Non ti pare che la cosa più
evidente sia una non comprensione delle diverse sfaccettature del testo e delle
molteplici sollecitazioni che offre al lettore?
“Nel leggere la sua disamina
ho avuto l’impressione che avesse letto qualcosa che non avesse nulla a che
vedere con il mio romanzo. Mi è stato evidente che la blogger si aspettasse
qualcosa di totalmente diverso e che, soprattutto, abbia percorso le pagine
indossando un punto di vista che non avrebbe potuto consentirle di entrare in quel mondo. Sì, ritengo non abbia
compreso e la cosa mi colpisce, come autrice. Quando succede è sempre buona
norma farsi delle domande.”
In particolare questa
disamina del libro (permettimi, non riesco a chiamarla recensione perché una recensione
dovrebbe analizzare il testo in tutti i suoi aspetti), è fatta come un compito
in classe. Capisco che possa essere lo stile del blog, ma è davvero respingente
sentir fare lezione di scrittura fin dalla prima riga: “La narrazione è
in terza persona; il narratore esterno è onnisciente e racconta la
storia dal futuro.”). Inoltre, non trovi che in tutti i punti del suo post
Milena non abbia fatto altro che presumere il tuo punto di vista e
contemporaneamente insegnare come ci si dovrebbe comportare scrivendo, ad
esempio, quali limiti non si debbano travalicare?
“Di sicuro mi ha imputato
idee, valori e convincimenti che non mi appartengono. Diciamo che dal suo
articolo un lettore del blog può di certo farsi un’idea di come la pensa la
titolare, ma assolutamente non può capire cosa ci sia nel romanzo oggetto della
disamina. Ci tengo a chiarire che le recensioni negative sono occasioni di
crescita. In questo caso, però, del libro che ho scritto non c’è nulla se non
quei punti, i soli sui quali la blogger si è focalizzata. I soli,
evidentemente, che hanno mandato in tilt il suo universo di lettrice con punto
di vista assolutamente chiuso nella contemporaneità.”
Sono anche estremamente
sorpresa che di tutto il mondo che hai creato e aperto al lettore con questo
libro, la sua attenzione si appunti su: lo stupro, l’omosessualità e il trauma.
Episodi importanti, ma funzionali alla narrazione. A me non è sembrato che
fossero argomenti tanto importanti rispetto al discorso sulla salvezza dei
libri o sul potere delle donne che mi sono sembrati fondamentali nello
specifico del significato. Ma magari sbaglio…
“Per chi non ha letto il
romanzo tengo a specificare che la vicenda si svolge in un mondo devastato da
una guerra che va avanti da cinque secoli, dove i valori cui oggi cerchiamo di
tener fede (senza riuscirci, come è evidente dalle cronache) hanno perso
terreno. E voglio anche precisare che lo stupro – una singola scena – c’è
mentre non viene assolutamente toccato il tema dell’omosessualità, che pure mi
è caro. E non credo ci sia bisogno di ricordare quanto io sia attiva nella
difesa dei diritti delle donne e delle persone LGBT+.”
Però, magari guardiamo
insieme quello che ha scritto e cerchiamo di capire cosa l’ha spinta a rilevare
solo la parte che lei ritiene negativa. Per esempio dice: “Uno dei messaggi peggiori, a mio avviso, risiede nella visione dello
stupro. Questo viene in un primo momento messo sullo stesso livello di una
serie di frustrate subite da un uomo e poi "giustificato" perché la
persona in questione lo aveva in qualche modo già subito in precedenza.” E
spiega il perché: “Innanzitutto, sia un
uomo che una donna possono subire uno stupro (in qualsiasi società del presente
e del passato), e sottintendere che siano solo le donne a subirlo credo sia
profondamente sbagliato”. Io non ricordo che tu abbia affermato qualcosa
del genere e non sono riuscita a ritrovare il passaggio nel libro (tanto per
dire quanto non mi sembrava rilevante…), mi fai capire dove ha intravisto
questo pensiero?
“Tutta colpa di un pensiero
della protagonista Ghillean mentre viene aggredita – ma non ci sarà violenza –
da Tarnell. In quanto guerriera, Ghillean è stata addestrata da una veterana
che aveva subito una lunga serie di abusi durante la prigionia in mano nemica.
Era stata quell’addestratrice a dire alle allieve che lo stupro è
sopraffazione, che umilia una donna come una serie di frustrate umilia un uomo,
ma che comunque si sopravvive. Ovvio che io non pensi questo. Ma da un ricordo
nella mente di Ghillean la blogger evince che io stia paragonando lo stupro a
una brutta ma irrilevante esperienza. Se avesse letto con attenzione, avrebbe
trovato che la stessa Ghillean considera che quelle parole nulla potevano
rendere dell’orrore di una vera violenza.”
Non contenta continua sullo stesso tema: “Inoltre, lo stupro e le percosse,
chiaramente, non possono essere messi sullo stesso piano” e, ancora: “Bisogna considerare anche che ogni persona
ha un modo diverso di vivere un trauma, quindi, non si possono fare paragoni a
prescindere. Infine, far passare uno stupro per qualcosa da tralasciare perché
se ne è già subito uno, è semplicemente assurdo.”
Queste parole mi danno la sensazione che la
blogger stia giudicando la narrazione utilizzando le strutture mentali contemporanee
senza pensare (se non di sfuggita citando l’epoca in cui si svolge il racconto)
che la letteratura è libertà, l’autore può dire quello che vuole senza dover
essere “politicamente corretto” e che un personaggio non per forza rispecchia
quello che pensa il suo autore. Non credi?
“Nei miei libri ho trattato tematiche di
vario genere. Ho scritto, insieme a Loredana Falcone, anche una trilogia noir
dove esistono serial killer decisamente inquietanti. Ho sempre pensato fosse
inutile specificare che ciò che fanno e che pensano non mi appartiene. Ma, a
quanto scopro in questo caso, non è così. Leggere che il mio romanzo viene
caldamente sconsigliato per un’interpretazione arbitraria da parte di una
lettrice mi lascia perplessa.”
C’è poi la storia della battuta
sull’omosessualità del cavallo. Mi spieghi perché tale battuta avrebbe “ritratto l'omosessualità come un qualcosa di
cui vergognarsi e da aborrire”? Proprio tu che sull’omosessualità hai
creato una saga? Cosa ha visto nelle tue parole?
“In questo caso, credimi, ho dovuto cercare
sulle pagine dove avessi detto una cosa simile. Ovviamente non ho trovato nulla
del genere. Si tratta di uno scambio di battute tra il generale Kimen e il
brigante Tarnell riguardo la virilità di Tifon, lo stallone del brigante. Una
battuta su un cavallo, scherzosa e che, comunque, non sfiora neanche di
striscio il tema dell’omosessualità. Ecco, questo appunto mi fa veramente
dubitare di come sia stato letto il romanzo.”
Tutto questo tirar fuori concetti e
supposizioni mi fa pensare che Milena non sia riuscita ad entrare nella
narrazione e che si sia arenata in mezzo alla cronaca, all’attualità e,
soprattutto, in mezzo ai bias e dalla visione contemporanea. Perseguendo questo
punto di vista, però, la letteratura muore ed è un peccato perché il suo blog
di appassionata di libri poteva essere un osservatorio della generazione Z. Del
quale, cominciamo ad avere anche bisogno, non credi?
“Ne abbiamo bisogno, eccome. Ma credo, anche,
che leggere professionalmente – perché questo fanno blogger e instagrammer –
preveda una cultura e una preparazione che non si possono improvvisare. E mi
dispiace dirlo, perché sono certa che verrà interpretato come una rivalsa per
un brutto voto – 3 su 10. Però il brutto voto lo avrei accettato se fosse stato
giustificato da qualcosa che io avessi effettivamente scritto e pensato. Non
dalle interpretazioni di chi ha guardato un mondo di stampo medievale con la
suscettibilità di oggi. E sulla suscettibilità di oggi potremmo aprire un
capitolo a parte, analizzando come molti romanzi contemporanei dipingono le
donne e il loro rapporto con gli uomini.”