sabato 21 febbraio 2015

Di bottiglie rotte, di stupri artistici e di ignoranza

No. Non voglio parlare degli olandesi e dello scempio di piazza di Spagna. O meglio, sì, di piazza di Spagna sì. Ma gli olandesi non c'azzeccano nulla. Era una sera di capodanno di un anno di quelli passati. Un anno X. Io odio il capodanno. Non organizzo mai niente. Non mi piace dovermi divertire a comando. Insomma, quella volta lì si va in piazza, insieme a migliaia di altri zombie armati di mignon di champagne e scarpe comode. Roma by night, monumenti illuminati, sconosciuti che ti gridano auguri. Roba così. Approdiamo in cima alla scalinata di Trinità dei Monti. Colpo d'occhio di quelli che valgono una fortuna (non a caso una suite con terrazzo all'Hassler costa svariate migliaia di euri a notte). Sosta, sospirone, bacio (sì, bacio anch'io) e si inizia la discesa. Negli inferi. La scalinata di Trinità dei Monti è un monumento. E' bellissima. E' di marmo. Era appena stata pulita (come la Barcaccia, esatto). Era tutta candida e prendeva le sfumature delle luminarie natalizie. No. Avrebbe dovuto prenderle se non fosse stata gremita, come e più di una curva da stadio, di gente ubriaca e strafatta. Sui prestigiosi e storici gradini una cascata, un fiume di vino, spumante, vomito e piscio. No, non esagero. E la brulicante massa che si divertiva a lanciare bottiglie in aria per vederle scoppiare in mille pezzi sui gradini, quelli storici, quelli prestigiosi, quelli appena ripuliti. Un rischio quasi mortale scendere mentre le suole si imbevono di liquami e partono schegge come durante un bombardamento. Era un capodanno, gente. E non erano olandesi. Erano romani, erano turisti (beh, qualche olandese poteva anche esserci, non lo escludo) e quando si sono ritirati all'alba hanno lasciato uno spettacolo che neanche le sette piaghe d'Egitto. Tutto questo per dire che la barbarie vive e prospera in mezzo a noi. Poi, certo, il calcio è un'aggravante non da poco. Ma l'inciviltà è più diffusa di quanto ci piaccia immaginare.
 
p.s. Immagino che nessuno abbia pagato la spesa per i danni inflitti a bottigliate ai gradini della scalinata più bella del mondo

venerdì 13 febbraio 2015

#ioleggodifferente

In Italia si legge poco. E quei pochi leggono sempre gli stessi. È un fatto. Allora si cerca di incentivare le persone a trasformarsi in lettori. E lo si fa con un'iniziativa, encomiabile, che ostenta una lista di 24 autori che hanno ceduto gratuitamente i diritti per un loro titolo. Tra questi, grandi nomi come Sepulveda, Hosseini, De Carlo, Mazzanti. Gente che non ha bisogno di visibilità, ne converrete. Ma che ha dalla propria un nome che, può darsi, anche un non lettore ha sentito. E magari viene invogliato. Come ho già detto, è un'ottima iniziativa, una bella idea.
Però.
Però ripropone una situazione. Io non saprei dire se gli italiani leggono poco perché sono ignoranti (probabile), attirati da altro tipo di intrattenimento più facilmente fruibile (quasi certo, direi) oppure perché scoraggiati da ciò che vedono esposto in libreria.
Non so voi, ma davanti a un'orgia di libri di cucina, di trilogie erotiche, di romanzi/vita vissuta di star televisive e di libri maledetti/bibliotecari mannari, la voglia di leggere passerebbe anche a me.
Però.
Però #ioleggodifferente e lasciate che vi spieghi cosa significa.
 
Differente non vuol dire migliore, vuol dire diverso. Ci sono molti autori, pubblicati da case editrici piccole e indipendenti, che non riescono materialmente a raggiungere i lettori. Manca la distribuzione, manca la pubblicità, manca la volontà dei lettori di andare “a caccia” di qualcosa di diverso, di un nome nuovo, di storie inconsuete.
#ioleggodifferente nasce per questo motivo: favorire l’incontro tra scritture misconosciute e lettori. Gli autori che aderiranno al progetto mettono a disposizione un loro libro. Uno stralcio verrà pubblicato (work in progress per il sito/blog omonimo). Chi vorrà lo leggerà e lo commenterà. L’autore, a proprio insindacabile giudizio, regalerà a un lettore/commentatore la copia del libro. Nella speranza che leggerlo lo invogli, in futuro, a dare maggior fiducia a chi nelle pile accanto alle casse delle librerie di catena non ci arriverà mai. O forse sì, proprio grazie a quel lettore.
 
Per il momento #ioleggodifferente è un gruppo chiuso su Facebook dedicato ad autori/editori interessati. Potete chiedere l'iscrizione senza timori.
Diventerà un sito/blog e un hashtag da rilanciare su twitter.
E vediamo se succede qualcosa.