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mercoledì 5 gennaio 2011
Letterina alla Befana...
Carissima Befana, lo so che non puoi fare miracoli. Ma ho bisogno di credere che ci sia ancora qualcuno cui appellarsi. E non per aiutare me che alla soglia dei 48 anni sono ancora una precaria. Vorrei che domani, cara Befana, mettessi nella calza di mio nipote la speranza. Mio nipote ha 22 anni, ha un diploma, ha scelto di non lottare per una laurea, ha preferito cercarsi un lavoro. Lo ha trovato subito, magazziniere in un supermercato. Lavora li' da tre anni, contratti a termine sempre con la promessa che un domani, chissa', forse... Carissima Befana, il domani e' arrivato e come un cecchino ha centrato in pieno la speranza di mio nipote: nessuna assunzione a tempo indeterminato, di piu', nessun altro contratto a termine. Fine dei giochi. Befana cara, hai mai guardato negli occhi belli di un ragazzo di 22 anni che ha perso la speranza? Sono occhi che fanno male. Tanto male. C'e' rabbia, c'e' delusione, c'e' un senso profondo di ingiustizia, c'e' odio, anche. Odio per noi adulti perche' a 22 anni appena compiuti hai ancora la convinzione che papa' e mamma siano potenti. E se lo sono, perche' ti hanno consegnato un mondo cosi' ingiusto? Ecco, Befana, io non voglio niente per me. Vorrei un pezzetto di speranza per lui, per mio nipote che ho tenuto tra le braccia appena nato e che vorrei riprendere in braccio anche oggi che e' piu' grosso e alto di me. E, se poi ti avanza del carbone, fa' un salto nei palazzi del potere e scaricaglielo in testa. Seppelliscili sotto montagne di carbone. Se il carbone ti manca, prendi in prestito un po' di munnezza da Napoli, che' tanto li' non manca mai. Soffoca quella gente che ha rovinato questo paese, tutta quella gente, destra, sinistra, centro, sotto cumuli neri e maleodoranti. Non si meritano niente altro, assassini di speranze quali sono.
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Vorrei abbracciare tuo nipote perché sarebbe come abbracciare i miei figli, entrambi con diploma di liceo scientifico, non han voluto continuare con l'università ma il mondo del lavoro non ha offerto neanche qui al nord , grandi possibilità. Venditori di vino o di automobili, paghe da fame.
RispondiEliminaOra uno fa il falegname ( un sacco di ore pesanti per 1000 euro al mese), l'altro il fornaio con me ma il pane non lo mangia più nessuno.
Alla befana non ho il coraggio di chiedere niente perché ho la consapevolezza che purtroppo c'è chi sta peggio.
Ho la certezza che chi fa tanto male in un modo o nell'altro la pagherà molto cara.
il falconiere
Falconiere carissimo, ti ringrazio. Per questa tua testimonianza e per il regalo che hai fatto al nostro Fiume pagano.
RispondiEliminaFar pagare chi fa del male... si', forse avverra' ma intanto i nostri ragazzi soffrono.
Carissima, tocchi dritto al cuore l'esito di anni in cui, giorno dopo giorno, si sono lasciate sommare ingiustizie su ingiustizie e illusioni su illusioni (cioè, sempre ingiustizie). In questa chiusura ad ogni possibile futuro dignitoso di tuo nipote (e di mia nipote, e di figli e nipoti di mille altre persone)c'è riassunta tutta la drammaticità di una visione corta del mondo. Forse di nessuna visione. Leggevo stamattina che in Francia le destre stanno premendo per riportare le 39 ore di lavoro settimanale dopo aver per primi ottenuto quelle 35 ore che sono segno di civiltà umana opposta a un'idea di inciviltà delle macchine umane. Mi chiedevo:" A quale scopo?" - Un pò la domanda che mi sto facendo seguendo il bluff (che secondo me solo di questo si tratta) di Marchionne con la nuova Fiat. "A che serve tutta questa pressione sul lavoratore? A chi giova?". Leggo in giro deliranti dibattiti sulla produttività, sulla competitività, ect ect... Eppure, qualcosa non torna. Se già il presente ci dice che il problema è una riduzione dei consumi, dovuto in massima parte a una contrazione del potere d'acquisto e per il resto alla povertà dilagante dovuta a perdite di posti di lavoro, aumentare la produttività, a chi serve? Se già ora abbiamo più merce che compratori, è davvero la competitività il problema? Non sarà piuttosto che se riduci i lavoratori riduci la loro capacità di spesa e più che produrre a costi competitivi sarebbe il caso di cominciare a chiedersi a cosa serve davvero la produttività su cui marcia Marchionne? Non sarà che è fumo negli occhi che ha il solo scopo di aumentare i già cospicui aumenti delle azioni in borsa della Fiat? Pura speculazione su margini e profitti finanziari? E in tutto questo il lavoro dipendente diventa materia di specchi speculativi, slegati dalla realtà oggettiva delle persone. Qualche anno fa, ingenuamente, ero arrivata alla conclusione che un lavoro onesto e duro può darti di che vivere, mai farti ricco. La ricchjezza, quella vera, o la erediti o la compri con un tasso più o meno alto di lestofantismo. Oggi mi accorgo che non basta nemmeno lavorare bene, tanto e onestamente, per avere diritto a una vita dignitosa. Che puoi avere 20 anni e tutta la forza e lo spirito per inventarti una vita da zero e ritrovarti con una montagna di fantasie in testa che difficilmente si tradurranno in realtà. Sto arrivando alla conclusione che alla base di tutta questa situazione c'è solo il trionfo del potere. Che non è una roba astratta: il Potere è sempre il Potere dell'uomo sull'uomo. Il trionfo dell'Ego che si nutre della carne del suo simile in una logica di sopraffazione sempre più disincantata e feroce perché ormai svelata, riconoscibile. Il Potere è così poco astratto da avere nomi e cognomi conosciutissimi, dalle cui labbra siamo tutti a pendere, vuoi per incensarli vuoi per denunciarne la violenza. Così, non mi si venga a dire che quando questi ragazzi scendono in piazza e bruciano auto o spaccano Bancomat sono violenti. Lo fossero, imbraccerebbero armi automatiche e andrebbero dritti al fronte: quello che divide gli Ego stratosferici del Potere da una visione del mondo che può essere un mondo ricco solo se la ricchezza è anche ricchezza di visione, di creazione, di cose da fare e non solo di denaro da far girare in borsa per ingrassare sempre di più questi inutli lestofanti che, messi alla linea di montaggio, nemmeno saprebbero imbullonare un dado senza ferirsi le delicate manine esangui. Ciò che è terribile, è che questi pigri adoratorei dei listini borsistici, nemmeno si rendonon conto di quale belva stanno nutrendo dentro al cuore di questi ventenni pieni di forza e con nulla da fare.
RispondiEliminaRoss, su questo tema ho intenzione di scrivere il mio prossimo articolo per La Sesia. Mi e' montata dentro una rabbia enorme dopo aver letto un fondo di Barbara Palombelli su Vanity Fair che afferma che noi (generazione dei nati negli anni '60) stavamo peggio dei ragazzi di oggi, perche' non avevamo l'Erasmus e non potevamo semplicemente andarcene all'estero spesati di tutto da mamma e papa'. A parte che oggi i genitori che possono spesare i figli sono la Palombelli e i suoi accoliti in cachemire (tanto per citare il nano dai capelli dipinti), ma perche' mio nipote, tuo nipote, i nostri figli dovrebbero essere costretti ad andarsene? Perche' devono restare gli autori del sopruso ed emigrare le vittime? Ne scrivero', con tutta la rabbia che mi sento dentro.
RispondiEliminaScrivere la rabbia è ciò che dovremmo fare tutti (me compresa). Attendo quindi di leggerti per continuare a cacciare le nostre urla in mezzo a questa ignobile farsa recitata da chierichetti al solo scopo di mantenere privilegi da serve.
RispondiEliminaIntanto, se già non conosci, per farti salire la rabbia ancora un pò, ti incollo qui sotto un paio di link. Uno (Zeitgeist Addendum) ti porta dritta sul sito dove puoi vedere il film, con sottotitoli in italiano, di come siamo arrivati qui e perché. Il secondo ti porta a un'analisi apparentemente semplificata della situazione lavoro/finanza/economia. Fatti un paio di camomille, prima (se già non conosci, of course)...
1 - http://it.federicopistono.org/blog/zeitgeist-addendum-con-sottotitoli-italiano-(sub-ita)
2 - http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7828
la rabbia è anche molto di più, se si pensa che la colpa dello stato in cui versa lo Stato, è frutto di voto: sono coloro che li hanno eletti che mi fanno paura, sono quei lestofanti in nuce che si proiettano nei nani con bandana e nelle trote verdi e in essi riconoscono il loro essere italiani.
RispondiEliminaSono quelli che non inorridiscono di fronte alla sproporzione titanica che c'è tra chi ha il possesso mediatico ed economico di una nazione e i poveri sempre più poveri, quelli che sono così ignoranti da farsi schiacciare da un'autorità vaticanense che tutto è fuorché "cristiana" e confondono le parole di fratellanza e di giustizia, con il salmodiare e biascicare rosari in cambio del paradiso.
Ecco la morte di un paese, assassinato dai suoi stessi figli, e dall'ignavia di chi non ha saputo-voluto, porvi freno.
Siamo fortunati, dice Fausto, c'è di peggio.
è vero, c'è anche di peggio, c'è chi muore di cancro per i liquami e i prodotti di scarico delle industrie, per l'inquinamento da infiltrazioni radioattive degli smaltimenti di scorie in ogni dove, fondali marini compresi.
E del silenzio criminoso che tace dell'aids che invece è ancora diffuso e che miete vittime ancora, che non informa sullo stato reale del paese.
Potrei continuare e non basterebbe un intero blog a elencare le porcate che un drappello di pirati scaldaseggi e ministri senza gonna più che senza portafoglio, stanno appestando l'Italia.
Arrabbiamoci davvero, anche noi, non li lasciamo soli, i giovani!
Ross, il film non riesco a vederlo, ma l'altro link... Diosanto, come siamo messi. Son cose che immaginavo, pensavo... ma come ci siamo finiti in questa merda? Come ci siamo consegnati mani e piedi legati al dio denaro che, in piena crisi, spinge orde di dementi in fila per i saldi di Gucci?!
RispondiEliminaRilancio con questo link altrettanto desolante:
RispondiEliminahttp://informarexresistere.fr/la-nascita-della-“mentevalanza”-ovvero-come-l’istruzione-non-paga-nel-nostro-paese.html
Laura: il film è importante, magari cercalo su youtube (mi pare di ricordare che lo trovi in 4/5 video). Perché spiega dall'interno (è cioè la testimonianza diretta di uno che ha fatto parte del "gioco" della finanza globale)come e perché siamo arrivati qui, oggi. Ho letto con molto interesse il link che segnali e non posso che concordare: la situazione è questa, ovunque. Intendo: non solo in Italia. Ed è questo che dovrebbe allarmarci di più: capire perché in tutta Europa (e in molte altre parti del ricco mondo occidentale)ogni governo, di qualsiasi colore sia, sta spingendo in questa direzione: diminuzione del potere d'acquisto dei salari, diminuzione dei salari stessi, azzeramento dei diritti e precarietà assoluta. Quando leggo ciò che stiamo leggendo tutti sulla strategia di Marchionne, una cosa mi stupisce: che nessuno metta in relazione i guadagni di borsa della Fiat, pur in un periodo di drastica riduzione delle vendite (fenomeno comune a tutte le case automobilistiche). Spingono per la produttività in un settore dove gli operai negli ultimi mesi hanno fatto migliaia di ore di cassa integrazione perché ci sono troppe macchine sui piazzali e poche vendite. In tutto questo, la Fiat smembra in 2 il gruppo e si presenta in borsa riuscendo a far schizzare verso l'alto i profitti. Pare che nei primi 4 giorni le azioni abbiano prodotto circa 100 milioni di guadagno. Il tutto mentre ancora non si sa se la produzione riprende o no, pura speculazione di borsa quindi. Non è strano tutto questo? Nei films, quando un'azienda viene spezzettata è per essere venduta a pezzi o per poter agevolmente mollare al suo destino la parte non più strategica per l'economia dell'azienda. Io non sono affatto convinta che in ballo su Mirafiori ci sia solo una prova di forza fra operai e padronato (che questo è). Credo piuttosto che Marchionne stia bluffando, che ciò che sta cercando di far passare alla Fiat sia solo uno spartiacque sui diritti dei lavoratori che non lo riguarderà che di striscio e che il suo vero interesse sia incassare quanto può in borsa prima di mollare al suo destino la nuova Fiat. Leggendo a ritroso ciò che è successo negli anni a cavallo fra il 2005 e il 2010 al gruppo Fiat -delocalizzazioni sostenute dai ns governi e finanziate e incentivate da quelli dei paesi dove è andata a tentare di produrre (la catena in Serbia dovrebbe essere appena partita e pare che già alcuni accordi non vengano rispettati). Allora, se il caso Fiat è quello più eclatante, cioè più evidente, tutto ciò che si trova sotto perché più marginale è stato in questi anni il banco di prova: ce la faranno. Il precariato è il futuro che qualcuno ha sperimentato per primo (tuo nipote insieme a qualche milionata di altri giovani italiani). La riduzione dei diritti è già un fatto consolidato in molti settori sia in Italia che in Europa. La diminuzione dei salari pure. Gli unici sistemi produttivi che ancora non erano stati intaccati da questo erano quelli industriali, quelli garantiti da contratti collettivi. E quello dei dipendenti pubblici. Per il primo fa testo ciò che sta succedendo in Fiat. Per il secondo hanno già messo le carte in tavola: riduzione degli stipendi ai dipendenti pubblici, Brunetta a controllare i tornelli, sanzioni a chi si ammala più spesso e diritto di sciopero molto ridotto. Tutto un caso? O un preciso disegno? E bada bene, non solo italiano. E' questo che è più allarmante, secondo me...
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