È morto Antonio Cassese. Il nome non dirà molto ai più. Aveva 74 anni e aveva dedicato la propria vita alla tutela dei diritti umani. Per dirla con le parole del presidente della Repubblica, era un "giurista di alto prestigio nell'area del diritto internazionale e protagonista della importante esperienza del Tribunale Penale Internazionale". Parole importanti, ma che non rendono giustizia a un uomo che ci confidò, anni fa, l’orrore provato nel visionare i documenti sul genocidio della ex Jugoslavia. La morte gli ha negato la possibilità di commentare quanto accaduto in Libia. Mentre scriviamo, file chilometriche di persone attendono il proprio turno per prendere visione del cadavere oltraggiato del colonnello Gheddafi. Il professor Cassese, che di orrori ne aveva visti tanti da conservarne un’ombra dolente in fondo agli occhi allegri da uomo del Sud, forse si è risparmiato il filmato amatoriale del linciaggio del dittatore. E forse avrebbe sorriso ascoltando le parole che il ministro degli Esteri Franco Frattini ha voluto dedicargli: "Cassese ha saputo coniugare il rigore della dottrina e la profondità della sua competenza giuridica con il coraggio delle sue posizioni, ispirate da onestà intellettuale e acuta visione dei drammatici fatti che è stato chiamato a giudicare". Onestà intellettuale e acuta visione. Sì, il professor Cassese ne era dotato, almeno quanto era dotato di ironia. Perché il ministro che gli rende giustamente omaggio è lo stesso che durante le satrapiche visite di Gheddafi a Roma, ne parlava come di “un grande alleato dell’Italia”. Mentre oggi la sua barbara esecuzione diventa “una grande vittoria del popolo libico”. Avrebbe sorriso Antonio Cassese, lui che nei consessi internazionali chiamati a rendere giustizia alle vittime aveva dato dell’Italia un’immagine di equilibrio, saggezza e competenza. Lui che fino a pochi giorni fa difendeva l’Unità dai deliri padani della Lega e scriveva: “Sarebbe opportuno che si smettesse di inquinare il discorso politico con fumose ed inconsistenti chimere, che creano aberranti aspirazioni, distraendo dai tanti gravi problemi che affliggono l'Italia. E forse sarebbe utile che alcuni nostri politici si leggessero qualche manuale elementare di diritto costituzionale e internazionale”. Ci mancherà un uomo così. Ci mancherà in un paese che fino a ieri baciava la mano del colonnello Gheddafi e oggi viene invitato a gioire per la sua morte. Dal ministro La Russa , in questo caso. Ci mancherà in un paese dove viene eletto per il terzo mandato un governatore, Michele Iorio, che promette al Molise (300 mila abitanti) ben due aereoporti, ma nessuna prospettiva di lavoro per i giovani. Ci mancherà in un paese dove portare il tricolore viene considerato una fatica insostenibile da un’atleta, Federica Pellegrini, che dovrebbe esserne onorata. Posto che una gloria italiana ci sia stata, mai come oggi è giusto considerarla trascorsa.
Laura Costantini
Brava, come sempre...
RispondiElimina