lunedì 7 maggio 2012

Venezia non è una città, è un luogo dell'anima

Dicono sia stato un plenilunio speciale. Concordo. Forse perché io me lo son goduto in quel di Venezia. Non so se sia stata la luna piena a risucchiare la laguna in piazza San Marco. Forse. O forse è stato il vento di scirocco. Resta il fatto che l'immagine qui accanto è quella che mi è presentata venerdì sera. Un velo d'acqua scintillante disteso sul selciato a riflettere luci, palazzi, suggestioni. Venezia è questo e molto di più. Condivide con Roma la magia di un luogo dove ogni singola pietra sussurra storie. E ad ascoltarle tutte c'è di che impazzire. Non so se qualcuna di quelle storie che mi sussurrano nell'orecchio vedrà la luce. Ma ci sono immagini che scorrono nella mia mente. Alcune reali e altre solo immaginate. Qualcuno che corre nelle calli strette e claustrofobiche cercando una via di fuga impossibile. Perché alla fine della corsa in quei cunicoli che all'improvviso si aprono sui canali, perché allo scalpiccio di passi terrorizzati tra l'infinita teoria di ponti, di finestre chiuse, di giardini segreti dietro cancelli antichi, è impossibile sfuggire allo spirito di Venezia: una sagoma oscura, un mantello color sangue, una maschera bianca, una mano diafana e su tutto le ombre proiettate dalla luna. Che anima facciate, che risveglia ricordi, che scintilla sui marmi e sull'acqua. Venezia non è una città. E' un luogo dell'anima.

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