Grandissimo ritmo, angoscia a pacchi, un bell'intreccio e un'ambientazione originale.
Questo è "Tre giorni prima di Natale" scritto con somma perizia da Lilli Luini.
1- Dopo una produzione di tutto rispetto a quattro mani, questo è il primo romanzo che firmi da sola. Che differenza c'è tra lo scrivere in tandem e lo smazzarsela da soli?
Da
parte mia c’è molta meno disciplina. Quando scrivo con Maurizio, mi sforzo di
superare il mio cronico cazzeggio e di rispettare dei tempi di lavoro. Quando
lavoro da sola, una prima stesura si sa quando comincia e non si sa quando
finisce. Il più delle volte, mi metto al computer con l’idea di scrivere e poi
faccio tutt'altro. Riguardo all’intreccio, è chiaro che non devo discuterlo con
nessuno tranne me stessa, ma sono una critica abbastanza severa.
Riguardo allo stile di narrazione, scrivere in due significa mettere insieme due modi di intendere il raccontare che possono anche non essere identici. Quando scrivo da sola, mi capita di scrivere una frase e pensare “questa Maurizio me la taglierebbe”. Io magari non la taglio, ma non è detto che, nelle infinite revisioni che seguono, venga via perché non mi piace più.
Riguardo allo stile di narrazione, scrivere in due significa mettere insieme due modi di intendere il raccontare che possono anche non essere identici. Quando scrivo da sola, mi capita di scrivere una frase e pensare “questa Maurizio me la taglierebbe”. Io magari non la taglio, ma non è detto che, nelle infinite revisioni che seguono, venga via perché non mi piace più.
2-
Dopo aver letto, e apprezzato moltissimo, Tre giorni prima di Natale io lo
definirei un thriller più che un giallo. Sei d'accordo?
Nella
mia intenzione voleva essere un poliziesco, in realtà mi sono accorta che
essendo il crimine in divenire, effettivamente c’è una dose di suspense tipica
del thriller.
3- La
tua protagonista ha una preparazione da profiler e collabora come consulente
esterna con la polizia. Hai avuto modo di attingere a esempi reali per renderla
credibile (e lo è, molto)?
Purtroppo
no. Il tema della mente umana e delle interazioni tra le persone è da sempre
uno dei miei interessi principali. Ho studiato tanto, tantissimo, e ancora
studio. Ho tutti i testi fondamentali di criminologia e criminal profiling. Ho
partecipato a un convegno di scienze forensi, felice come una bambina al luna
park.
Mi
fa molto piacere sentirmi dire che Lorena è credibile, perché ci ho lavorato
sopra a lungo, perché più di tutto temevo la superficialità.
4- Il
ritmo di questo romanzo è pazzesco, non lascia mai tirare il fiato. Al tempo
stesso ogni passaggio è reale e credibile, senza supereroi e deus ex machina.
Svela il segreto: come si impara a confezionare una storia così?
Non
ci sono segreti, certe storie nascono bene e se hai la pazienza di lasciarle
crescere e crescere con loro, ne può venire qualcosa di buono. Ti svelo però un
altro tipo di segreto: la primissima bozza di questa storia è nata in camper,
un sabato mattina del 2003. La mia psicoterapeuta mi continuava a dire che
dovevo scrivere, perché i personaggi che mi parlavano nella testa non erano
segno di pazzia ma di creatività. E mio marito ci aveva messo del suo: una sera
terminai un thriller e dissi “così brutto, ci riesco anch’io”. Lui mi disse:
fallo, ti sfido. E una mattina arrivò l’idea, anzi arrivò Lorena e iniziò a
raccontarmi la sua storia.
Grazie
a lei ho conosciuto Maurizio Lanteri, che lesse quella primissima bozza e gli
piacque tanto che mi ingaggiò. Cominciammo a scrivere a quattro mani e così Lorena
rimase lì per tredici anni. Ma non l’ho
mai scordata. E nel 2016 l’ho ripresa e ho riscritto il romanzo integralmente,
conservando solo il cuore della storia e rivedendo tutto il resto, dalle
modalità dello stalker, alle voci narranti, al ritmo, alla scrittura, alla luce
di tutta l’esperienza fatta negli anni trascorsi.
5- Come ogni lettore che abbia amato una storia e i personaggi che la popolano,
son qui a chiedere: ci saranno nuove avventure per Lorena e per Nicola?
Io
spero proprio di sì. Lo dico con franchezza: certe esperienze con certe case
editrici mi avevano tolto il gusto della scrittura. Questo per me non è un
lavoro, ma una fantastica via di fuga dal reale. Nel momento in cui comincio ad
avere stress di vendite, classifiche, nonché rampogne e umiliazioni,
chiamiamole con il loro nome, per me la cosa si chiude. L’idea di scrivere, a
un certo punto della mia vita, mi dava la nausea.
Riscrivere
questo romanzo mi ha in qualche modo riportata indietro nel tempo, in un
momento, il 2016, in cui ne avevo tanto bisogno. Mi ha dato la forza per
scrivere La strega bambina, l’ultimo romanzo uscito in coppia con Maurizio.
Adesso
sto scrivendo un’altra avventura di Lorena e Nicola. Ho iniziato nel 2017, ho
scritto 30 pagine in tre mesi. Nel 2018 ho battuto il mio record negativo
personale, scrivendo ben 16 pagine. Nel 2019 ne ho scritte 27, tutte negli
ultimi tre mesi. Ma lì è scattato qualcosa e difatti ora sono a pagina 209,
ferma da un paio di settimane al secondo snodo della storia. Finché non ho la
frase di partenza, non ce n’è. Non sono prolifica, che ci vuoi fare? Ma lo
finirò, vedrai. Anche perché recensioni come la tua mi spronano.
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