“Le cose succedono solo se ci siamo noi”. Lo diceva un anziano paparazzo della dolce vita romana, comprendendo in quel “noi” fotoreporter, cameramen, giornalisti. Non era una persona colta quell’anziano paparazzo, ma aveva colto il senso più profondo della funzione dei mass-media. La testimonianza di quanto accade nel mondo. Lo scorso 10 dicembre all’interno della Rai c’è stato uno sciopero. Sigle sindacali diversissime tra loro, spesso in lotta tra loro, si sono unite compatte per manifestare il dissenso dei lavoratori Rai al piano industriale sostenuto dal consiglio d’amministrazione e dal direttore generale Masi. Il pubblico ha percepito che qualcosa stava accadendo dal fatto che i tre notiziari del servizio pubblico, Tg1, Tg2 e Tg3, sono andati in onda in forma ridotta, senza servizi e con uno speaker autorizzato dal comitato di redazione a leggere il comunicato sindacale e quello di risposta dell’azienda. Alcune trasmissioni non sono andate in onda (“La vita in diretta” tra queste), altre sì, ma solo perché erano registrate. Maurizio Costanzo, conduttore dello spazio pomeridiano “Bontà loro”, avrebbe voluto che la puntata venisse trasmessa con un sottopancia che informasse il pubblico a casa che si trattava di una registrazione e che la redazione sosteneva lo sciopero in atto. Non è stato accontentato. L’adesione allo sciopero è stata massiccia, così come considerevole è stata la partecipazione alla manifestazione organizzata davanti alla sede Rai di viale Mazzini a Roma. Sono arrivati lavoratori dalle sedi Rai di Napoli (i primi a presidiare fin dalle 6 del mattino), di Firenze, di Torino, di Trieste, di Milano. Il colpo d’occhio non parlava di folle oceaniche, ma chi si è trovato a transitare nella zona di piazza Mazzini la mattina di venerdì 10 dicembre ha potuto vedere qualche migliaio di persone armate di bandiere, megafoni, trombette e striscioni che bloccava il traffico in tutta la zona. Il problema è che quelle persone erano cameramen, giornalisti, registi, autori televisivi, c’era anche la redazione compatta di “Anno zero”. Erano operatori della comunicazione. Erano quelli cui si riferiva l’anziano paparazzo. Quelli che le cose succedono solo se loro ci sono. Ebbene, noi c’eravamo, in tanti. Ma nessuno se n’è accorto perché noi che la televisione la facciamo, siamo stati praticamente ignorati dalla televisione. Pochissima la solidarietà dai giornali o dalle altre emittenti. Che la più grande azienda culturale del paese, quella che ha reso l’italiano la lingua di tutti, quella che ha testimoniato la storia stessa della nostra repubblica, stia per essere smantellata non fa notizia. Non interessa. Gli incliti critici televisivi che tuonano contro la mancanza di contenuti e condannano l’utilizzo coatto di format esteri nella realizzazione di programmi che i lavoratori Rai sarebbero perfettamente in grado di pensare e realizzare, tacciono. E noi che alle cose grandi e piccole di questo paese diamo voce, siamo stati messi a tacere.
Laura Costantini
Ti ho pensata quel giorno, fin dal mattino. Niente "prima pagina" alla radio, musica tutto il giorno. Mi ci è voluta una mezz'ora per capire che forse si trattava di uno sciopero. Mi chiedo (ti chiedo): forse non è possibile per un giornalista Rai fare un servizio giornalistico su una notizia così? Santoro, niente da dire? Ho letto poi quel giorno la notizia da qualche parte, in rete. Il silenzio però è stato pressoché totale. Eppure, è un gran brutto segno, no? Sarebbe una gran notizia, no? Altra domanda: quanto pesa in questo "smantellamento" il passaggio al digitale? Quanto pesa la presenza di canali tematici nella volontà di azzerare l'interesse per i canali tradizionali della Rai? Non ti chiedo invece quanto pesa l'interesse della concorrenza: quello si sa. Sarà che di tv ne vedo sempre meno ma avverto un'aria molto strana, non riesco a capire nulla sulla direzione che sta prendendo la Rai, per quanto riguarda il futuro...
RispondiEliminaNon riusciamo a capirlo neanche noi che ci siamo dentro. La piattaforma digitale (Rai Way) sta per essere smantellata dal nuovo piano industriale. E' un segno bruttissimo, tutto quello che è successo, ma non riesco a essere lucida su questo argomento.
RispondiEliminaTi sta per arrivare un regalo via e-mail :)