martedì 27 settembre 2011

Oggi su "La Sesia": la colpa di essere bambine

Due casi emblematici. Uno decisamente locale, l’altro sotto gli occhi di tutti. Entrambi giocati sulla pelle delle bambine, colpevoli di essere donne in nuce, pronte a sbocciare. A Oria, in Puglia, provincia di Brindisi, c’è una scuola media, la “Milizia Fermi”. Il preside, Vincenzo Sportillo, è evidentemente un signore vecchio stampo perché il regolamento scolastico, esposto sul sito dell’istituto, fino a qualche settimana fa rendeva obbligatorio l’uso del grembiule nero. Ve lo ricordate il grembiule nero che le mamme degli anni ’70 tentavano di sdrammatizzare sferruzzando all’uncinetto artistici colletti bianchi? Quello. Obbligatorio. E, proprio come più di quarant’anni fa, obbligatorio solo per le femmine. Una madre battagliera, la signora Miglietta, ha deciso di dichiarare guerra all’evidente discriminazione. Lei, madre di un ragazzo e una ragazza, non ne poteva più di vedere il figlio libero di vestirsi come gli piace e la figlia mortificata dalla versione occidental-scolastica del burka. Quando il preside, irremovibile, ha rilanciato motivando il regolamento con l’indecenza dell’abbigliamento femminile, la signora Miglietta è partita lancia in resta. Ha scritto al ministero dell’Istruzione, si propone di scrivere anche a quello delle Pari Opportunità. Il preside, forse spaventato dalla cagnara mediatica, ha reso l’uso del grembiule “facoltativo”, come da comunicato sul sito della scuola. Ma la signora Miglietta segnala che il messaggio discriminatorio è comunque passato e sono molte le famiglie che continuano a costringere le bambine a coprirsi con il grembiule nero. E mentre la mamma di Oria minaccia di ricorrere al tribunale dei minori per maltrattamenti psicologici nei confronti delle bambine, noi passiamo al secondo caso. Quello a carattere nazionale. “Ti mando una canzone”, show del sabato sera di RaiUno. Bambini e bambine dai 5 ai 16 anni si sfidano a colpi di canzoni entrate nella storia della musica italiana. Sorvoliamo sulla duplicazione del programma nella tv commerciale e restiamo al colpo d’occhio. I maschietti, di qualsiasi età, vestono come nella vita di tutti i giorni: jeans, scarpe da ginnastica, T-shirt colorate, gilet, giacche e giubbini. Gel nei capelli, tagli all’ultima moda, facce da piccole e navigate pesti. Simpatici, va detto. Poi guardiamo le bambine e ci troviamo davanti a uno scaffale di vecchie bambole di porcellana con boccoli e crinoline. Di quelle che hanno fatto la fortuna di parecchi film horror. Che abbiano cinque anni o sedici. Che siano tenere bimbette o giovani donne dalle forme compiute. Non importa. Nessuna di loro, mai, nella vita di tutti i giorni si vestirebbe in quel modo. Abiti taglio impero, obbligatori le scarpe senza tacco e un profluvio di cerchietti e fermagli tra i boccoli. Sembrano foto dei primi del Novecento. Si dirà che non sono grembiuli neri e che meglio così che conciate da Lolite. Vero. Ma ancora una volta è la femminilità in erba a far paura.

Laura Costantini

7 commenti:

  1. Invece di chiudere i programmi di Santoro e della Dandini, sarebbero da chiudere certi programmi fatti sulla pelle dei bambini. Puah!

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  2. Due esempi davvero... esemplari di discriminazione, di bigottismo, di ipocrisia. Non ho visto la trasmissione citata, ma dalla tua descrizione, alla mente mi viene solo la parola: grottesco.
    Per quanto riguarda i grembiuli, lo ricordo perfettamente, il mio... Nero, e, sì, con tanto di collettino all'uncinetto. Il preside, poi, aspettava tutte noi ragazze all'entrata, ogni mattina, per controllare che: non fossimo truccate(e se avevamo avuto la sfacciataggine di truccarci ci mandava a lavare la faccia), non avessimo i pantaloni e che il grembiule scendesse abbondantemente sotto le ginocchia. Ci mancava solo che pretendesse fasciature al seno, per chi lo aveva abbondante. E mica eravamo nell'800, ma a metà degli anni '60, e non in una scuola cattolica, ma in un istituto magistrale statale. Certo che leggere che ancora oggi ci sono scuole dove l'uso del grembiule per le ragazze è obbligatorio, più che stupire, indigna.

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  3. Due storie che hanno la stessa radice: il corpo femminile va coperto per non "stimolare" le voglie maschili. Per non provocare insomma.
    Ciò che è più grave è, a mio avviso, il pensiero diffuso che perfino tutto quanto affermato (anche con la manifestazione "se non ora quando") a proposito della dignità femminile, abbia una connotazione di "colpa femminile". Cioè, non è l'abuso del corpo femminile il punto, ma il corpo femminile. Questo è atroce perché - dopo anni di burqa mentale (maschile e femminile) - la consapevolezza di vivere liberamente il proprio corpo è una conquista delle donne che rivendico a voce e testa alta.

    Quanto al tipo di trasmissione di cui parli nel tuo bellissimo pezzo, ciò che contesto, ancor più del tipo di abbigliamento, è proprio il concept: l'utilizzo (perché di ciò si tratta) dei minori in televisione. Qui però ci sarebbe da aprire un capitolo interessantissimo sulle "voglie adulte" di lanciare i propri pargoli nel mondo dello spettacolo.

    Sempre belli i tuoi pezzi.

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  4. un po' fuori dal coro ma:
    1) propongo il grembiule (ma anche una tuta eh)per maschi e femmine, così chi non ha soldi per essere 'alla moda' smetterà di essere sfottuto dai compagni ricchi (certifico, come insegnante e come mamma)
    2) a onor del vero non sono sicura che non siano le bambine a scegliere i vestitini rococò... per es.quando facciamo i saggi musicali e gli allievi ci chiedono come devono vestirsi noi docenti diciamo 'come vuoi, anche in jeans' ma spesso le ragazzine vengono 'elegantine' (diciamo così) e con i capelli arzigogolati da parrucchieri sadici, non credo proprio le costringa nessuno... sono civettuole. Per le considerazioni generali sulla femminilità però sono d'accordo con voi, ovvio.Più che altro mi fanno pena 'sti ragazzini buttati in tv a scimmiottare adulti che già mi fanno pena per conto loro, ecco.

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  5. ne ho viste anch'io di comportamenti infantili caricati però dai genitori stessi.
    per fortuna i miei erano quattro maschi.
    ma come sempre dovrebbe essere l'intelligenza a dare misura.
    c'è poi da dire che gli esempi proposti dalla tv, e da tutte le pubblicità, ecc. hanno condizionato intere generazioni.

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  6. Solo ad Oria...
    Ma dico io, non ci sono problemi più importanti?Perché imporre queste regole?

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