martedì 30 ottobre 2012

Sentenze da televoto e incertezza della pena

“È stato condannato perché sta antipatico agli italiani”, con queste parole il criminologo più amato dai salotti televisivi, Alessandro Meluzzi, ha stigmatizzato l’ergastolo per Salvatore Parolisi. E forse non ha tutti i torti. Se in un rigurgito di reality si fosse aperto un televoto in attesa che il tribunale di Teramo deliberasse, alzi la mano chi non avrebbe decretato a suon di sms la colpevolezza del marito infedele più odiato e vituperato d’Italia. Tutti? No, perché non dobbiamo dimenticare che quest’uomo adultero e bugiardo, disposto a negare anche l’evidenza dei suoi comportamenti, riceve decine e decine, forse centinaia di lettere di ammiratrici. Che lasceremo alla loro incomprensibile ammirazione mentre prendiamo atto che le prove incontrovertibili della colpevolezza di Parolisi non ci sono. Come non ci sono mai state nel caso di Annamaria Franzoni, condannata in primo grado e confermata in appello a sedici anni di carcere  per l’assassinio del piccolo Samuele. Per lei valsero due considerazioni: era l’unica sospettata ed era incapace di suscitare la benché minima empatia. Esattamente come il caporale istruttore Parolisi, accostato alla Franzoni anche nella capacità di piangere a comando. Il criminologo Meluzzi si dice certo che la condanna non reggerà in appello e prevede per il caso Melania Rea uno sviluppo alla Meredith Kercher: gli indizi contro Parolisi non saranno sufficienti ad un secondo esame. E l’uomo che tradiva la moglie con l’amante e l’amante con le allieve potrebbe ritrovarsi innocente proprio come è accaduto a Raffaele Sollecito e Amanda Knox. Anche loro condannati in primo grado a 24 e 26 anni per l’omicidio della povera Meredith e poi assolti, lasciando in carcere il solo Rudy Guede. Chissà quanto responsabile, ma dal punto di vista di chi resta è già una conquista se si pensa a quanto accaduto a Chiara Poggi, la vittima di Garlasco. Massacrata e senza l’ombra di un colpevole dopo che due gradi di giudizio hanno riconosciuto innocente Alberto Stasi. Altro volto da aggiungere a questo poker di indecifrabili. Il silenzio arrogante di Parolisi, ben accetto dopo le deliranti intercettazioni delle sue telefonate con l’amante Ludovica. Lo sguardo allucinato eppure freddo di Annamaria Franzoni, poco credibile anche nelle lacrime per il suo Samuele. La civetteria processuale di Amanda Knox. La maschera inquietante di Alberto Stasi. E, dietro di loro, vittime innocenti che anche quando, come Samuele, ottengono la giustizia di una condanna restano sospese nel limbo dei perché. La loro morte continuerà a ispirare libri, documentari, inchieste e ricostruzioni tra plastici ed esperti. Ma non troverà la pace di una spiegazione. Un raptus per Samuele, un approccio respinto per Meredith, uno sconosciuto in casa per Chiara, un adulterio venuto alla luce per Melania. E tra lame di coltelli e corpi contundenti mai rinvenuti, resta la lotteria delle condanne agli antipatici in attesa dell’appello prossimo venturo.

Laura Costantini

1 commento:

  1. Ciao Laura, sarò banale ma questo accade perché oramai i processi si fanno in tv. Ci credi se delle persone da te citate conosco a malapena i volti e ancora meno i dettagli delle loro storie. Non so se è un merito ma come ho già scritto altre volte dopo il caso Tortora non ho più intenzione di farmi trascinare in questi scontri fra opposte fazioni: i colpevolisti e gli innocentisti, opposte categorie che condannano e assolvono senza averne gli strumenti senza alcun pudore per poi attendere una volta che la storia giunge al suo epilogo una altra vicenda magari ancora più raccapricciante da gustarsi seduti sul divano fino a quando magari non tocca a alcuni di loro trovarsi dall'altra parte dello schermo esposto alla gogna mediatica.

    p.s. proprio come dicevi tu si rischia di provare simpatia o addirittura empatia per un assassino o disprezzo per una persona solo perché ha una brutta/bella faccia solo rispondendo al nostro istinto

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