martedì 22 luglio 2014

Personaggi del Puzzle di Dio: l'Amnis Petronia

 
 
Acque sotterranee. Antiche vie di storia e di mistero. Roma è anche questo. E la sede del Servizio, l'organismo occulto che indaga sul puzzle di Dio è proprio a Roma e si sposta nel sottosuolo, grazie all'Amnis Petronia.
Pronti per il viaggio?
 
L’Amnis Petronia era uno spettacolo che non cessava di stupire. Neanche quando lo si aveva sotto gli occhi tutti i giorni. Quando le porte scorrevoli dell’ascensore si aprirono, nella livida penombra delle lampade al neon, Lorenzo e Mattias si trovarono davanti il piccolo molo di cemento armato proteso nelle acque limpide e gorgoglianti di un fiume che sgorgava proprio lì, a qualche decina di metri sotto i resti degli Orti Sallustiani, per scorrere con veemenza lungo un piano inclinato di roccia sotto via Sallustiana. Il tunnel che l’acqua si era scavata nei secoli era basso e li costrinse a chinarsi per prendere posto nella piccola cabina galleggiante che li avrebbe portati fino al bunker sotterraneo posto a meno di un chilometro di distanza. Lì dove la fonte che scaturiva sotto Palazzo Barberini confluiva a cascata nell’Amnis Petronia.
Dovrebbero aprire tutto questo al pubblico”, disse Mattias arpionando le maniglie di sicurezza lungo i bordi della cabina, mentre Lorenzo liberava la strana imbarcazione dall'ormeggio attivando il meccanismo di traino. Una fune in acciaio assicurata a una sorta di cremagliera che agganciava la cabina alla volta di tufo.
Lo dici tutte le volte”, commentò accendendo il faro verso il buio del tunnel in leggera discesa. “Te ne rendi conto?”
È l’anima dello studioso. Tu puoi mettermi addosso una divisa e darmi dei gradi, ma io sono e resto uno che non funziona a compartimenti stagni.”
La cabina aveva preso velocità e buie imboccature di tunnel naturali e gallerie artificiali sfilavano accanto a loro. La grande macchia grigia della colata di cemento armato con cui il Servizio aveva ostruito la galleria del villino della Regina Madre li avvisò che erano a metà strada. Sopra di loro, al posto del villino andato distrutto, c'era l’Ambasciata degli Stati Uniti e forse proprio lì si trovava Cayden, l’assassino di Tiziano. Chissà se aveva già fatto rapporto su quello che aveva scoperto, o magari lo stava facendo proprio in quel momento.
Fu un pensiero che colpì entrambi e spense l’inizio di polemica avviato da Mattias. Il maggiore medico Landi era in forza al Servizio da tre anni, era stato Lorenzo a coinvolgerlo e lui, medico e ricercatore di belle speranze, con interessi che andavano al di là degli angusti limiti di molti suoi colleghi, aveva accettato con entusiasmo. Il Servizio non era una cellula deviata partorita dal Sismi o dal Sisde, era un esperimento che inseguiva quelli avviati già da tempo dalle maggiori potenze mondiali. Era un gruppo di uomini con potenzialità intellettive superiori alla media, accuratamente selezionati dal generale Ruggero Ilva, chiamati a investigare su ciò che la scienza cosiddetta ufficiale non voleva o non era in grado di spiegare. Ma era pur sempre un corpo militare, con regole e gerarchia rigide. Ed era contro questi aspetti che Mattias, da tre anni, si scontrava. Consapevole che solo l’influenza e l’amicizia di Lorenzo erano riusciti a evitargli conseguenze più gravi di sonore lavate di capo.
Il fragore della cascata che, giorno dopo giorno, erodeva le fondamenta di palazzo Barberini coprì l’impatto piuttosto brusco con il molo di cemento, prima che l’Amnis Petronia si slanciasse giù per la ripida discesa sotto via del Tritone. Schizzi di acqua gelida imperlarono i giubbotti impermeabili mentre uscivano dalla cabina bloccata dall’ormeggio magnetico e si avviavano verso altre porte d’acciaio sormontate da telecamere. Un sistema di riconoscimento a scansione retinica permise loro di superare lo sbarramento e, poco dopo, liberi da elmetti e giubbotti, furono nel sancta sanctorum del Servizio.


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