martedì 21 ottobre 2014

Maleficent e la fortuna di avere delle nipoti

Maleficent e la fortuna di avere delle nipoti

Lo avevo perso al cinema il film ispirato alla fiaba della Bella Addormentata. Mi capita spesso di perdere film. Manca il tempo, manca la compagnia. Difficile che qualcuno abbia voglia di andarsi a vedere una favola al cinema, fosse pure in 3d e con una strepitosa Angelina Jolie. Ma fortuna vuole che io abbia delle nipotine e un cognato che le ascolta. Così, grazie a loro, ho potuto vedere il film in dvd. E avere conferma che sarebbe valsa la pena pagare un biglietto. La Bella Addormentata non è mai stata tra le mie favole preferite, neanche quando lo vidi in versione cartoon disneyano (per inciso uno dei migliori dal punto di vista dei disegni). Io le favole, da bambina, le ho lette. E le ho lette nelle versioni integrali, spesso più argomentate e sfaccettate di come vengono presentate ai bambini. Nella fiaba originale il sonno della principessa Aurora, e di tutto il suo castello, abitanti compresi, dura cento anni prima che un principe ardimentoso si spinga tra i rovi per scoprire cosa vi si cela. Però siam sempre lì: per liberare una principessa ci vuole un principe. Come il bacio dell'azzurro fanciullo in questione possa essere di amore vero, nessuno ce lo spiega. Aurora, nella fiaba, non lo ha proprio mai visto 'sto tipo, visto che ha cento anni più di lui. Le altre principesse disneyane son tutte fulminate dalla prima occhiata del principe destriero-dotato. Ed è amore. Punto. La sceneggiatura di Maleficent, da molti criticata a quel che ho letto, è un piccolo capolavoro perché spiega, argomenta, approfondisce. Malefica non è stronza per questioni genetiche, nonostante piaccia da secoli pensarlo delle donne con un qualche potere. È una fata, si innamora di un umano pusillanime ma ambizioso. Si fida e rimane fregata in modo sanguinoso, crudele. Si incattivisce, decide di vendicarsi e lancia un incantesimo sulla figlia dell'ex moroso che strappandole le ali ha ottenuto il trono. A sedici anni Aurora si pungerà e cadrà in un sonno simile alla morte dal quale solo un bacio dell'amore vero e bla bla bla. Ma sedici anni sono tanti e non è facile vivere di interposto rancore mentre una bimbetta, bionda e mal custodita da tre fate svampite, ti cresce sotto gli occhi. Malefica veglia su di lei, suo malgrado. Impara a volerle bene, suo malgrado. Vorrebbe annullare l'incantesimo (solo gli imbecilli non cambiano idea), ma non può. Tenta il tutto per tutto per salvare Aurora, rischia la propria vita consapevole che l'amore vero, cui anche lei aveva creduto prima di perdere le ali e la fiducia negli uomini, non esiste. Se Aurora si addormenta, sarà per sempre. Ci prova, Malefica, ma neanche il belloccio Filippo, che Aurora ha intravisto nel bosco ed apprezzato (ma di amore neanche a parlarne, come è giusto che sia), riesce nel miracolo. La bacia e Aurora continua a dormire. Malefica, madre suo malgrado, piange il proprio errore ma non chiede perdono. Sa di non meritarselo. Si limita a un bacio sulla fronte di quella figlia non voluta eppure adorata. E Aurora si sveglia. Perché non esiste amore più vero di quello che Malefica ha saputo concepire. Non so perché a molti questo film non sia piaciuto. Io sono felice che le mie nipoti lo abbiano visto e apprezzato. Perché insegna molto. E comincia a depennare dall'immaginario femminile quella ridicola figurina che chiamano Principe Azzurro.

6 commenti:

  1. Non ho visto il film e però...
    1. anche a me piacciono molto le fiabe tradizionali
    2. condivido il succo della tua recensione al film e la tua interpretazione della fiaba
    3. epperò...secondo me si tratta della fiaba sbagliata (secondo me, eh?)
    Vero che entrambe le protagoniste finiscono prima addormentate e poi svegliate dal principe azzurro, ma la fiaba di cui parli a me sembra quella di Rosaspina, più che La bella addormentata.
    L'aevo usata tempo fa in un post surreale suggeritomi da una rilettura appunto della fiaba, che se ti va trovi qui e qui...
    Comunque, di fiabe ragionerei per ore, te lo dico...

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    1. Voglio controllarla questa cosa di Rosaspina, ma non ho la raccolta di fiabe a portata di mano. Però sono abbastanza sicura che fosse La bella addormentata. Ricordo una fantastica illustrazione del castello avviluppato da rovi cresciuti durante i cento anni di sonno.

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    2. In effetti Rosaspina, dei fratelli Grimm, è proprio uguale a quella che io pensavo fosse La bella addormentata.
      In realtà Perrault l'ha ripresa (copiata) trasformandola nella Bella del bosco addormentato ed edulcorando l'originale dei Grimm dove Aurora/Rosaspina doveva cadere morta. Nella fiaba di Perrault è una delle tra fate madrine a mitigare l'incantesimo di Malefica (e questa cosa me la ricordavo dalla versione che io ho letto). Insomma, a quanto pare abbiamo ragione tutte e due.

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    3. In effetti, come già anticipavo nel commento, hanno molte cose in comune, le due fiabe.
      Resta il fatto che la bella è sempre costretta a morire in quanto destinataria di una vendetta femminile, e che a operarla sia una delle tre fate "madrine" o una matrigna poco importa, dato che in entrambi i casi si tratta della figura che rappresenta la "madre surrogata" (ruolo ormai dimenticato ma che resiste tutt'oggi nel rito del battesimo, che vuole che nessun bimbo possa rimanere solo e quindi affida a una seconda madre "putativa" il compito di crescerlo dovesse mancare la madre).
      Interessante che in La bella addormentata si tratti proprio della matrigna mentre in Rosaspina si tratta di una delle tre madrine, ma siamo lì.
      E c'è sempre il sonno che dura cent'anni, il risveglio che solo il bacio del principe può consentire (dalla culla all'altare, la donna è comunque figura di cui poco è importante sapere, come se solo con il matrimonio, cioè con la procreazione tramite il baldanzoso principe, potesse tornare ad avere vita propria, proprio quando smette di averne in realtà una per sè.
      Strano, no? O no?).
      Non so se conosci i lavori di Clarissa Pinkola Estés (uno conosciutissimo è Donne che corrono con i lupi) sulle fiabe come letture in chiave psicanalitica sulla costruzione dei ruoli e dell'immaginario femminile.
      Poi basta in realtà andare a scavare nella mitologia greca, per capire che le fiabe hanno con questa molto in comune e che quasi tutte le fiabe tradizionali non sono altro che la trasposizione in chiave semplificata, quindi facile da raccontare anche ai bambini, che serve forse a non far morire i miti e la loro simbologia che ancora operano in noi, nonostante ciò che crediamo di noi stessi "moderni" oggi.
      C'è una domanda che viene spontanea: perché in nessuna fiaba tradizionale la bella si sposa con l'orco o con il cacciatore (mentre nella realtà è piuttosto frequente)? Com'è che a salvarla dalla sua sempre misera sorte è sempre e solo un principe?
      Che sia perché serve a quella teoria oggi scientificamente dimostrata per cui ogni donna cerca il partner ideale fra i maschi forti e/o ricchi per garantire (ma forse questo istinto è oggi un po' appannato) alla prole la sopravvivenza anche in tempi di crisi e disgrazie varie?
      E' un'ipotesi, però potrebbe avere un suo perché...
      E' un pozzo di sorprese...

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    4. Ho adorato Donne che corrono con i lupi, letto molti anni fa.

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  2. A me è piaciuta molto questa versione :) cinematografica

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