martedì 15 dicembre 2015

E se ci arrendessimo?

Non metto link, vi avverto. Chi ha voglia potrà, nel caso, andare a cercare su google. Succede che un direttore di una grande libreria stili la classifica dei dieci autori che preferisce e suggerisce ai clienti. Succede che nella sua lista non ci sia neanche una donna. Succede che gli venga chiesto come mai e che lui risponda che le donne non le legge. Punto. Vi suona come un dejavù? Lo è. Succede spesso. Ve lo ricordate il professore di Toronto che si chiamava come uno dei Pink Floyd e che si rifiutò di inserire nelle proprie lezioni di letteratura libri scritti da donne? Dice: va beh, era un maschilista. No, il problema è che come lui la pensano in tanti. E in tante. Per quanto gente in gamba come Loredana Lipperini e Marilù Oliva rispondano, controbattano, polemizzino con una tendenza che è puro distillato di discriminazione di genere, le donne che non leggono donne per partito preso sono tante. Troppe. Dice: ma se non mi piace il romance, come faccio a leggere donne? Qui potrei mettermi a stilare una lista di gialliste/noiriste. Vi faccio due nomi a caso: Marilù Oliva, Marzia Musneci, Simonetta Santamaria, Maria Silvia Avanzato. Sono quattro? Potevano essere molti di più. Che poi, voi che dite che non volete leggere donne perché scrivono romance… lo avete mai letto un romance? E se poi trovate una donna che ha scritto un horror, un western, un hardboiled, vi fidate o pensate: ma figurati, una donna che scrive questo genere…
Io già vi sento. Una legione in tumulto. Io non guardo chi ha scritto cosa. Io leggo solo libri belli. Belli per chi? Per me, ovvio. E mica è colpa mia se i libri che mi piacciono li scrivono solo gli uomini.
Vi si potrebbe rispondere che, come molti lettori e molte lettrici, trovato uno o più autori che aggradano, perché rischiare spaziando? Perché alzare lo sguardo verso l’orizzonte di altri scaffali?
Ma che lo pensi un lettore X o una lettrice Y può anche andar bene. Che un direttore di libreria mi certifichi che, se anche avesse in scaffale un mio libro a) non lo leggerebbe perché mi chiamo Laura e non Lorenzo, b) è fiero di dichiararlo al mondo, c) non ci trova niente di strano in questo, anzi si considera più sincero di altri… beh, mi fa cadere le braccia. E allora dico a Marilù Oliva, che ha scritto una bella lettera aperta al direttore suddetto, hai fatto bene, Marilù.
Ma comincio a chiedermi a cosa serva. Sto accusando la stanchezza. La voglia/consapevolezza delle donne di aver diritto di esistere e di occupare un posto nel mondo la sto vivendo come una marea che dopo un'avanzata che sembrava gloriosa, quella del tanto vituperato vetero femminismo, ora si ritrae. E per quanto noi, io, te e le moltissime splendide donne che conosciamo e amiamo e stimiamo, si tenti di fare muro contro il riflusso, l'acqua della combattività di ieri ci scivola tra le mani trasformata nel siero dell'arrendevolezza di oggi.

Hai fatto bene, fai bene. Avrei dovuto farlo anch'io. Ma sono stanca. Spero passi presto, perché ti meriti compagne di lotta forti e luminose quanto tu sei.

8 commenti:

  1. Leggere è forse l'attività più anarchica che ci sia rimasta.
    Polemizzare sui gusti letterari di qualcuno, uomo o donna che sia e qualunque cosa o qualunque autore ami leggere, e qualunque ruolo abbia nel mondo dell'editoria, rischia di mettere in evidenza solo il tratto rivendicativo delle donne che scrivono, più che il valore letterario che un'opera ha in sé. O non ha.

    RispondiElimina
  2. Ross, un lettore ha l'anarchico diritto di leggere quel che gli pare. Il direttore della più importante libreria di Bologna no. Perché è un addetto ai lavori. E' tutta qui la differenza, e non è poca. E' come se io, giornalista, intervistassi solo chi mi sta simpatico o accettassi solo i servizi che mi interessano. A questa persona è stato affidato il compito di stilare una classifica di consigli da dare ai lettori. Nell'escludere le autrici (dai premi Nobel in giù) ha fatto un pessimo servizio ai lettori e agli editori che hanno pubblicato autrici. Tra l'altro a Bologna, e in quella Feltrinelli, ci sono i libri di autrici bolognesi contemporanee molto apprezzate a livello nazionale. Insomma, 'sto tipo il suo lavoro non lo sa fare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Perdona ma mi pare un po' tirata per i capelli.
      Il direttore di una libreria, intervistato in quanto lettore, esprime una sua personale classifica di lettura. Non ama particolarmente autrici donne?
      Forse che invece i normali lettori sì?
      Dai, siamo seri: sono quest'anno a 31 libri e mezzo, e l'unico libro scritto da una donna è il mezzo che sto leggendo ora. E non lo leggo perché l'ha scritto una donna, ma perché curiosa di leggere un libro di cui ho sentito parlare un altro autore, maschio, che apprezzo.
      Se dirigessi una libreria o una casa editrice, non vedo perché dovrei dire che amo leggere autrici donne solo per non ferire la sensibilità di queste.
      Vivvaddio, dubito che Edith Warton, o Sibilla Aleramo, Grazia Deledda o Oriana Fallaci seguirebbero mai questa sterile polemica solo per evitarsi accuse di sessismo.
      Un'autrice, se vale, troverà i suoi lettori perché riesce a scrivere opere apprezzabili, non perché le vada riconosciuto a prescindere il diritto a essere inclusa nella classifica degli autori amati dal direttore di Feltrinelli.
      Ti pare?

      Elimina
    2. Rispetto il tuo parere, come sempre. Mi piacciono gli stimoli. Ma in questo caso non sono d'accordo. Gli addetti ai lavori devono conoscere la materia, per poterne parlare. Se si rifiutano di conoscerla, non fanno il loro lavoro. E ti assicuro, in quanto autrice, che il valore della scrittura copre un misero 10% delle possibilità di ottenere visibilità sul mercato editoriale. Lo provo quotidianamente sulla pelle mia e di molte altre autrici in gamba.

      Elimina
    3. "Gli addetti ai lavori devono conoscere la materia, per poterne parlare. Se si rifiutano di conoscerla, non fanno il loro lavoro."

      Il lavoro di un direttore di libreria è vendere libri, non leggerli. Potrebbe perfino non amar leggere per niente, tanto la vendita è slegata dai contenuti dei libri che si vendono.
      L'abbaglio nella presa di posizione sta tutto nell'elenco di letture del direttore di Feltrinelli incriminato: forse ti risulta che il Michael Kolhaas di Kleist o il Leviathan di Julien Green che cita siano nella top ten dei libri più venduti oggi nelle librerie?
      Piacciono a lui e gli piacciono perché li ha letti, quindi rientrano nella sua personale classifica dei libri che consiglia.
      L'addetto ai "lavori" che "deve conoscere" per poter consigliare è attività di un docente di letteratura, di un direttore di biblioteca scolastica, non di un direttore di libreria Feltrinelli, che rimane un'attvità commerciale con i suoi obiettivi di vendita e i suoi autori da spingere e quelli che non ritiene di dover segnalare per niente.
      Non è una questione di "scrittrici femminili", né tantomeno di scrittrici italiane.
      Pensa che, da lettrice abbastanza dignitosa (sui 32/33 libri l'anno), mi stanno così odiose queste pretese di venir lette delle scrittrici italiane, che proprio nemmeno le considero.
      Perché?
      Se la letteratura è un fatto politico, cioè di "parità di visibilità", come dicevo mi dichiaro anarchica: non voglio suggerimenti, indicazioni né tantomeno orientarmi per le mie letture ad autrici che fanno della loro scrittura una battaglia politica.
      E se la letteratura è politica, e a volte lo è, beh, allora le scrittrici smettano di fare rivendicazioni di genere e scrivano saggi o romanzi politici e se la giochino alla pari con i grandi temi dell'esistenza.
      Per il resto, non sono interessata a un autore o a un'autrice: voglio il piacere di scoprirmi da me chi leggere, non sentirmi pressata a scegliere un'autrice perché è "donna" ed è per questo dall'editoria discriminata.
      Credi a ciò che fai e ti piace fare sapendo che davvero pochi sono stati quelli che oggi sono i "grabndi autori" che non abbiano passato la vita a far la fame.
      Avessero smesso di scrivere per questo, saremmo tutti più poveri oggi...
      Scrivi, scrivi, scrivi, ma sentire una che dice (scrive, Marilù Oliva):" Da un direttore di libreria, infine, avrei apprezzato la buona volontà più che la pessima onestà." fa cascare le braccia.
      Somiglia a Renzi quando fa le classifiche delle peggiori pagine dei quotidiani perché offeso che non si parli abbastanza, e bene, del grande vento Leopolda.
      Uguale.

      Elimina
  3. Sono completamente d'accordo con Rossland. Ciò detto, io, che (come ha detto una volta Aldo Busi) di maschile ho solo lo stretto indispensabile e di libri all'anno ne leggo più di cento, anch'io leggo pochissime donne, e credo di aver letto qualcosa di tutte le più reputate degli ultimi cinquant'anni. In genere la letteratura femminile non mi piace.

    RispondiElimina
  4. ma lasciate un po' che la gente legga quello che vuole… quei pochi che ancora leggono. ci manca solo di mettere le "quote rosa" ai libri

    RispondiElimina
  5. Annalaura, capisco che tu, da lettrice, possa non percepire il problema. Ma sta pur certa che non siamo noi a poter impedire alla gente di leggere quello che vuole.

    RispondiElimina

I commenti non espressamente firmati e/o sgradevoli verranno cancellati dalle proprietarie di questo blog.