mercoledì 22 agosto 2012

Soggettiva di ZG: La neve in tasca di Patrizia Di Donato


Le antologie raramente hanno mercato. Soprattutto se l'antologia raccoglie racconti di un'autrice che non è famosa. Eppure questo libro meriterebbe una ben maggiore visibilità. Sei racconti uniti dal tratto comune di una sensibilità femminile che smentisce le note accuse di autobiografismo e sentimentalismo che vengono mosse alla scrittura delle donne. Qui troviamo ironia, troviamo il graffio della realtà e la dolcezza della memoria. Troviamo un racconto di sé, anche, che si eleva al di sopra dell'autobiografismo e si traduce in condivisione. Ma tutto questo non basta a raccontare la bellezza di questa scrittura, la cura dello stile, la densità delle singole parole e la volontà dell'autrice di mettere alla prova il lettore, costringendolo a rileggere, riflettere, osservare, capire anche quello che viene volutamente sottaciuto. Ecco, il pregio, uno dei pregi di questo piccolo volume, è di non voler essere facile e accattivante pur nella sua semplicità, pur nella simpatia dei personaggi delineati, pur nel permettere al lettore di riconoscersi. La scrittura di Patrizia Di Donato è poesia in prosa. E' estremamente lirica, a volte, ed estremamente sferzante, altre. Merita. Anche per lo squarcio che apre sul passato recente, sulla gente d'Abruzzo, sull'emigrazione, sulla condizione della donna e delle donne di quel tempo. Lasciatevi ammaliare. Non ve ne pentirete.

P.S. Unico appunto: a me la copertina non piace. La trovo fuorviante.
ZG

3 commenti:

  1. Unico appunto: a me la copertina non piace.

    Oh, santa Madonna, meno male. Stavo scrivendolo ancora prima di aver visto che lo dicevi anche tu.

    questo libro meriterebbe una ben maggiore visibilità

    Certo, ma diciamo che in primo luogo meriterebbe una copertina non si dica eccelsa, ma professionale, architettata da un grafico di professione: 'sta roba grida «roba arronzata da un redattore in venti minuti» e dunque puzza di un dilettantismo che probabilmente non si associa alla qualità della scrittura contenuta nel libro.

    Insomma, scrittori poco noti ed editori piccoli: se volete farvi prendere sul serio, cercate in primo luogo di presentarvi in modo serio. Piuttosto che questo, meglio copiare lo stile di Garzanti o di Adelphi, davvero.

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    1. Alemacazz, mai come in questo caso, hai ragione. Ma spesso la colpa non è dell'esordiente (in quanto tale poco esperto) ma dell'editore poco professionale. Se poi il presentarVI era riferito anche a noi, sappi che le nostre copertine sono notoriamente bellissime :)
      E vedrai la prossima uscita :)))

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  2. Purtroppo mi è sempre stato detto - non so se è vero - che in Italia i racconti non hanno fortuna. Che raramente gli editori li pubblicano e la gente non li legge...

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