mercoledì 31 ottobre 2012

Cronisti cronici apocalittici: Mario Borghi

Dice di sé: Sono nato a Sanremo il 19 luglio 1964, dal 1989 abito a Ozieri, un paesino in provincia di Sassari. Tento di sopravvivere facendo l’imprenditore edile, sono sposato e ho una figlia nata nel 1993. Aderisco distrattamente al neomovimento culturale del “labirintismo” (www.labirintismo.it) di Max Badiali. Mi piace l’arte in ogni sua forma, leggo moltissimo (collaboro anche come lettore/valutatore volontario con alcune realtà letterarie) e a volte tento di scribacchiare qualcosa. Alcuni miei racconti appaiono su varie antologie, ma vado particolarmente fiero di “All’imbrunire”, il mio brano pubblicato su “Auroralia, un’antologia curata Gaja Cenciarelli su un’immagine di Jerry Uelsmann” (Zona Editore), e del mio pezzo “L’abbonamento alla TV”, che è stato rappresentato per quattro volte al Teatro Manhattan di Roma dalla compagnia Teatrale “GNUT Diversamente Stabili”. Sono abbastanza irriverente e anche un po’ – ma proprio poco – egoista. Tutto il resto, per me, è solo fuffa.

Diciamo di lui: Tutto il resto è noia, direbbe il Califfo. Anche perché basterebbe leggere il racconto di Mario "Initium Novi Regni Iudeorum" per capire che il soggetto in questione si posiziona a pieno diritto tra le menti più contorte e diaboliche presenti tra i magnifici venticinque. Oltretutto è uno che non le manda mai a dire e meno male che vive in sardegna, altrimenti la sua verve digitale sarebbe facilmente classificabile come propensione all'attaccabrighismo (inventato or ora e non facciamo commenti, please). Okay, adesso mi eclisso perché capace che riesca a lanciarmi una sassata direttamente da Ozieri.

martedì 30 ottobre 2012

Sentenze da televoto e incertezza della pena

“È stato condannato perché sta antipatico agli italiani”, con queste parole il criminologo più amato dai salotti televisivi, Alessandro Meluzzi, ha stigmatizzato l’ergastolo per Salvatore Parolisi. E forse non ha tutti i torti. Se in un rigurgito di reality si fosse aperto un televoto in attesa che il tribunale di Teramo deliberasse, alzi la mano chi non avrebbe decretato a suon di sms la colpevolezza del marito infedele più odiato e vituperato d’Italia. Tutti? No, perché non dobbiamo dimenticare che quest’uomo adultero e bugiardo, disposto a negare anche l’evidenza dei suoi comportamenti, riceve decine e decine, forse centinaia di lettere di ammiratrici. Che lasceremo alla loro incomprensibile ammirazione mentre prendiamo atto che le prove incontrovertibili della colpevolezza di Parolisi non ci sono. Come non ci sono mai state nel caso di Annamaria Franzoni, condannata in primo grado e confermata in appello a sedici anni di carcere  per l’assassinio del piccolo Samuele. Per lei valsero due considerazioni: era l’unica sospettata ed era incapace di suscitare la benché minima empatia. Esattamente come il caporale istruttore Parolisi, accostato alla Franzoni anche nella capacità di piangere a comando. Il criminologo Meluzzi si dice certo che la condanna non reggerà in appello e prevede per il caso Melania Rea uno sviluppo alla Meredith Kercher: gli indizi contro Parolisi non saranno sufficienti ad un secondo esame. E l’uomo che tradiva la moglie con l’amante e l’amante con le allieve potrebbe ritrovarsi innocente proprio come è accaduto a Raffaele Sollecito e Amanda Knox. Anche loro condannati in primo grado a 24 e 26 anni per l’omicidio della povera Meredith e poi assolti, lasciando in carcere il solo Rudy Guede. Chissà quanto responsabile, ma dal punto di vista di chi resta è già una conquista se si pensa a quanto accaduto a Chiara Poggi, la vittima di Garlasco. Massacrata e senza l’ombra di un colpevole dopo che due gradi di giudizio hanno riconosciuto innocente Alberto Stasi. Altro volto da aggiungere a questo poker di indecifrabili. Il silenzio arrogante di Parolisi, ben accetto dopo le deliranti intercettazioni delle sue telefonate con l’amante Ludovica. Lo sguardo allucinato eppure freddo di Annamaria Franzoni, poco credibile anche nelle lacrime per il suo Samuele. La civetteria processuale di Amanda Knox. La maschera inquietante di Alberto Stasi. E, dietro di loro, vittime innocenti che anche quando, come Samuele, ottengono la giustizia di una condanna restano sospese nel limbo dei perché. La loro morte continuerà a ispirare libri, documentari, inchieste e ricostruzioni tra plastici ed esperti. Ma non troverà la pace di una spiegazione. Un raptus per Samuele, un approccio respinto per Meredith, uno sconosciuto in casa per Chiara, un adulterio venuto alla luce per Melania. E tra lame di coltelli e corpi contundenti mai rinvenuti, resta la lotteria delle condanne agli antipatici in attesa dell’appello prossimo venturo.

Laura Costantini

domenica 28 ottobre 2012

Cronisti cronici apocalittici: Roberto Riccardi


Dice di sé: Nato a Bari nel 1966, vive a Roma. Colonnello dell’Arma e giornalista, dirige la rivista Il Carabiniere. È ideatore e sceneggiatore di fumetti. Per Giuntina ha pubblicato Sono stato un numero. Alberto Sed racconta (Premio Acqui Storia 2009, finalista al Premio Narrativa per Ragazzi di “Adei-Wizo”), e La foto sulla spiaggia (2012). Nel Giallo Mondadori sono usciti Legame di sangue (Premio Tedeschi 2009) e I condannati (2012). Ha appena dato alle stampe per E/O collana Sabot/Age Undercovered. Suoi racconti sono presenti in antologie del Giallo Mondadori, del premio GialloLatino e dell’editore Hobby & Work Publishing.

Diciamo di lui: Possiamo sbizzarrirci ben poco, visto il personaggio e il grado. Capace che ci fa scattare tutti sugli "At-tenti". Però di buono ha che apprezza il nostro carabiniere di fantasia, Quirino Vergassola, e le sue avventure. Non solo, il racconto che ha scritto per le Cronache, ovvero "Lettera per Vostro Onore" è stato una vera sorpresa. Da un giallista come lui ci aspettavamo tutt'altro tema. E invece...

sabato 27 ottobre 2012

Era una notte buia e tempestosa


Era una notte buia e tempestosa. Non se ne abbia a male Snoopy se osiamo utilizzare il suo mitico e mai eguagliato incipit, ma questa volta ci sta tutto. Dunque, era una notte buia e tempestosa, una notte di allerta meteo quella di ieri. A Roma si era fermata pure la metro per la paura di finire allagata. Eppure due avventurose signore osarono mettersi in macchina insieme al cavalier Stoto, recuperato in un pomeriggio di traffico in tilt, manifestazioni e mezzi pubblici in panne. Un pomeriggio ancora non proprio buio, ma di sicuro tempestoso. Com'è come non è le nostre, più il loquace cavalier Stoto, si mettono in macchina incuranti dell'ira celeste. Anzi, dell'ira blu scuro tendente al nero, e affrontano la famigerata e temibilissima Pontina. Tra spruzzi di pioggia, proclami apocalittici alla radio e telefonate preoccupate di tutti i parenti e gli amici vicini e lontani. Insomma bomba o non bomba (d'acqua) avrebbe detto Venditti, arrivano a Latina. Breve pit stop nella Stoto house, quindi raggiungimento della Rosa del deserto, associazione culturale. Neanche il tempo di entrare che le preghiere della Protezione civile e del servizio meteo nazionale ottengono ascolto. E si scatena l'inferno. Ma dentro le nostre temerarie scrittrici snobbano la furia degli elementi, mangiano un'ottima pizza, chiacchierano convivialmente con le organizzatrici della trasferta in Agro pontino, Elisabetta e Silvia, ovvero Goodmorning Italia, quindi presentano il loro "Le colpe dei padri". Dice: ma non è un libro vecchio? Sì, ammesso che i libri possano mai invecchiare. È uscito nel 2008 con Historica che era ancora un abbozzo nella mente di Francesco Giubilei. Eppure. Eppure ieri sera, complici un pubblico attento (coraggiosissimi, anche loro), le domande di Silvia ed Elisabetta, la musica dei Trumpers e i brani scelti per le letture... Beh, ancora una volta quel romanzo, quella saga familiare, ci ha costrette a dichiararci orgogliose di averlo scritto. La chiusura della serata con un bellissimo arrangiamento dei Trumpers dell'immortale Halleluja di Leonard Cohen, ci ha portate per mano fuori della Rosa del deserto. E aveva smesso di piovere. Il ritorno a casa è stato accompagnato da spruzzi di pioggia lieve, sprazzi di cielo stellato e flash di saette in lontananza a indicare la strada per Roma. Una serata bellissima.

mercoledì 24 ottobre 2012

Cronisti cronici apocalittici: Carlo Vecchiarelli

Dice di sé: ventottenne umbro, studente in Chimica all’Università di Perugia. Amante di quella letteratura che non lascia i denti bianchi, appassionato di cinema d’autore e linguaggio cinematografico, di arte contemporanea e moderna.
Scrivo racconti per piacere, consapevole di dover passare prima o poi a qualcosa di più impegnativo. Questo è il primo tentativo di promuovere e pubblicare ciò che scrivo.
Nel tempo libero mi dedico a recensioni cinematografiche, sceneggiature, progetti artistici disparati (attualmente installazioni sul concetto di croce e l’influenza del simbolo nell’affermazione di un’idea nella società). Credo fermamente che, nel mondo d’oggi colpito da una crisi decadente che coinvolge molti aspetti, l’artista o potenzialmente tale abbia il dovere di veicolare quanto più possibile delle idee e dei messaggi che smuovano le coscienze, allontanandole dall’egoismo apatico e profittatore tipico della cultura del nuovo millennio.

Diciamo di lui: Sarà per assonanza con il nome, sarà per il tipo di racconto inviato, ma ce lo figuravamo moooolto più vecchio di come si dichiara. Notato che non abbiamo scritto "di come è"? Perché il tipo ama mantenere il mistero, come appare evidente dalla lapide... pardon, dalla foto che ha voluto a illustrazione del post a lui intestato. Ergo, come facciamo noi ad affermare che veramente trattasi di ventottenne umbro? Quello che possiamo affermare senza tema di smentite è che il suo racconto "Alla fine sempre in coda" detiene il primato del più cervellotico dell'antologia. Aspettiamo i commenti dei lettori per sapere se cervellotico attenga alla categoria del positivo o a quella del negativo.
p.s. Se il Vecchiarelli pensa che esporre la propria faccia possa essere pericoloso, chi siamo noi per non avvertire CIA, FBI, MI5 e James Bond che siamo in possesso del suo cellulare? Come dite? L'apparecchio si autodistruggerà dopo il primo squillo? Beh, allora speriamo che non lo tenga all'orecchio mentre, in coda, attende la fine del mondo.

lunedì 22 ottobre 2012

Cronisti cronici apocalittici: Alexia Bianchini

Dice di sé: Con CIESSE edizioni ha pubblicato MINON, romanzo Dark Fantasy. Con Linee Infinite il romanzo Scarn, la nuova era dei vampiri.
I racconti Ali lacerate e La sposa putrescente sono pubblicati nelle antologie di Del Miglio editore. Avarice lo trovate sull’antologia Del Vizio e della Virtù, Diamond editrice. Il cuore di Maya, nell’antologia I vampiri non esistono, Domino edizioni.
Con le Edizioni Scudo è disponibile in e-book Superciccio & Sisters, il racconto La danzatrice di spade nel volume n.2 di Mahayavan,  Fata a vapore in Vapore Italico, le graphic-novel de La principessa del Deserto Sefoxirya, il racconto Unità d’Italia in Robot.ITA01 e No One sull’antologia Iustitia Mortis.
Con GDS Edizioni ha pubblicato l’antologia SYMPOSIUM, di cui è curatore e in e-book le novelle Sibilla, visioni di morte e Il cerusico.
Selezionata per il concorso Terre di Confine con il racconto Invalicabile, nel concorso steampunk per Scrittevolmente.com e con un racconto horror per Asylum 100.
Con EDS ha pubblicato la raccolta  Alter Ego, e sono usciti tre racconti di fantascienza.
Editor, curatore di collana per Ciesse Edizioni, direttore del  webmagazine Fantasy Planet e direttore editoriale della Lite-editions.

Diciamo di lei: Intanto che la bio non è una bio, ma una scheda editoriale dove la fulva fanciulla dal fiero sguardo dimostra di volerci tenere all'oscuro di tutto quanto esuli dalle sue attività narrative. Però, a leggere il suo racconto "Il mondo di sotto", uno dei più duri tra i venticinque, si capisce che lo sguardo non è fiero solo in fotografia e che la foto è di profilo magari per non mostrare una dentatura sospetta. D'altrone una che intitola racconti, come da biografia, La sposa putrescente, Fata a vapore o Ali lacerate dà da pensare. E se la guardate bene, potrebbe essere uscita pari pari da un film din Tim Burton, quelli con la stop-motion e i personaggi di plastilina. O no?

giovedì 18 ottobre 2012

Cronisti cronici apocalittici: Marco Proietti Mancini

Dice(va) di sé: Romano del 1961. Vive di lavoro e di stipendio in una multinazionale dell’informatica e si diverte, da sempre, scrivendo. A scrivere più seriamente ha iniziato tardi, nel 2009, con la pubblicazione del primo romanzo “Da parte di Padre”.
Da allora in poi collaborazioni, recensioni, partecipazione a eventi e prefazioni per pubblicazioni di altri. Adesso è in attesa di pubblicare il secondo romanzo, seguito del primo, e poi ci sono già pronti un altro romanzo e una raccolta di racconti. In mezzo a tutta questa frenesia, ovviamente, continua a campare del lavoro e dello stipendio della multinazionale. Ma la speranza è sempre l’ultima a morire, nel caso dei malati di scrittura non muore proprio mai.

Diciamo di lui: Nel frattempo ha pubblicato la raccolta di racconti (o romanzo emozionale) "Roma per sempre" (Edizioni della Sera) ed è esploso. In tutti i sensi. Viaggia in tutta Italia, manco fosse Renzi alle primarie. Spamma a diluvio al punto che Alemanno e Gabrielli danno allerta meteo un giorno sì e uno no. Ha capito che scrivere gli compete e sta alleprato per i prossimi dodici romanzi. Non siamo certi che, in questa orgia letterario-narcisistica, riusciremo ad averlo con noi nella presentazione romana delle Cronache. Sta di fatto che il racconto "Ogni venerdì" merita a prescindere dal fatto che lui ci abbia fornito una foto decisamente fuori fuoco, sia carico di braccialetti e anelli che neanche Fabrizio Corona e si emozioni come un pupo a ogni presentazione.

mercoledì 17 ottobre 2012

La strage delle donne

La scorsa settimana è uscito un libro. Ne escono centinaia ogni santo giorno. Ma questo è un libro diverso, importante. Un libro di cui si è riusciti a parlar male prima ancora che uscisse e si avesse modo di leggerlo. Si intitola “Se questi sono gli uomini – Italia 2012. La strage delle donne” e lo ha scritto il giornalista Rai Riccardo Iacona. È un libro inchiesta sulla violenza omicida che, statistiche alla mano, un giorno sì e uno no colpisce una donna in Italia. Eppure. Eppure, scrive lo stesso Iacona, non è che gli uomini “sottovalutino la morte di Vanessa (Scialfa, uccisa in Sicilia dal suo compagno e scaricata lungo l’autostrada, n.d.r.) o delle altre donne ammazzate [...] ma per loro la storia finisce quando si scopre il cadavere, l’assassino ha confessato [...] Una volta che la marea emotiva si abbassa, non è più la storia di tutti, ma solo un brutto fattaccio che non ci riguarda [...] storie di pazzi, di malati, di poveracci...” Anomalie, casi isolati. La levata di scudi maschile è stata pressoché unanime. Leggiamo in Rete un commentatore che fa dei distinguo: “...il femminicidio è una parte irrilevante dell’insieme della violenza di genere. Ritengo che sia più importante agire, dal punto di vista culturale, sulla violenza familiare che non sul femminicidio; ritengo altresì (e i numeri lo dimostrano) che non ci sia nessuna relazione tra i casi di femminicidio e il dispiegarsi allarmante della violenza contro le donne.” Continuiamo con un commentatore del Fatto: “La violenza sulle donne è colpa delle donne stesse, quasi nessuno ammazza la compagna da un giorno all’altro, è sempre un climax di prepotenze e piccole violenze che crescono con il tempo e che la donna accetta a causa di una mentalità sottomessa.” E un altro: “Gli studi dicono che le donne nell’ambito domestico sono più violente degli uomini.” E ancora: “Dobbiamo appurare ora se ci sono donne che amano gli uomini. Che abbiano, chesso, scritto un libro o magari dedicato un pezzo del loro tempo alla strage più che quotidiana dei morti sul lavoro.” E anche: “Da uomo, quello che mi fa fastidio è il titolo del libro, che fa di tutta l’erba un fascio e criminalizza l’intero genere maschile senza fare un distinguo.” Dulcis in fundo: “Iacona non è un uomo. Semmai puoi chiamarlo maschietto, maschio-pentito o zerbino femminista.” Tutti costoro hanno parlato prima di aver letto il libro. Ma l’autore se lo aspettava, perché nella prefazione ha chiarito che “di guerra si tratta, di uomini che si armano per uccidere le loro donne [...] Una guerra che ha [...] un obiettivo strategico, più a lungo termine: impedire alle donne in Italia di essere libere di scegliere, di vivere, di amare. È quindi una storia che ci riguarda da vicino...” Ci riguarda, tutti, perché nel 2011 sono state assassinate 137 donne. Erano già 80 quest’anno, quando Iacona ha mandato in stampa. E i casi isolati, le anomalie, presi tutti insieme si chiamano strage.

Laura Costantini

lunedì 15 ottobre 2012

Cronisti cronici apocalittici: Francesca Montomoli

Dice di sé: Nata a Grosseto nel 1958, vive in Toscana sua terra d’origine.
Appassionata di arte,  letteratura e Formula1, nel 2010 partecipa al Torneo Letterario IoScrittore classificandosi fra i semifinalisti con il romanzo Una stanza vuota, edito nel 2011 nella sua forma definitiva da Sangel Ed. 
Come autrice di racconti è stata pubblicata sul quotidiano Il Tirreno e nelle antologie della II-III-IV e V edizione di Incipit d’Autore – Giulio Perrone Ed.
Come autrice di versi è stata pubblicata nell’antologia del Premio Intern. Mario Luzi 2011.  Finalista nel concorso “Diventa scrittore con Gente”.
Terza classificata nel Premio Intern. Fortunato Pasqualino 2011 – sez. narrativa (con pubblicazione)
Seconda classificata nel Premio Nazionale di Poesia e Fotografia Opera Prima 2012 con la poesia Alluvioni e menzione d’onore con la poesia Campi d’Africa. (con pubblicazione)

Diciamo di lei: Visto che biografia professionale? Uno legge una cosa così e si aspetta un personaggio a dir poco paludato. Poi abbiamo imparato a conoscerla dai suoi interventi sul gruppo delle Cronache, e abbiamo scoperto che è una pazza scatenata che invece di una tastiera, davanti al computer tiene un volante da F1 e combatte contro se stessa per battere i propri record su tutte le piste da GP del mondo. Non solo, il suo racconto "Uguale per tutti" è stato tra quelli che hanno convinto la giuria con tanto di ola. E per finire, se non avessimo letto la sua data di nascita sulla bio, saremmo rimasti convinti di essere davanti a una max trentenne talentuosa.

venerdì 12 ottobre 2012

Cronisti cronici apocalittici: Marco Sisi

Dice di sé: (Livorno 11/05/1957 ore 07:30, per cui Toro ascendente Cancro, Luna in Bilancia e una collezione di quadrature e opposizioni da fare invidia a una griglia del Sudoku).
Nato e cresciuto in una piccola città, una volta lume di tolleranza e multietnicità in mezzo al Mediterraneo e oggi ridotta all'ombra di se stessa, dopo aver partecipato alla nascita di un paio di tv locali e di altrettante radio, messo su invano un'agenzia pubblicitaria ed essendosi irresponsabilmente sposato all'età in cui oggi si è bamboccioni, nel 1983 mandava tutto a farsi friggere e si trasferiva a Roma, con l'intenzione di fare il grafico pubblicitario e il risultato di ritrovarsi montatore "errevùemme" presso una grossa società di produzioni. Dopo anni di alti e bassi, professionali, sentimentali e caratteriali, lo ritroviamo precario presso "Mamma RAI", ma col piede in due, o tre, oppure quattro scarpe, dato che non disdegna di lavorare per Mediaset, La7, appalti vari e anche realizzando per conto proprio documentari e videoclip. Ha scritto molti articoli e un paio di saggi dedicati al rapporto tra cinema e territorio. Ogni tanto, ritenendo di riuscire a raccontare storie assai fantasiose (ma le sue partner, definendole "scuse", le hanno sempre ritenute assai deboli), ha pensato che avrebbe potuto provare a metterle su carta. Forse, da qui al giorno che si saprà se i Maya avevano ragione oppure no, ci riuscirà davvero.
Diciamo di lui: La categoria montatori meriterebbe un post a parte. La categoria montatori in analogico meriterebbe di entrare nella liste delle specie in via di estinzione. Marco attiene a entrambe, ma meriterebbe un catalogo a parte perché è quello che si definisce un personaggio. Intanto è livornese, altro gruppo fuori quota tra gli esseri umani, e quando lavorava con la nostra redazione si divertiva un casino a spaventare il povero/a programmista-regista (leggi giornalista non così nominato onde poterlo pagare la metà della metà) con un cipiglio degno di miglior causa. E con reprimende degne del Vernacoliere contro la scarsa qualità dei nostri sforzi creativi e degli argomenti che venivamo chiamati a trattare. Confesso che lo trovato antipaticissimo. Poi ha cambiato produzione e l'ho ritrovato su FB. E ho scoperto una persona ricchissima di sfaccettature e di cose belle da dire. Quando ha deciso di partecipare al concorso per le "Cronache dalla fine del mondo" non mi sono stupita. E quando abbiamo letto il tuo racconto "Wakhan?", abbiamo capito che ci stava. Eccome se ci stava. Resta il mistero di quel punto interrogativo nel titolo. Lui asserisce di non averlo messo. Noi ce lo siamo ritrovato nel file. Potevamo toglierlo ma, quando leggerete, capirete che chiunque abbia deciso di inserirlo (forse un pc senziente) aveva ragione.

martedì 9 ottobre 2012

Cronisti cronici apocalittici: Federica Gnomo

Toc toc toc, prestate ascolto. Perché gli gnomi sono silenziosi, discreti, anche un po' timidi. E qui abbiamo una gnoma piuttosto schiva. Non fatela scappare.

Dice di sé: Mi chiamo Alessandra Gaggioli (pseudonimo Federica Gnomo), sono architetto, scrittrice  di storie d’amore e creatrice di ricette. Vivo a Viterbo in terra etrusca con un marito bello e  paziente.  Ho una figlia e due cani, Lilli e Bebolino. Poiché  mi piace cucinare ho spesso molti amici a cena. Ho  partecipato al nuovo libro “Cotto e mangiato, le ricette dei fan” edito da Fivestore.RTI (ottobre 2011) e a quello di prossima uscita nel Giugno 2012. Sono redattrice di una rubrica di cucina e amore su Lovvy.it, rotocalco on line. Ho pubblicato racconti e poesie in diverse antologie. Mi piace scoprire nicchie di lettori insoddisfatti e cercare di accontentarli con storie particolari. Un po’ come con i piatti che cucino. Nel mio blog Gnomosopralerighe  in cui metto recensioni, scritti e ricette legate a quello che scrivo o commento,  finisco di straziare gli amici e i curiosi che ci capitano. 

Diciamo di lei: Un talento fluviale perché ci ha chiesto di partecipare con più racconti (e prima che cominciate a protestare, non è stata la sola). Le abbiamo chiarito che, in caso di pareri favorevoli della giuria, ne sarebbe entrato uno solo. Ebbene, è stato difficile sceglierne uno solo, anche considerato che erano di tre generi completamente diversi. Alla fine l'eletto è stato "L'ultima notte al mondo", uno dei testi più poetici ed originali della raccolta. Difetti? Un evidente crisi di identità tra Alessandra e Federica, tra la gnomaggine e la mammaggine. Un'altalena continua, ma non ci lamentiamo. Di soggetti un tantinello squilibrati abbiamo solo l'imbarazzo della scelta.

lunedì 8 ottobre 2012

Un caldo, bollente autunno editoriale. Tra Historica e Las Vegas.


Siamo particolarmente orgogliose di questa copertina. Il quadro "Le manteau noir" ci è stato gentilmente concesso dalla pittrice Francine Van Hove e crediamo che, una volta letta la seconda avventura di Nemo Rossini e Quirino Vergassola, tutti capirete perché questa immagina è così attinente al romanzo. "Carne innocente" è in un uscita a giorni e non stiamo più nella pelle. Ma, come annunciato dal titolo del post, questo sarà un autunno bollente dal punto di vista editoriale. Perché per Historica Edizioni, in collaborazione con le vostre due scrittrici preferite, è in arrivo una nuova ondata di Cronache.

Venticinque autori per immaginare la fine del mondo, o forse un nuovo inizio. Voci diverse, ironia, tragedia, parodia e fantascienza, passando per amori struggenti e dei incazzati. La prefazione, ironica e dolente, è firmata da Maurizio De Giovanni e le "Cronache dalla fine del mondo - 21/12/2012" è in uscita per i primi di novembre.
E, se non bastasse, a metà novembre uscirà il nostro romanzo storico western "Il destino attende a Canyon Apache" per i tipi di Las Vegas Edizioni. La copertina non è ancora pronta, ma la mappa che vi presentiamo è di molto attinente.

domenica 7 ottobre 2012

Cronisti cronici apocalittici: Sam Stoner

Consiglierei di leggere questo post con un sottofondo jazz, meglio se di quello classico, dalle atmosfere fumose... Notato il cappotto spigato che fa tanto Casablanca? E allora: suonala ancora... SAM.

Dice di séAppassionato di letteratura anglosassone, di golf, di cinema e teatro classico. Residente a Roma, si guadagna da vivere scrivendo articoli per alcuni giornali romani ed e-magazine. Nel mentre continua a scrivere romanzi e racconti. Appena può, sale su un aereo per tornare nella sua amata New York. Si muove dal noir al mistery, dal dramma al giallo e ultimamente anche nell’ambito della commedia brillante, secondo l’irriverente tradizione letteraria ebraica, quella di Roth, Richler, Allen. Scrive sempre a penna e con inchiostro rigorosamente blu. Due romanzi attualmente in scrittura. 

Diciamo di lui: Entra a pieno diritto nel gruppo (nutrito per la verità) dei Cronisti cronici apocalittici sotto mentite spoglie. Di lui si sa pochissimo, ovvero: Sam Stoner è uno pseudonimo (quale mistero si cela dietro la sua identità?), non si trattiene mai oltre un certo orario (uhm, anche i vampiri, i licantropi e qualche altra orrida creatura fa così), ama le donne ma appare sempre in veste da single (che ne fa delle sue amanti?), ha lo sguardo inquietante (o forse è miope?), ama la provocazione fine a se stessa ma ha l'atteggiamento del gentiluomo (Doctor Jekyll e Mister Hyde?). Dice di odiare gli autori italiani, dice di non leggere scritture femminili. Potrebbe essere un enorme bluff, ma messo alla prova della scrittura ci ha stupito con un racconto tra i migliori "Comandamento numero uno". Giocasse a carte scoperte, forse perderebbe in fascino. Allora lasciamolo così, mentre si allontana nella nebbia...

venerdì 5 ottobre 2012

Cronisti cronici apocalittici: Aurelio Raiola


Dice di sé: nato a Napoli nel 1963, l’anno in cui morì Papa Giovanni XXIII, ma non è stata mai provata una relazione tra i due eventi. Sposato con due figli, vive in perenne stato d’ansia sotto lo Sterminator Vesevo.
Bancario da sempre, per vendicarsi ha partecipato con due racconti alle raccolte umoristiche: “Aggiungi un porco a favola”, edizioni Cento Autori (2009) e “Se mi lasci, non male”, edizioni Kairos (2010).
Sono state trovate tracce del suo passaggio nell’“Enciclopedia degli Scrittori inesistenti”, Homo Scrivens (2012).
Diciamo di lui: Intanto se la batte per la foto migliore tra quelle pervenute, poi... Appartiene a un'annata di quelle che non si dimenticano. E non solo perché è morto papa Giovanni, anche Kennedy a dirla tutta, bensì perché ha dato i natali a individui (e individue) grintosi, fantasiosi e rognosi per chi si mette sulla loro strada, poi... Si definisce bancario, si inserisce tra gli scrittori inesistenti, ma il suo racconto "20.12.2012" smentisce per lo meno la seconda definizione (sulla prima dovremmo sentire i suoi superiori), poi... Lo sterminator Vesevo, comunque, ha concimato bene la zona perché dalle parti di Napoli ci sono fior di parolai.

giovedì 4 ottobre 2012

Cronisti cronici apocalittici: Falconiere del Bosco

Premessa fondamentale. Lui è uno, ma più di uno. Il nome vero sarebbe Fausto, ma se lo chiamate così, non vi risponde. Eccolo, in tutte le sue molteplici identità:


Fausto Marchetti.
Dice di sè: Classe 1953, vivo in Franciacorta (BS), perito elettrotecnico, ho lavorato 7 anni in fonderia artistica e  da oltre 30 lavoro nella forneria paterna.
Scrivo da un paio di anni, la scrittura rappresenta per me una via di fuga dal quotidiano (non solo pane) ed è spesso associata alla musica  che incastono come pietra preziosa nei miei racconti. Al di sopra della cima degli alberi è il nome del mio blog ma anche un posto dove spesso mi ritrovo ad aleggiare mentre il pane in forno diventa color oro.

Diciamo di lui: Fausto, ma anche Falco, oppure Falconiere del Bosco. Sembra un tipo tranquillo, ma in realtà ha poteri sciamanici che fanno, sì, lievitare il pane. Ma soprattutto trasmettono alla sua penna una poesia tale che il suo racconto nelle Cronache è onirico, ironico, poetico quanto il miglior Fellini. Si intitola "Chi l'ha detto che i topi non mangiano formaggio?" e vi consiglio di segnarvi questo titolo, perché vi emozionerà. Intanto vi sveliamo gli altri volti del soggetto in questione:

Falco, ma anche...
Falconiere

martedì 2 ottobre 2012

Cronisti cronici apocalittici: Fabio Assumma

Dice di sé: Nato a Torino da genitori alieni, papà calabrese e mamma lucana, parte fin da piccolo ad escogitare piani fantasiosi per conquistare il pianeta Terra ed inizia smontando tutto ciò che gli capita a tiro. Per camuffarsi tra gli umani frequenta con buoni risultati le scuole dell’obbligo e poi prende anche il diploma di Maturità Scientifica. Ma i piani per la conquista della Terra vanno a rilento e decide di iscriversi all’università, così per passare il tempo. E passa oggi passa domani si laurea in Ingegneria Elettronica presso il Politecnico di Torino. Il destino però è beffardo e, innamoratosi di una bellissima terrestre, con cui attualmente è sposato e ha una figlia, si è visto costretto ad abbandonare il piano iniziale per deviare verso qualcosa di più terrificante: escogitare un modo per pagare il mutuo. Nel tempo libero smonta e rimonta l’impossibile e, avendo ultimamente scoperto la penna, scrive fesserie che cerca invano di spacciare per racconti.

Diciamo di lui: Ci ha rubato il mestiere. Perché uno che mette insieme una biografia come questa sta, evidentemente, fuori come una scala antincendio festonata di edera. Se poi aveste dei dubbi, aspettate di leggere il suo racconto che, a furor di giuria, si è aggiudicato il premio titolo più originale: Il buco con la Terra intorno. In cosa consisteva il premio? Una bicchierata ristoratrice tra noi della giuria. Vi assicuro che non potete sapere fino a che punto ce la siamo meritata...