martedì 30 aprile 2019

Invidia - vizi e virtù - scrittrice allo sbaraglio: Daniela Nardi


Ti sbarcano su un pianeta sconosciuto e devi spiegare agli autoctoni cos’è l’invidia. Cosa dici?
 L’invidia è un sentimento molto comune tra gli esseri umani, eppure è difficile dare una spiegazione chiara e logica di questo vizio, perché è una parte oscura dell’animo che si nutre della nostra frustrazione e mostra il peggio di noi. Credo che si possa farla comprendere in un solo modo: praticandola. Quindi, agli autoctoni del pianeta sconosciuto direi che sono rimasta talmente impressionata dalla loro tecnologia avanzata e rispettosa dell'ambiente, dall'assenza di qualunque forma di baratto a favore della condivisione universale di beni e sapere, dalla lungimirante cultura che ha annullato guerre e conflitti di ogni genere, che provo l’incommensurabile desiderio di somigliargli e allo stesso tempo cercherò in tutti i modi di distruggerli, perché so già di non avere le capacità di raggiungere le loro altezze, e questo non posso tollerarlo.

Nella vita hai esercitato/provato/vissuto il vizio di cui stiamo parlando: raccontaci
Infinite volte. Fa parte della natura umana. Vorrei sottolineare ancora che l'invidia è, tra i vizi capitali, il più duro da confessare, il più ripugnante, il più difficile da tramutare in un motivo d'orgoglio. Personalmente cerco di viverla come esperienza, la sperimento con consapevolezza, chiedendomi quali limiti sarei disposta a superare e tento di trasformarla in invidia positiva. Invece di consumarmi in un frustrante “perché lui/lei sì e io no?” riconosco le mie fragilità e cerco di migliorarmi, di trarre il meglio di me dalle qualità altrui. Insomma “se lui/lei può, posso anch'io”.

Consiglia un romanzo che parla del vizio in questione e spiegaci la scelta
Il romanzo postumo di Hermann Melville, “Billy Budd il marinaio”, nel quale l'invidia del maestro d'armi Claggart origina da un disprezzo immotivato nei confronti del bello e innocente Billy, benvoluto da tutti, e si trasforma in un sentimento feroce, passionale nella volontà di distruggere l'altro. L'invidia permea tutto il racconto, è l’elemento responsabile dell'infelice destino di Billy, condannato all'impiccagione per aver ucciso Claggart dietro sua provocazione, e dei sensi di colpa che consumano il capitano della nave, sapendo Billy innocente. Non è un'invidia banale quella descritta da Melville, perché è nutrita dal malanimo e la sua fonte è una malattia dolorosa che ha sede nel cuore di Claggart. Costui è una persona istruita, corretta, dai modi misurati, che in condizioni normali non trae nessun piacere a far soffrire gli altri. Eppure trama perché Billy venga accusato ingiustamente di ammutinamento. Quello che accade in seguito spinge necessariamente il lettore a riflettere sul potere distruttivo dell'invidia e la sua capacità di erodere anche l’animo più equilibrato.
   
Facci leggere un tuo brano attinente
La notte in cui Lucia Rena ha perso l’innocenza, si è accorta di non avere più la catenina della Vergine Consolatrice, che Michele Rena le aveva appeso al collo il giorno dei funerali di sua madre.
Aveva circa nove anni, e da quel giorno non l’aveva più tolta, neanche quando andava a dormire o quando faceva il bagno, convinta che fosse un amuleto contro gli sguardi vogliosi che i maschi del paese le rivolgevano tutte le volte che attraversava la piazza con le sue gambe da cicogna, e contro le maldicenze che si abbattevano su di lei, in quanto il suo corpo di matrona incipiente oscurava gli altri esemplari femminili, scatenando invidie e gelosie.
Si è accorta di averla persa mentre si stava strofinando via con forza l’odore di Gunther Schroeder; china sul lavabo, con una smania rabbiosa e disperata, ha usato prima il sapone grezzo per bucato, poi la cenere del focolare, raschiandosi infine a sangue con una spugna ruvida imbevuta di lisciva.
(Mille giorni d'inverno, cap.VI)

Meglio sperimentare vizi o esercitare virtù? Sii sincera
Ho mostrato che i vizi hanno un potere attrattivo enorme e devastante se non si è consapevoli di esserne preda. Però a me piace sperimentare, tutte le esperienze trasformano dal punto di vista emotivo. E poi, si può sempre trasformarli in forza positiva, trarne il meglio, magari facendosi aiutare da qualche virtù.

Inventa un titolo accattivante che contenga l’invidia
Ti ho bramato per invidia.


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Dalla quarta di copertina
Raccontato in uno stile evocativo e con i toni della favola, questo romanzo breve narra le vicende di Mari Serrano e della sua famiglia durante le ultime fasi della seconda guerra mondiale. Costretti, in conseguenza di un devastante bombardamento, a lasciare La Città, giungono come sfollati in un piccolo paesino dell’Appennino campano, Valliani, dove vivono alcuni parenti. Dopo i primi momenti di smarrimento in cui quel luogo appare come un contenitore vuoto, Mari e i suoi fratelli Luigi e Bruno, hanno l’opportunità di ritrovarsi con Ester, l’amica per metà semita, fuggita non solo dai bombardamenti ma dal dolore per la partenza della madre. Dopo il suo arrivo, il paese sembra ritrovare vitalità e i ragazzi hanno l’opportunità d’incontrare personaggi diversi, come Salvo e Bruno, loro coetanei e il nonno don Peppino che ha la mania d’intagliare croci di legno con cui tappezza le pareti della sua casetta. Durante i decisivi mesi del 1943, i ragazzi Serrano combatteranno con la fame e le ansie della loro età, saranno protagonisti e testimoni di passioni travolgenti e atroci delitti consumati tra i campi e i pendini di Valliani, finendo con l’assistere inermi agli ultimi, terribili giorni d’occupazione nazista.

N.B. Tutti i personaggi e gli episodi raccontati sono reali. L’autrice li ha elaborati al fine di renderli fruibili e armonizzati con la storia.

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