martedì 11 dicembre 2012

Responsabilità

Mai come in questi giorni vale la pena riflettere sulla parola "responsabilità". Una parola che altrove, nel mondo, può portare a decisioni estreme come quella di Jacintha Saldanha. Aveva 46 anni, un marito, due figli adolescenti e un lavoro che, evidentemente, amava. Faceva l'infermiera. In uno degli ospedali più importanti del Regno Unito, il King Edward VII Hospital. Ed è proprio lì che, ormai lo sappiamo tutti, la democraticissima duchessa di Cambridge è stata ricoverata nei giorni scorsi per una normalissima crisi di nausea da gravidanza. Chissà se Kate avrà concesso uno dei suoi smaglianti sorrisi a Jacintha. Di sicuro lei, indiana ma affezionata alla Corona, ci teneva che la famiglia Windsor fosse tranquillizzata sulle condizioni di salute della futura regina. Per questo, quando ha ricevuto una telefonata da Buckingham Palace, si è affrettata a fornire le informazioni richieste. Solo che i suoi interlocutori non erano, come lei aveva creduto, la regina Elisabetta e il principe Carlo. Erano due buontemponi australiani, Mel Greig e Michael Christian, dj radiofonici in vena di scherzi. Niente di tragico a ben guardare. Ma non l'ha pensata così Jacintha. Quando la telefonata è stata mandata in onda conquistandosi attenzione mondiale, lei, l'infermiera caduta nel tranello, non ha retto alla vergogna. La conferma dell'avvenuto suicidio, mentre scriviamo, non è arrivata. I risultati dell'esame autoptico non sono ancora stati diffusi. Ma la notizia della morte di Jacintha Saldanha ha avuto un'eco enorme. I due dj sono stati sospesi e posti sotto inchiesta, cancellati i loro profili facebook, l'emittente radiofonica privata dei maggiori sponsor pubblicitari. Dura la condanna di lord Glenarthur, direttore dell'ospedale londinese, che ha parlato di un «atto sconsiderato che ha portato a tragiche conseguenze». E ha rincarato definendo «veramente spaventoso scoprire che la telefonata era stata pre-registrata e la decisione di trasmetterla approvata dai vertici dell'emittente». Responsabilità. Pur affermando di non aver compiuto alcuna illegalità, la proprietà della radio australiana ha porto le proprie scuse e si è sottoposta al giudizio del Garante per le Comunicazioni australiano. Nessuno si è tirato indietro. A partire da Jacintha che considerava il prendersi cura della futura regina e del suo nascituro il massimo punto d'onore di un'impeccabile carriera. Aver mancato al proprio dovere le è apparso insostenibile errore. Se, come è probabile, Jacintha si è tolta la vita per la vergogna, faticheremo a capire fino in fondo le motivazioni del gesto. Non ci appartiene la cultura della responsabilità. Fosse successo da noi, nessuno avrebbe mai preteso un simile sacrificio in nome della privacy violata. E chi fosse caduto nel tranello sarebbe stato il primo a riderne. Perché diventare zimbello mondiale non ci spaventa. Lo abbiamo ampiamente dimostrato.

Laura Costantini

2 commenti:

  1. Aver mancato al proprio dovere le è apparso insostenibile errore (…) Non ci appartiene la cultura della responsabilità

    Ma per carità. La povera infelice doveva soffrire di scompensi psichici pesanti, pensa solo che ha lasciato due figli – e si sarebbe uccisa, secondo te, per «senso di responsabilità»?

    Poi è vero che non c'è senso di responsabilità da noi, ma il caso è veramente mal scelto.

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    1. Rispetto il tuo parere, come sempre, però non sono d'accordo. E' un caso estremo, ma la dice lunga, così come la dicono lunga ministri giapponesi che si sono tolti la vita dopo che sono stati beccati con le mani nella marmellata. Lungi da me istigare al suicidio. Ma il senso di responsabilità, il vero senso di responsabilità, non ci appartiene. E ci rende incomprensibili gesti assurdi come quello della povera Jacintha. Io non credo soffrisse di disturbi psichici. Credo abbia vissuto una malintesa e insostenibile vergogna per non aver tenuto fede al quello che riteneva fosse suo compito.

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