venerdì 28 ottobre 2011

I miei articoli per "La Sesia": Sic transit...

È morto Antonio Cassese. Il nome non dirà molto ai più. Aveva 74 anni e aveva dedicato la propria vita alla tutela dei diritti umani. Per dirla con le parole del presidente della Repubblica, era un "giurista di alto prestigio nell'area del diritto internazionale e protagonista della importante esperienza del Tribunale Penale Internazionale". Parole importanti, ma che non rendono giustizia a un uomo che ci confidò, anni fa, l’orrore provato nel visionare i documenti sul genocidio della ex Jugoslavia. La morte gli ha negato la possibilità di commentare quanto accaduto in Libia. Mentre scriviamo, file chilometriche di persone attendono il proprio turno per prendere visione del cadavere oltraggiato del colonnello Gheddafi. Il professor Cassese, che di orrori ne aveva visti tanti da conservarne un’ombra dolente in fondo agli occhi allegri da uomo del Sud, forse si è risparmiato il filmato amatoriale del linciaggio del dittatore. E forse avrebbe sorriso ascoltando le parole che il ministro degli Esteri Franco Frattini ha voluto dedicargli: "Cassese ha saputo coniugare il rigore della dottrina e la profondità della sua competenza giuridica con il coraggio delle sue posizioni, ispirate da onestà intellettuale e acuta visione dei drammatici fatti che è stato chiamato a giudicare". Onestà intellettuale e acuta visione. Sì, il professor Cassese ne era dotato, almeno quanto era dotato di ironia. Perché il ministro che gli rende giustamente omaggio è lo stesso che durante le satrapiche visite di Gheddafi a Roma, ne parlava come di “un grande alleato dell’Italia”. Mentre oggi la sua barbara esecuzione diventa “una grande vittoria del popolo libico”. Avrebbe sorriso Antonio Cassese, lui che nei consessi internazionali chiamati a rendere giustizia alle vittime aveva dato dell’Italia un’immagine di equilibrio, saggezza e competenza. Lui che fino a pochi giorni fa difendeva l’Unità dai deliri padani della Lega e scriveva: “Sarebbe opportuno che si smettesse di inquinare il discorso politico con fumose ed inconsistenti chimere, che creano aberranti aspirazioni, distraendo dai tanti gravi problemi che affliggono l'Italia. E forse sarebbe utile che alcuni nostri politici si leggessero qualche manuale elementare di diritto costituzionale e internazionale”. Ci mancherà un uomo così. Ci mancherà in un paese che fino a ieri baciava la mano del colonnello Gheddafi e oggi viene invitato a gioire per la sua morte. Dal ministro La Russa, in questo caso. Ci mancherà in un paese dove viene eletto per il terzo mandato un governatore, Michele Iorio, che promette al Molise (300 mila abitanti) ben due aereoporti, ma nessuna prospettiva di lavoro per i giovani. Ci mancherà in un paese dove portare il tricolore viene considerato una fatica insostenibile da un’atleta, Federica Pellegrini, che dovrebbe esserne onorata. Posto che una gloria italiana ci sia stata, mai come oggi è giusto considerarla trascorsa.

Laura Costantini

mercoledì 19 ottobre 2011

I miei articoli per "La Sesia": Doppia notizia e doppia morale

Ci sono notizie che in qualunque altro paese solleverebbero ampia eco. Notizie che aprirebbero dibattiti, se non vere e proprie crisi. Ma noi non siamo qualunque altro paese e quindi queste due notizie, una vecchiotta l’altra decisamente meno, sono passate più o meno sotto silenzio. Cominciamo dall’attualità più stretta. La Rai ha cambiato direttore generale prima dell’estate con il chiaro intento di un brusco cambio di rotta. Via il Masi, assiduo frequentatore di mondanità assortite, è arrivata la Lei. Una donna, tanto per cominciare. Una donna gradita al Vaticano, tanto per rincarare. Svolta moralizzatrice. E va benissimo, soprattutto a fronte di una televisione, pubblica e non, che è ancora avviluppata nell’ideale della femmina muta e desnuda, possibilmente velina. La direttrice generale, eleganza antica con giacchine che stanno diventando un marchio di fabbrica quanto i cappellini della regina Elisabetta, vuole una tv diversa: meno morbosità verso la cronaca nera, meno sfruttamento dell’immagine femminile. Come non sottoscrivere? Poi, forse sulla scia delle intercettazioni che hanno evidenziato la linea diretta Rai-Mediaset per coordinare i palinsesti e non infastidire le reti del Cavaliere, si scopre che durante l’afa agostana la direttrice ha assunto un consulente per la sicurezza. Si chiama Luciano Campoli, ex appuntato dei Carabinieri poi passato ai servizi. Contratto legato a quello della direttrice. Clausola via Lei via lui e 200 mila euro annui di compenso. Per un’azienda che al 2009 dichiarava un deficit di bilancio di 120 milioni di euro, non sono pochi. Ma se la direttrice lo ha ritenuto necessario, così dovrà essere. Lei ha il polso della situazione. E sempre Lei ha ritenuto necessario un aggiustamento del proprio compenso. Tempi di crisi, questi. Tempi in cui vengono richiesti sacrifici a tutti. Perfino Napolitano ha rinunciato a un aumento di stipendio. E il Quirinale ha restituito 15 milioni al Tesoro. Invece la direttrice ha chiesto, e pare ottenuto, il passaggio da uno stipendio di 420 mila euro l’anno a uno di 650 mila Spiegazione? Non riteneva giusto guadagnare meno dei direttori, maschi, che l’hanno preceduta. Perché una donna dovrebbe guadagnare meno di un uomo svolgendo lo stesso incarico? Sacrosanto. Ma come la mettiamo con i sacrifici? Come la mettiamo con le voci incontrollate per cui la Rai potrebbe essere costretta a congelare le tredicesime dei propri lavoratori? Nessuna risposta. E passiamo alla notizia vecchia. Avete presente Pierferdinando Casini? Cattolico, moderato, contrario in modo viscerale alle coppie di fatto. Eppure divorziato e convivente con prole nata al di fuori del matrimonio. Niente di male, per carità. Però è buffo che proprio lui abbia ottenuto, da Presidente della Camera, che l’assicurazione sanitaria privata per i deputati venisse estesa non solo ai familiari, ma anche ai conviventi more uxorio. Lo scherzetto ci costa 10 milioni di euro.

Laura Costantini

lunedì 17 ottobre 2011

KLit, il festival dei blog letterari

KLit, il festival dei blog letterari si terra' a Thiene, provincia di Vicenza, il 7 e 8 luglio 2012.
Non e' detto che Lauraetlory riusciranno a esserci, ma invito tutti a divulgare la splendida iniziativa.
Di cultura e di voglia di fare non ce n'e' mai abbastanza in questo nostro povero paese.

Perché kLit?
La lettera “k” sta per key, “chiave” in lingua inglese, e “Lit” è la forma abbreviata di literature. Il festival kLit vuole essere una chiave interpretativa del mondo dei blog letterari.

Vi avevo parlato del festival lo scorso 8 settembre, ho letto le tante mail che ci avete scritto, proponendo idee e mettendovi a disposizione con le più disparate proposte. Nel frattempo ho anche chiesto l’aiuto concreto e competente di cinque persone che conosco da tempo essere impegnate sui loro campi, formando così la squadra organizzativa che si è messa subito al lavoro. L’amministrazione comunale di Thiene ha accolto con entusiasmo il progetto e stiamo lavorando assieme per presentare un festival ricco di attività.

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venerdì 14 ottobre 2011

Viaggiare a Roma by Lory


Buongiorno, sono Loredana. Non amo molto apparire, questo lo sapete tutti. Ma questa immagine dovevo condividerla con voi. Perche' quello che vedete e' solo una parte dei disagi cui siamo costretti noi romani che non ci muoviamo in automobile. Se vi pare poco...

mercoledì 12 ottobre 2011

I miei articoli per "La Sesia": ma c'e' davvero un'App per tutto?


È stata la notizia della settimana. Steve Jobs è morto. Milioni di persone in lutto. I mezzi di comunicazione in gara per sviscerare il fenomeno di quest’uomo geniale. Simpatico no, ammettiamolo. Ma simpatica, e significativa, è stata una vignetta in sua memoria. C’è Steve, dolcevita nero e jeans, alle prese con un San Pietro che scartabella faldoni alla ricerca del suo nome. E lui che alza l’indice e suggerisce: “Ho creato un’App per questo.” Se non sapete cosa sia un’App, vuol dire che appartenete a quella genia in via di estinzione che il telefono lo usa per telefonare. Ci dicono che la grande intuizione di Jobs sia stata creare un telefono per il quale la funzione strettamente pertinente è solo un dettaglio. Chi si è trovato in mano un iPhone sa che il fascino dell’oggetto, oltre che dalla bellezza del design, deriva da quel suo essere deliziosamente superfluo. Fiammelle che oscillano al vento, bicchieri che si vuotano se si ruota lo schermo, fucili a pompa che si caricano scuotendo il telefono. Un giocattolo per adulti. Un gadget da 007 che permette di accendere il televisore a casa anche se ci si trova in un altro continente. L’illusione di poter fare qualunque cosa, purché sia a portata di immaginazione umana. Ci dicono che quella creata da Jobs con le sue mele sia una nuova religione, basata sullo slogan che in questi giorni imperversa sui mezzi di informazione: stay hungry, stay foolish. Siate affamate, siate folli. Genio e sregolatezza, anche se Jobs era tutto fuorché sregolato. Un manager sognatore con un impressionante fiuto per gli affari. Odiava i tasti. Fu lui a inventare il mouse per bypassare la tastiera. A lui dobbiamo la sensazione di essere nel futuro, quando sfioriamo una superficie liscia e tutto cambia. Anche il nostro rapporto con il mondo. Iperconnessi, con un iPad in mano ci sentiamo padroni della comunicazione. Possiamo leggere qualsiasi cosa, sapere qualsiasi cosa, parlare con chiunque. In un terzo millennio che immaginavamo diverso, Steve Jobs ci ha regalato uno spicchio di fantascienza così come ce l’avevano illustrata i narratori del secolo scorso. Un essere umano che ha segnato la storia di questo pianeta. Che non muore insieme alle sue spoglie mortali. Ci assicurano, per il bene della Apple più che per il nostro, che abbia lasciato nuove idee per i prossimi quattro anni. Chissà se basteranno? Ma quello che non dovrebbe sfuggirci è che il ragazzino adottato e cresciuto nella California hippie ci ha fornito strumenti, non soluzioni. Contenitori, non contenuti. In un iPad possono essere stivati in formato digitale tutti i volumi di una grande biblioteca nazionale. Ma l’operatività di un tablet di ultima generazione non può, né potrà mai, sostituire la potenza innovatrice di un libro. Perché non servono giga di parole in memoria, se nessuno le legge. E chissà se esiste un’App per sconfiggere la compiaciuta ignoranza delle nuove generazioni?

Laura Costantini

sabato 8 ottobre 2011

I miei articoli per "La Sesia": il fascino delle dark girls


N.B. questo articolo è stato scritto due giorni prima che il tribunale di Perugia assolvesse la Knox e Sollecito per non aver commesso il fatto.

In questi giorni è grande l’interesse mediatico intorno alle protagoniste di due casi di omicidio ormai passati alla storia. Due dati su tutti: il settimanale Panorama ha dedicato la parte alta della copertina ancora in edicola a Erika Di Nardo e a Perugia si sono accreditati 412 giornalisti da tutto il mondo per la sentenza di secondo grado su Amanda Knox. Gli occhi di Erika in primo piano in tutte le edicole d’Italia. E colleghi che per descrivere Amanda usano espressioni come “bellezza irrimediabile”, “viso d’angelo”, “Amelie di Seattle”. Sembra di essere nel mondo di Raymond Chandler, dove la bellezza si coniugava con la malvagità, dove nasceva la figura della dark lady, quella che irretiva gli uomini e li spingeva a commettere nefandezze in suo nome. Erika, rea confessa e prossima a uscire di carcere dopo aver scontato 16 anni di carcere, è stata riconosciuta ideatrice del massacro di Novi Ligure. Fu lei a coinvolgere il fidanzatino Omar nell’uccisione della madre Susy e del fratello Gianluca. Novantasette coltellate, un’agonia interminabile, una scena del crimine che ha scosso profondamente gli agenti accorsi per primi. Oggi Erika, in posa sulle pagine di Panorama, racconta che le manca sua madre e che non vuole sentir nominare Omar, perché la innervosisce. Perché fu sua la colpa di tutto. Omar, che in realtà si chiama Mauro, è uscito di carcere prima di lei e si è sforzato di sparire dalla ribalta, di cancellare quel 21 febbraio 2001 e tutto quel che ne è seguito. Ha calato il pugnale, come Erika, ma è un comprimario. Proprio come Raffaele Sollecito che, lamenta il suo legale Giulia Bongiorno, “sta sempre un passo indietro, al guinzaglio, è al massimo un allegato”. E i pubblici ministeri di Perugia, in assenza di un valido movente per l’omicidio di Meredith Kercher, sono convinti che Sollecito abbia agito per amore di Amanda. Sotto la guida di Amanda. In entrambi i casi a farla da padroni sono quelli che il gergo giuridico cataloga come “futili motivi”. Mentre scriviamo non sappiamo quale sarà la sentenza di secondo grado per Amanda e Raffaele. Ma che arrivi l’assoluzione o l’ergastolo, resta il mistero di una morte, quella di Meredith, senza spiegazione. Esattamente come senza spiegazione è rimasta la morte della madre e del fratellino di Erika. Erika che andava male a scuola, che faceva uso di droghe leggere, che amava Omar nonostante sua madre fosse contraria. Che litigava con la mamma, come qualsiasi sedicenne. E Amanda come spesso accade tra ragazze sarebbe stata gelosa di Meredith e, secondo la procura, avrebbe voluto “vendicarsi di quella smorfiosa troppo seria e morigerata per i suoi gusti”. Basterebbe, per inorridire. Ma se a trasformarsi in efferate assassine sono ragazze dal faccino pulito e dalla fresca bellezza, la fascinazione del contrasto sale alle stelle. E in barba al distacco professionale, sono uomini i giornalisti che quella bellezza, fosse pure colpevole, la vogliono in prima pagina.

Laura Costantini

venerdì 7 ottobre 2011

CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: il cammino e' appena iniziato

Ieri sera eravamo alla libreria "Books and brunch" per la prima presentazione dell'antologia. Ci sono scrittori che odiano le presentazioni, altri che le snobbano, perche' le trovano noiose. Lauraetlory non sono tra questi. Superata ormai da tempo l'emozione che attanaglia autori anche piu' navigati e famosi di noi (non che ci voglia molto), ci piace moltissimo incontrarci con altri scrittori e, soprattutto, con i lettori. Perche' e' cosi' che i libri vedono veramente la luce. E' nel momento della condivisione con gli altri, nelle parole, nelle domande, nelle curiosita'. Si sara' capito che a questa antologia ci teniamo molto, non solo per il valore filantropico dell'iniziativa (vi ricordiamo che i diritti d'autore verranno devoluti a un progetto brasiliano dell'AVSI), ma per il profondo significato "storico" dello sforzo che abbiamo condiviso con altri 30 autori. Ieri sera eravamo parecchi, mai quanti si prevedeva, ma e' cosi' che vanno le presentazioni, lo sappiamo. L'imprevisto dell'ultimo momento e' sempre in agguato. Per questo vogliamo ringraziare tutti quelli che sono comunque venuti. E un grazie piu' grande va agli autori Francesco Dido' Di DomenicoSimonetta Simonoir Santamaria, che si sono spostati da Napoli per l'occasione. Con loro c'era anche la giornalista Emilia Ferrara, di Un mondo di italiani. Dopo, e ve ne sara' fornita prova fotografica, cena in una trattoria di quelle romanacce a botte di carbonara, rigatoni con la pajata, trippa e coda alla vaccinara. Chi non c'era non sa cosa si e' perso :)

giovedì 6 ottobre 2011

CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: dopo TURITTO, TURSI

Ci siamo ragazzi. Con Floriana Tursi finisce il ciclo di presentazione dei 32 autori che hanno reso possibile il miracolo di questa antologia. Il racconto di Floriana e'nato prima nella sua testa che nelle nostre intenzioni. lei lo ha scrtitto, lo ha postato su FB, io l'ho letto e ho pensato che non poteva mancare perche'tocca uno degli argomenti piu' discussi e controversi di questo inizio di millennio. La sua data e' 28 gennaio 2011.


E’ napoletana cento per cento, discendente da gente che aveva le palle, nel blasone. Laureata in storia dell’arte aveva imboccato una strada seria,  come ricercatrice di storia della miniatura e delle arti minori. Poi pensò bene di creare lei stessa delle opere d’arte e fece due meravigliosi figli, Chiara e Guido, che ha affidato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, come allievi. Pubblica il suo primo libro nell’anno 1989: “Le miniature di Silvestro dei Gherarducci e la cultura degli Scriptoria”, la sua tesi di laurea che corredata di bacio accademico, divenne un must delle librerie universitarie: tutti la sfogliano nessuno la compra.La sua biografia entra negli archivi della questura dopo aver frequentato il corso di scrittura umoristica “Achille Campanile”. Non contenta, pubblica un racconto umoristico dal titolo “Tamarrus Balnearis, una specie in evoluzione” su “il Roma”. Ha partecipato all’’antologia curata da Gianni Puca “Se mi lasci non male” (Kairòs Edizioni) e ha pubblicato “Tamarreide” (BoopenLed), il romanzo che non ha niente a che vedere con l’omonimo programma Mediaset.

P.s.
Oggi, ore 19, presso la libreria
Books&brunch
Via Saluzzo 53/55
Roma
presentazione ufficiale dell'antologia
alla presenza delle curatrici, di Francesco Giubilei
e di alcuni autori


mercoledì 5 ottobre 2011

CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: dopo SANTAMARIA, TURITTO

Si chiama Pierpaolo Turitto, ha esordito con un bel giallone tutto romano, La memoria del destino e per la nostre Cronache ha scelto la data del 28 settembre 2003, raccontando un momento buio, nel vero senso del termine, del decennio.


Nasce a Roma nel 1969. Si occupa da sempre di giochi e videogiochi. Ha diretto la rivista Check Point, ha scritto per MC Microcomputer e per vari portali di informazione ludica. Ha realizzato il gioco di carte Grangol. Il suo romanzo d’esordio “La memoria del destino” (Absolutely Free) è uscito a ottobre 2010.

p.s. Vi ricordo che domani,
6 ottobre 2011,
alle 19 presso la libreria "Books&brunch"
a Roma, in via Saluzzo 53/55
 si terra' la presentazione dell'antologia, alla presenza di alcuni autori.
tra cui il qui citato Pierpaolo Turitto.
SIATECI!

domenica 2 ottobre 2011

CRONACHE DI INIZIO MILLENNIO: dopo PIZZORNO, SANTAMARIA

Questa signora è bella come il sole e buia come la notte. Non a caso la chiamano Simonoir. Quando le abbiamo chiesto di partecipare e scegliere un argomento, non ci siamo certo stupite che abbia pescato uno dei temi più delicati, difficili e "neri" della storia recente. La sua data è 27 novembre 2010 e il suo racconto gronda orrore. Di quello vero.

Simonetta Santamaria vive e scrive a Napoli, col Golfo e Capri di fronte e il Vesuvio alla sua sinistra. Ha la R moscia, infatti l’hanno simpaticamente definita "la donna che scrive horror perché non riesce a pronunciarlo". Come il grande H. P. Lovecraft adora i gatti, in particolare quelli neri perché sono dei paria. Scrive horror perché va a braccetto con quei generi che scavano nel profondo della mente umana mettendone a nudo il lato oscuro. Proprio quello che si nasconde in silenzio da qualche parte, dentro ognuno di noi. Ha pubblicato nel 2008 il romanzo “Dove il silenzio muore” (Centoautori), ha partecipato a numerose antologie ed ha avuto un grande successo di pubblico e critica con il volume “Vampiri, da Dracula a Twilight” (Gremese). Per lo stesso editore sta per uscire “Licantropi – i figli della Luna”