venerdì 13 dicembre 2019

Rosa di mezzanotte (di Amneris Di Cesare - goWare) #mèpiaciuto









Questa è una lettura che ho centellinato. Perché è coinvolgente e trascinante e, se le avessi dato retta e ne avessi avuto il tempo, l'avrei terminata in un giorno. Ci sono libri che sono costruiti a tavolino, e si vede. Spesso sono godibili, ma non hanno anima. E poi ci sono i libri come questo. Che scaturisce da sentimenti reali. E si sente in ogni singola riga. I personaggi sono tridimensionali, anche nei loro difetti. Lo stratagemma dei capitoli affidati a turno ai protagonisti consente all'autrice di cambiare registro di scrittura e di espressione, passando dal tono misurato e nostalgico di Annabella e quello smargiasso e giovanilistico di Federico. La storia poggia su un impianto di incomprensioni e di rimpianti insanabili, come sempre accade quando non si ha il coraggio di guardarsi negli occhi e chiarirsi. Così troviamo un gioco di amori non corrisposti e altri non vissuti mentre un ragazzo cresce con una madre single che rifiuta ogni possibilità di trovare un compagno perché il suo cuore è rimasto tra le mani inconsapevoli di un uomo ferito. Ecco, se devo trovare un difetto - che narrativamente parlando è un pregio - è nella figura di Gaetano. Cupo e granitico in apparenza, in realtà fin troppo fragile nel consegnarsi alle trame di una donna senza scrupoli e di una beffa del destino. Gli sarebbe bastato verificare, agire, chiedere. E la bravura dell'autrice sta anche nel rendere l'incapacità di quest'uomo di guardarsi attorno, almeno fino a quando la verità non gli crolla addosso. Delicatissimo e cesellato il rapporto che germoglia tra Federico ed Ettore. Una lettura coinvolgente.

L'idea del vivaio è intrigante, da dove nasce?
Non ricordo come conobbi Simona, solo che fu durante una vacanza quando avevo 16 anni;  ricordo però che fu un'amicizia immediata, di quelle in cui ti riconosci e praticamente non riesci più a staccarti. I genitori di entrambe videro questa intesa come cosa buona e mia madre, di solito molto severa e possessiva, mi permise di andare a trascorrere da lei una settimana a Roma. Una settimana che diventarono poi quasi due mesi. E lì conobbi Franco. Fu anche quello un fulmine a ciel sereno, perché ci “mettemmo insieme” subito, e vivemmo una storia d'amore estiva molto intensa e bella. Certo, finì nel momento in cui io ripresi il treno per Bologna e lui subito si fidanzò in casa con un'altra. Qualche lacrimuccia, qualche sfogo al telefono con Simona, ma tutto  finì lì. Tempo un mese e io ero già “innamorata” di un altro. Lui era parecchio più grande di me e lavorava in un vivaio. Da questi spunti, volendo semplicemente raccontare una storia veloce per il mio blog, ho iniziato a costruire la storia di Annabella e Gaetano, ovviamente romanzando e inventandomi tutto il resto della storia. Poi è comparso Federico e... non sono più riuscita a tenerlo a freno. Da bravo irrequieto e iperattivo, Federico si è preso tutta la scena, lasciando, forse, in secondo piano la storia d'amore dei genitori.
Tornando al vivaio, mi è piaciuto molto documentarmi, e ho avuto un'insegnante d'eccezione: Maria Silvia Avanzato. Con lei abbiamo passato pomeriggi a fare scorribande in vivai di sua conoscenza e mi fa fatto lezioni interessantissime sulle rose, un mondo fantastico di cui ignoravo l'esistenza prima.


Racconti che lo spunto viene da una vacanza romana insieme a un'amica, il cui nome usi però per uno dei personaggi più odiosi, come mai?
Sai che quando ho letto questa tua domanda mi è preso un colpo? Non mi ero resa conto di questa cosa, che avevo chiamato Simona “la cattiva” del romanzo, e che è lo stesso nome della mia dolcissima amica Simona di Roma. Credimi, è del tutto involontario, e se mai “la vera Simona” dovesse leggere il mio romanzo, spero mi perdonerà. Non ci avevo proprio fatto caso. Ora che il libro è stato stampato, è impossibile correggere.
Con “la vera Simona” rimanemmo amiche per molti anni, ma poi, non so neppure io bene come o cosa accadde, ci perdemmo di vista. Non sono mai più riuscita a rintracciarla, neppure su Internet. E di questo mi dispiace molto. Ho un ricordo bellissimo di lei.

L'eterna commedia degli equivoci va in scena da sempre nei romanzi, soprattutto d'amore. Ma non sarebbe più semplice, nella vita e nelle storie, guardarsi in faccia e chiedere semplicemente la verità dei fatti?
Siccome hai letto molti dei miei romanzi precedenti sai che in molte storie che racconto ci sono dei twist-plot che fanno leva sugli equivoci, sul non detto o sul mal compreso. E' vero, sarebbe tutto molto più semplice – nella vita, perché, ahimè, se nelle storie fosse tutto semplice, non ci sarebbe forse più ragione di raccontare – spiegarsi e affrontare subito le devastanti conseguenze di un errore o di un fraintendimento. Ma anche nella vita – a me è capitato spessissimo – non si ha a volte né il coraggio né l'orgoglio di confessare uno sbaglio, un inciampo, rendendo così quell'errore gigantesco.  L'orgoglio, spesso scambiato per “dignità” impone ad alcuni di tenersi tutto dentro, di saltare alle conclusioni senza verificare i fatti; a volte invece è proprio la mancanza di coraggio di guardare negli occhi qualcuno e chiedergli chiarimenti. Una delle cose più difficili da fare è, per esempio, ammettere di aver sbagliato e chiedere scusa, accettare le conseguenze e spesso anche l'umiliazione per un categorico rifiuto da parte della persona offesa; questo porta a far sì che certi eventi negativi si avvitino su se stessi cambiando per sempre il corso della vita delle persone coinvolte. A me è capitato spesso di osservare queste dinamiche e poiché da sempre sono interessata a parlare di sentimenti umani, queste sono le situazioni conflittuali che amo sviscerare (o perlomeno tentare di farlo)
In genere, poi, non forzo mai i comportamenti dei miei personaggi, sono loro che agiscono e reagiscono in un certo modo. Spesso, infatti, mi è capitato di pensare mentre scrivevo “Ecco, qui, se lui/lei tenesse nascosto questo fatto, nascerebbe un bel conflitto che porterebbe poi a una svolta drammatica della storia” e invece i personaggi mi suggeriscono tutt'altro e io lascio che decidano altrimenti. E' quello che è successo anche in Rosa di mezzanotte. Hanno fatto tutto loro, Annabella, Gaetano, Federico, Ettore, Simona e tutti gli altri personaggi.



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