sabato 22 settembre 2012

Non stampate quella foto


Ci avviamo verso un mondo senza parole. Un mondo fatto di immagini. Un mondo che sarà più povero, ma quanto più facile. Perché un’immagine è immediata. Fossimo scienziati, potremmo spiegarne il motivo. Non lo siamo, ma immaginiamo che interpretare una serie di simboli astratti, riconoscerli come parola e interpretarla, implichi l’uso di molte più sinapsi di quelle utilizzate per guardare un’immagine e recepirne il messaggio. In fondo è una questione di risparmio energetico. E magari ci convinceranno che pensare meno sia ecologico. Già oggi sono molto più diffusi i rotocalchi, i giornali con le “figure”, che non i quotidiani. La copertina di una rivista di gossip potrebbe andare in stampa senza titoli. Capiremmo immediatamente che Tizia ha la pancia e quindi è incinta, Caio sgattaiola da un albergo e quindi tradisce la sua compagna, Sempronia si è appena rifatta il lifting. Comunicazione istantanea, irrinunciabile. Per questo, nella settimana scorsa, si è molto dibattuto su due immagini. Due immagini che più diverse non si potrebbe ma che raccontano dove stiamo andando. La più choccante tra le due è stata senza dubbio la foto di Chris Stevens. Ritrae l’ambasciatore americano in Libia, ormai cadavere, trascinato fuori dal bunker che avrebbe dovuto proteggerlo dalla furia dei rivoltosi di Bengasi. La foto è impietosa e per questo efficace. Fa tranquillamente il paio con quella del cadavere di Gheddafi, insanguinato e oltraggiato. In America, come nel resto del mondo, Italia compresa, l’hanno pubblicata in tanti. È la stampa, bellezza, avrebbe detto Humphrey Bogart. È, anche, la volontà di mostrare lo strazio della vittima per rendere tanto più odioso il carnefice. Chi ha pubblicato quella foto ha voluto dire a chiare lettere: ecco, questo è quel che resta della primavera araba, questo è il mondo islamico, questo è il risultato della politica di avvicinamento di Barack Obama. Visto quante parole servono, per ottenere lo stesso risultato? La seconda foto più discussa nei giorni scorsi è di tutt’altro genere. E lancia un messaggio meno politico e più volgare: sei famoso? sei un personaggio pubblico? Allora non hai diritto alla privacy. Vittima, lo sappiamo tutti, Kate Middleton, ormai duchessa di Cambridge, principessa e futura regina d’Inghilterra. Una ragazza di 30 anni che prende il sole sul terrazzo di una lussuosa abitazione privata e si toglie il reggiseno. Adesso tutto il mondo sa come sono fatte le tette della moglie di William e nel vuoto son caduti gli appelli di Buckingham Palace affinché le foto non venissero pubblicate. Si potrebbe obiettare che se uno mette in diretta davanti a miliardi di persone il proprio matrimonio, poi ha poco da lamentarsi. Ma quel che colpisce è che un rotocalco italiano sia uscito in edizione straordinaria con tutti gli scatti incriminati. Mentre scriviamo non possiamo sapere quante copie avrà venduto. Ma saranno tante. Troppe.

Laura Costantini

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