lunedì 23 ottobre 2017

Doccia fredda #19 Il buio e il gatto

La luce proviene da una lampadina sul soffitto. E’sufficientemente forte per illuminare la cavità nella quale mi trovo. Sulle pareti le linee rosse tracciate a vari livelli indicano che mi trovo verosimilmente in una cisterna, forse proprio quella che sta sotto il mio palazzo.
   Me ne avevano parlato quando sono venuto ad abitare in questo antico edificio alle spalle di via Foria. Dalle mie finestre si vede il giardino retrostante. Un giorno il proprietario, docente di filosofia, mi invitò a visitarlo. Mi colpì il gran numero di gatti presenti nel giardino. Il professore mi indicò le scale che portano giù alla cisterna e mi raccontò la storia dell’antico convento che aveva avuto sede nel palazzo. Mi parlò delle tragiche vicende amorose di alcune suore e mi fece vedere gli scheletrini dei feti ritrovati nelle mura. Quando me ne andai un gatto mi seguì ed il professore sorridendo mi disse: <<Lo porti con sè. Il gatto è una difesa formidabile contro i fantasmi che si aggirano in questo edificio>>.
   La sera il gatto stava sempre nell’ultima camera, quella che confina con un muro del giardino sottostante. E’ il mio studio dove c’è un comodo divano.
   L’altra sera mi sono addormentato in quella stanza ed ho sentito una voce che mi diceva: <<Domani sono 300 anni che sono stata uccisa nella cisterna dal mio amante. Ti condurrò giù per riportare alla luce il mio corpo>>.
   Ho pensato ad un brutto sogno. Ma ieri sera tornando a casa mi ha colpito la mancanza di luce nelle scale. Sì, adesso mi ricordo. Quando sono entrato le finestre erano spalancate ed in fondo allo studio ho visto la figura di una suora giovane e bella. Mi sono avvicinato e lei si è staccata dal muro, mi ha preso per mano e siamo scesi di corsa lungo le scale fino al  giardino e poi giù nella cisterna. Il buio era fitto. Ho sentito mancarmi l’aria e poi ho perso conoscenza.

    Adesso sento la voce del professore. E’ stato lui ad accendere la lampadina nella cisterna. Mi vede e mi chiede: <<Ma come ha fatto a scendere giù senza alcuna luce?>>. Gli racconto la storia della suora. Il professore mi ascolta per nulla turbato. Mi assicuro di non essere ferito e ritorno a casa. Tutto è in ordine. Il gatto sta bevendo il latte nella ciotola. Dopo poco sento l’arrivo di un’auto della polizia. Il portiere mi riferisce che là dove sono caduto sono emerse le ossa di una mano. Hanno scavato ed è venuto fuori uno scheletro rivestito dai resti di un abito monacale. Stanotte il gatto dorme sul mio letto ronfando tranquillo.

1 commento:

  1. no comment, non voglio essere cattivo, ma in qualunque storia ci deve essere la sorpresa finale e qui non c'è

    Raffaele Abbate

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