giovedì 18 luglio 2013

Che faccia hanno gli eroi

Non dobbiamo avercene a male, noi che abbiamo addosso la maturità dei decenni. Tanti decenni. Ma l'eroismo appartiene a chi vede la vita quasi esclusivamente come prospettiva futura, non a chi abbia accumulato passato. E chissà se riusciamo a renderci conto di aver assistito a un momento storico. Frase banale questa. La usiamo spesso a sproposito, a volte con ironia, in contesti che nulla hanno a che vedere con la possibilità di lasciare un segno. Ma stavolta è vero. Abbiamo guardato in faccia un eroe. Ne abbiamo ascoltato la voce. Ne abbiamo toccato con mano il coraggio. Ne abbiamo assaporato il nome, dolce come una filastrocca per bambini. Malala. Ci dicono significhi "colei che conosce il dolore" e viene da chiedersi quale genitore oserebbe segnare il destino di una figlia con questo anatema. I genitori di Malala lo hanno fatto, in un inconscio slancio di premonizione. Perché Malala il dolore lo ha conosciuto. Il dolore in tutte le sue crudeli declinazioni. Perché, pur all'interno di una famiglia illuminata, è nata femmina in un paese (ma si potrebbe dire in un mondo) dove questa è colpa che non si perdona. È nata femmina, musulmana, pakistana, intelligente e consapevole di se stessa, dei propri diritti e di quelli delle altre come lei. Era una bimba quando si è resa conto che studiare è un'arma infallibile e che una persona istruita fa paura. Lei la paura, seppure ne ha avuta, l'ha ignorata. Ha sfidato un mondo chiuso e violento. Ha studiato, ha scritto, si è connessa al mondo della Rete e ha gridato forte le proprie aspettative, di più, le proprie pretese per il futuro. Lo ha fatto con un blog, dimostrando ai suoi nemici, perché Malala ne ha tanti, che il coraggio alberga nelle menti aperte e avide di conoscenza. Menti che non si curano del corpo avuto in sorte, corpo maschile, corpo femminile, corpo forte oppure gracile. Malala è alta meno di un metro e mezzo ancora oggi che ha sedici anni. Ne aveva solo 14 il giorno in cui il suo guanto di sfida ha colpito duro maschi barbuti, armati fino ai denti, forti e vigliacchi. Ottusi. Il maschio che è salito sull'autobus scolastico carico di "femmine oscene" appena adolescenti, le ha puntato un'arma in faccia e ha fatto fuoco con la certezza di cancellarne lo sguardo, i pensieri, il coraggio. La pallottola le ha attraversato il cranio, il collo, la spalla. Impossibile sopravvivere. Eppure Malala ce l'ha fatta. Ha conosciuto il dolore del colpo, il dolore della consapevolezza di morire, il dolore delle operazioni necessarie a salvarle la vita, il dolore di capire fino a che punto quel maschio, quei maschi, la odiano. Dolori che ha affrontato senza recedere di un passo. Da oggi se proveremo a immaginare che faccia abbia un eroe, vedremo lei. Malala. In piedi davanti all'assemblea delle Nazioni Unite. Piccola, velata, immensa. Con il dito alzato ad ammonire i potenti della Terra con la saggezza di chi sa. Sa che per cambiare tutto servono i libri. E occhi come i suoi a carpirne il sapere.

Laura Costantini

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