto fica, sempre per il Puzzle di Dio.
Lo - che intendi per molto fica?
La - che ci sarà da divertirsi, con un pubblico, una giuria...
Lo - io non vengo.
La - tu vieni eccome.
Lo - no, io non vengo.
La - è già organizzata e dobbiamo essere in due. Punto.
Lo - ti odio.
La - lo so. Hai preso nota?
Lo - ...Milano, Puzzle, farla pagare alla socia in modo cruento, poi?
La - il 6 dicembre, la festa di Historica a Più libri più liberi per le "Storiacce romane".
Lo - ...più libri più liberi, storiacce, abbiamo finito?
La - per il momento, sì.
Lo - hai esaurito il bonus presentazione per i prossimi tre anni, ti avverto.
La - sì, come no...
Lo - ti ho già detto che ti odio?
La - sì.
Lo - Milano è proprio necessaria?
La - sì.
Lo - questa me la paghi.
La - metti in conto.

Un nuovo blog da accogliere

Comunicazione di servizio:
Lauraetlory seguono questo blog

https://beizauberei.wordpress.com/