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Tutto chiaro?
P.s. Su nessuno dei racconti è stato fatto un lavoro di editing o di correzione refusi
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E' finito il
funerale Roberto, come aveva chiesto, è stato cremato, dopo un paio di giorni
si dovrà passare a ritirare l'urna con le ceneri. Non si è ancora deciso cosa
farne: depositare l'urna nel loculo di famiglia o disperderle come aveva
chiesto Roberto.
La moglie vuol
portarsi l'urna a casa, non ha mica accettato, malgrado tutto che Roberto
l'abbia lasciata. I figli trovano la
cosa troppo macabra e in quei giorni che mancano al ritiro dell'urna vogliono
provare a convincerla ad una scelta più razionale.
La figlia più giovane Claudia, per eliminare
dallo sguardo ossessivo della madre, i
vari ricordi del padre, apre un profondo
baule dove sono conservate le carte e le memorie di 33
anni di lavoro Dal fondo del baule
tira fuori un pacco di agende di pelle con il logo INPS impresso sulla
copertina e l'anno. Cazzo le ha
conservate tutte, una per ogni 33 anni
di lavoro. Di certo sono intili appunti di lavoro e quindi da buttare via. Non
le apre e fa per gettarle nel bustone nero per la spazzatura. Poi gli
viene la curiosità di leggere quella del 1983, il suo anno di nascita. Vuol
conoscere dopo tanti anni quali fossero i pensieri del padre, prima che lei
nascesse.
Tutto il mese
di gennaio è vuoto, la prima annnotazione è del 16 gennaio, con la tonda grafia del padre , inchiostro
nero, penna Pilot.
16 gennaio Domenica ore
22 La solita sfiga mi hanno affibbiato
il corso del Piemonte, quello che inizia prima e per giunta mi tocca di partire
di domenica pomeriggio da Napoli. Arrivo a Torino in serata, freddo cane, meno
male che l'albergo Roma è vicinissimo alla stazione di Porta Nuova. E' un tre
stelle, ma sono molto stentate, la camera è un cubicolo stretto e lungo, la
finestra affaccia nel cavedio, il letto
in un angolo, un armadio tarlato, il bagno è una specie di armadio a muro con
la doccia fissata al soffitto, niente televisione. Bella sistemazione.
17 gennaio Lunedì ore 7.30 La colazione inclusa sono un bricco
di latte tiepido, uno di caffè forse orzo, un buondì Motta, un pacchetto di
fette biscottate, una porzione di marmellata albicocche, una di burro. La sala
colazione è affollata di ballerine e ballerini bulgari, che divorano il tutto.
Sono li a spese del Comune per scambi culturali. Cinque minuti a piedi e sono a
Piazza CLN, l'aula del corso è al terzo piano di fronte ai locali dei Cral.
Sono le otto e non c'è nessuno, l'aula è vuota. Di bene in meglio. Passa una
buona mezz'ora e si presentano in tre. Non sono i corsisti, ma il capo
dell'ufficio e i due tutor. I corsisti arriveranno dopo, sono andati a timbrare
il cartellino a via Sacchi dove c'è l'ufficio, la solita cazzata burocratica.
Mi incazzo: “da domani firmeranno il foglio di presenza qui, frequentano il
corso, firmano in aula.!” Il capo, G. M.
strabico all'occhio destra, bleso, cerca di ribattere qualcosa. Non gli
rispondo. Il primo tutor. S.B. , sulla cinquantina, la faccia tonda, i capelli
ricci color melanzana, chiaramente mal tinti, strabico a sinistra, che bella
accoppiata prova a dare ragione ad entrambi. Intanto la tutor numero due, C.D.,
sulla trentina, tutta in tiro in un elegante completo marrone di taglio
maschile, camicia di seta azzurra, calze in tinta, mocassini Tods, se la ride
in silenzio e mi guarda intensamente negli occhi, mi approva, forse. Somiglia a
Fanny Ardant. Arrivano i ragazzi, in tutto quindici, tre ragazzi e dodici
ragazze. Tutti molto giovani, tutti
molto interessati. Ed inizio la lezione. Ed iniziano intensi scambi di sguardi
con C. Si va avanti fino alle 17, con un
breve intervallo per il pranzo. Alla fine tutti scappano via, C. si trattiene
sul ballatoio, davanti alla porta aperta del Circolo Dopolavoro. Mi chiede:
“Giochi a poker? Alla fine del lavoro facciamo spesso un oretta di poker,” Le sorrido, non ho mai
giocato a poker contro una donna: “Volentieri, anche subito!” Entriamo nella
saletta del circolo, ad un tavolino rotondo, ricoperto da un tappeto verde,
tutto bruciacchiato, in attesa lo strabico S. B. e due raggrinziti pensionati . L'ora passa in
fretta, C. ha un gioco aggressivo, cerco di tenerle testa, ma le carte le
girano in maniera pazzesca. E me le suona, in compenso mi rifaccio con lo strabico,bluffa
di continuo, ma quando lo fa l'occhio strabico si raddrizza. Insomma vinco
anche io, ma poco e mai contro C. che mi
mette sotto. E' una strana sensazione .
I giorni successivi : solo Corso Torino
I giorni successivi : solo Corso Torino
29 genaio 1983 Venerdì Sono passate due settimane, anche in fretta. Due settimane
a cercarsi continuamente con lo sguardo
sempre più intenso, la mattina durante
le lezioni e nelle pomeridiane partite a poker. E'
terminata la prima tranche del
corso in aula, torno a casa. Dovrò ritornare dopo tre settimane e conto i giorni.
Quegli maledetti occhi scuri, curiosi e ridenti mi hanno
colpito.
Claudia si
ferma, non vuole leggere oltre, meglio non sapere. Un pensiero le attraversa la mente: il suo nome ha la stessa
iniziale di quegli occhi neri e ridenti e si chiede: forse? Lei sarebbe nata a maggio di quell'anno ed il suo
nome lo scelse il padre al di fuori delle
tradizioni familiari, si sarebbe dovuta chiamare Felicia come la nonna
materna, ma il padre si impose per Claudia.
Chiude in
fretta quell'agenda e la butta nel bustone nero. Meglio che la madre non legga
quei frammenti di diario, potrebbe buttare via le ceneri nella tazza del cesso
e tirare lo sciacquone
inizia come una storia d'amore, il finale è da commedia nera alla Monicelli. Divertente
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