sabato 5 aprile 2014

In attesa di Daiana (storiaccia romana)

Io e Loredana siamo romane. Lei da settordici generazioni. Io di nascita, visto che i miei genitori sono venuti al mondo più o meno nei paraggi, ma non dentro al GRA. Dicevo, io e Loredana siamo romane. Una realtà che ci portiamo dentro, una radice, una consapevolezza, un modo di essere che ci è naturale al punto da non aver bisogno di evidenziarlo. Neanche con la scrittura. Per anni ci hanno chiesto perché non ambientassimo le nostre storie a Roma. La risposta, che non abbiamo mai fornito, poteva essere che non avevamo bisogno di avere Roma sulla pagina, visto che ce l'avevamo nel cuore. Va detto, però, che ogni tanto Roma affiorava. Racconti, per lo più. "Vecchia Roma", "Estenscion", "Tresette a spizzichino". Poi due romanzi, "Fiume pagano" e "Carne innocente". Quindi, oggi, un racconto lungo: "Daiana". Il merito, o la colpa, dipende se piacerà o meno, è di Marco Proietti Mancini. Del suo entusiasmo e della sua volontà di coinvolgerci in un progetto dal titolo molto romano, "Storiacce". Una raccolta di tre racconti lunghi, con due maschiacci come Marco Proietti Mancini e Igor Artibani, e due dolci signore, come me e Loredana Falcone, per raccontare una Roma fuori dalle cartoline e dalla meraviglia dell'arte e della storia. Succede, in questi casi, che la nostra scrittura viri verso qualcosa che alle volte risulta ignoto perfino a noi. Ma non è così che deve essere, in fondo? Scrivere è creare qualcosa che non ci appartiene mai fino in fondo. La parte più profonda di noi, la parte romana, è come una sorgente nascosta, una polla che preme per uscire allo scoperto e sorprenderci. Daiana e la sua storia ci hanno sorprese. Chissà se sorprenderà anche voi.