Se ne è parlato
fin troppo delle baby-squillo dei Parioli, a Roma. Si è analizzata la facilità con cui, pur riconoscendole vittime,
hanno accettato di essere usate pur di ottenere ciò che un sistema malato ha indicato loro
come ciò che conta veramente: oggetti di lusso.
Proprio come loro sono state considerate dagli utilizzatori. Proprio
come loro hanno considerato il proprio corpo. Ma poco, o nulla, è stato detto sui suddetti utilizzatori.
Uomini adulti, spesso maturi, spesso padri a propria volta di coetanei e coetanee
delle giovanissime con cui si intrattenevano. Sulla loro psicologia, sulle loro
motivazioni, sulle giustificazioni che devono essersi dati per poter entrare in
quei letti e intrattenersi con quei corpi, nessuno si è soffermato. Le parole di condanna son
state tutte per loro, le ragazzine senza valori, e per loro madri. Soprattutto
per la madre che, consapevole del mestiere esercitato dalla figlia quindicenne,
ha volentieri accettato di dividerne i proventi. Una condanna unanime ai suoi
danni, condivisibile. Ma è mancato il contraltare. Le colpevoli,
a giudicare dai mille pareri espressi nei talk show pruriginosi che per
settimane ci sono stati imposti a reti unificate, erano loro. La parte
femminile. Le assetate di lusso. Le senza valori. Le superficiali. Vittime, sì, ma... C'è sempre stato un ma. E mai una
volta il ma ha compreso i clienti, facoltosi, entusiasti, esigenti, come
testimoniato dalle richieste, dagli sms messi agli atti. È così facile
accettare che l'errore sia dalla parte delle donne. Lo è stato anche per il branco che, si è saputo la settimana scorsa, ha abusato
per mesi di una quattordicenne. È accaduto
a Molfetta. In tanti sapevano, in tanti avevano capito. Ma quella ragazzina era
una facile, una poco di buono. Non lo dicevano i suoi
tormentatori, non solo. Lo diceva il paese, lo dicevano le coetanee a scuola.
Lo hanno anche scritto sul social network, aprendo un falso profilo intestato
alla ragazzina e facendole dichiarare di essere disponibile a tutto. Con
tanto di numero di telefono. Non viene da chiedersi come sia possibile che
tanto basti? Nel branco di dieci maschi che hanno abusato di lei, molti erano
maggiorenni. Il più adulto aveva 25 anni. E a quell'età, nonostante questa
nostra strana epoca, si è responsabili, consapevoli, padroni
delle proprie azioni. Cosa succede nella mente di un essere umano di sesso
maschile, quale interruttore scatta, quale diabolico meccanismo ormonale
impedisce di rendersi conto di quello che si sta compiendo? Un uomo maturo
elargisce centinaia di euro per abusare del corpo di quella che potrebbe essere
sua figlia, se non sua nipote. E un uomo di 25 anni abusa, senza alcun
consenso, nonostante il pianto, le urla, il dolore, di quella che potrebbe
essere una sorellina minore. Una creatura da difendere. E lo fa in compagnia di
altri, abbassandosi al rango di bestia in un branco di animali senza alcuna
coscienza di se stessi. Nessuno di noi, credo, ha gli strumenti per capire come
tutto ciò possa accadere. Ma già cominciare a porsi la domanda, quella
giusta, sarebbe un passo avanti.
Laura Costantini
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