Siete pronti a ritrovare Ashley, Valerio e Ian?
Avevano una pista. Questo stava pensando Ashley. Era stata
una giornata pesante, ma quel comunicato sul corso di scrittura creativa
conservato da Jessica poteva costituire la chiave giusta per affrontare quel
caso. Era talmente concentrata che non si accorse subito dei due uomini a
fianco al portone del condominio di Cathedral Avenue. Era a pochi passi quando
si rese conto. L’istinto del poliziotto la mise in allarme e liberò l’accesso
alla fondina. Ma un istante dopo all’allarme subentrò lo stupore, subito
sostituito dal sollievo, immediatamente scalzato dalla rabbia.
Valerio e Ian.
“Avete fatto un viaggio a vuoto”, li apostrofò voltando loro
le spalle. Come se escluderli dalla vista significasse farli svanire. Perché
questo voleva. Che andassero via. Che non la costringessero ad affrontare un
passato ancora troppo doloroso e presente.
“Fermati!”, la voce di Valerio arrivò insieme alla stretta
della sua mano sul braccio.
“Chiariamo subito un punto”, il tono ostile di Ashley
attraversò il velo della nebbia che cominciava ad addensarsi. “Non vi ho
chiamati io. Non ho alcuna intenzione di avervi tra i piedi e non intendo
nemmeno farvi salire per un caffè. Ribadisco: avete fatto un viaggio a vuoto.”
Ian la fronteggiò.
“Hai la testa dura, e lo sappiamo. Ma l’abbiamo anche noi.
Fa troppo freddo per star qui a discutere, quindi credo che quel caffè ce lo
offrirai, magari con un paio di biscotti, abbiamo saltato la cena.”
Fino a quel momento Ashley aveva fissato la sua cravatta.
Alzò il viso a incontrarne lo sguardo carico d’affetto. Non riuscì a non
ricambiarlo. Sospirò.
“Scongelo due pizze, dite quello che avete da dire e
sparite.”
Era un inizio, pensarono mentre la seguivano fino
all’ascensore.
Nel saluto del portiere fu evidente un interrogativo che Val
si affrettò a colmare piazzandogli il distintivo sotto il naso.
“Sono amici, Bernard, abbiamo un caso per le mani.”
“Non dovrebbe portarsi il lavoro a casa, agente Marler. Ha
l’aria stanca.”
“Tranquillo, andranno via tra poco.”
Mentre le porte dell’ascensore si chiudevano, Valerio
continuò a sostenere lo sguardo inquisitore del portiere.
“È così con tutti, oppure ha un debole per te?”, si informò.
Ian scosse la testa disapprovando la domanda.
“Fa soltanto il suo lavoro.”
“Se facesse il suo lavoro, non troveresti inquietanti
messaggi infilati sotto la porta di casa”,
attaccò Valerio.
Ancora una volta Ian gli lanciò un’occhiata che cadde nel
nulla. Il silenzio li accompagnò al quarto piano e lungo il corridoio dalla
passatoia color salvia. Ashley estrasse le chiavi e aprì la porta. La luce era
accesa nell’appartamento e mise in allarme Valerio che agì d’istinto spingendola
di lato.
“Dammi la pistola”, le
bisbigliò, maledicendo la legge che gli impediva di portare armi fuori dalla
propria giurisdizione.
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