giovedì 9 gennaio 2020

Gliallo sporco - un assaggio


Siete pronti a ritrovare Ashley, Valerio e Ian?

Avevano una pista. Questo stava pensando Ashley. Era stata una giornata pesante, ma quel comunicato sul corso di scrittura creativa conservato da Jessica poteva costituire la chiave giusta per affrontare quel caso. Era talmente concentrata che non si accorse subito dei due uomini a fianco al portone del condominio di Cathedral Avenue. Era a pochi passi quando si rese conto. L’istinto del poliziotto la mise in allarme e liberò l’accesso alla fondina. Ma un istante dopo all’allarme subentrò lo stupore, subito sostituito dal sollievo, immediatamente scalzato dalla rabbia.
Valerio e Ian.
“Avete fatto un viaggio a vuoto”, li apostrofò voltando loro le spalle. Come se escluderli dalla vista significasse farli svanire. Perché questo voleva. Che andassero via. Che non la costringessero ad affrontare un passato ancora troppo doloroso e presente.
“Fermati!”, la voce di Valerio arrivò insieme alla stretta della sua mano sul braccio.
“Chiariamo subito un punto”, il tono ostile di Ashley attraversò il velo della nebbia che cominciava ad addensarsi. “Non vi ho chiamati io. Non ho alcuna intenzione di avervi tra i piedi e non intendo nemmeno farvi salire per un caffè. Ribadisco: avete fatto un viaggio a vuoto.”
Ian la fronteggiò.
“Hai la testa dura, e lo sappiamo. Ma l’abbiamo anche noi. Fa troppo freddo per star qui a discutere, quindi credo che quel caffè ce lo offrirai, magari con un paio di biscotti, abbiamo saltato la cena.”
Fino a quel momento Ashley aveva fissato la sua cravatta. Alzò il viso a incontrarne lo sguardo carico d’affetto. Non riuscì a non ricambiarlo. Sospirò.
“Scongelo due pizze, dite quello che avete da dire e sparite.”
Era un inizio, pensarono mentre la seguivano fino all’ascensore.
Nel saluto del portiere fu evidente un interrogativo che Val si affrettò a colmare piazzandogli il distintivo sotto il naso.
“Sono amici, Bernard, abbiamo un caso per le mani.”
“Non dovrebbe portarsi il lavoro a casa, agente Marler. Ha l’aria stanca.”
“Tranquillo, andranno via tra poco.”
Mentre le porte dell’ascensore si chiudevano, Valerio continuò a sostenere lo sguardo inquisitore del portiere.
“È così con tutti, oppure ha un debole per te?”, si informò.
Ian scosse la testa disapprovando la domanda.
“Fa soltanto il suo lavoro.”
“Se facesse il suo lavoro, non troveresti inquietanti messaggi infilati sotto la porta di casa”,  attaccò  Valerio.
Ancora una volta Ian gli lanciò un’occhiata che cadde nel nulla. Il silenzio li accompagnò al quarto piano e lungo il corridoio dalla passatoia color salvia. Ashley estrasse le chiavi e aprì la porta. La luce era accesa nell’appartamento e mise in allarme Valerio che agì d’istinto spingendola di lato.
“Dammi la pistola”, le bisbigliò, maledicendo la legge che gli impediva di portare armi fuori dalla propria giurisdizione.

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