sabato 16 agosto 2014

E poi arriva Sherlock...

Questa è, a tutti gli effetti, una confessione che dedico interamente alla nipote d'elezione Jessica. La colpa è tutta sua se io mi ritrovo alle prese con una regressione adolescenziale francamente inopportuna alla mia veneranda età. Tutto iniziò (come quasi tutto inizia nella mia vita al di fuori della professione) nella cucina di Lory. Jessica ha imparato l'inglese alla perfezione dedicando la totalità del suo tempo libero a leggere interviste, guardare film, cercare spezzoni, realizzare sottotitoli. Attività che consiglio caldamente a chi volesse veramente entrare nello spirito della lingua. Ma sto divagando. Ve l'ho già detto che amo i personaggi forti e che vorrei essere loro, no? Però questa cosa qui non me la aspettavo. Jessica è una fan di "Sherlock", la serie della BBC con Benedict Cumberbatch e Martin Freeman (lo Hobbit per chi non ce lo avesse presente). E ha cominciato un lavoro costante di convincimento della sottoscritta affinché mollassi la serie "Elementary", sempre dedicata alla figura di Sherlock, per convertirmi alla BBC. In lingua originale. Ora, dovete sapere che io odio, anzi, odiavo i sottotitoli. Ritengo il lavoro di doppiaggio imprescindibile, di più, mi sarebbe piaciuto fare la doppiatrice (ho una bella voce, dicono, e anche una qualche capacità interpretativa se sono sola davanti a un microfono). Jessica, obviously, è per la lingua originale. Soprattutto per la voce originale. E se avete mai sentito parlare Cumberbatch/Sherlock sapete anche perché. Quando Cumberbatch ha interpretato il cattivo Khan in Into darkness (l'ultimo della serie Star Trek), la sua interpretazione e la sua fisicità mi hanno colpita. Ma non ero ancora convinta. Jessica mi fece sentire una sua battuta in lingua originale, imprecando contro il doppiatore che ne aveva stravolto il senso (il doppiatore urlava, Cumberbatch faceva esattamente l'opposto). Per farla breve, a giugno hanno dato in tv alcune delle puntate di "Sherlock". Una in realtà l'avevo già vista tempo fa. Mi sono appassionata, soprattutto quando la seconda stagione è finita con il suicidio di Sherlock in una straziante scena d'addio a John Watson. A quel punto la perfida nipotastra ha capito che ero pronta. E mi ha spacciato tre serie tre in lingua originale con i sottotitoli. Risultato:
- ieri sera ho fatto mezzanotte nonostante una dura giornata di lavoro;
- sono perdutamente innamorata di Sherlock;
- sono perdutamente intrigata dal rapporto di Sherlock con Watson (i rapporti di amicizia profonda tra protagonisti mi intrigano da sempre);
- adoro ascoltare la voce di Cumberbatch, vero strumento di seduzione di massa;
- non vedo l'ora che arrivi la nuova serie;
- rivedo compulsivamente le puntate già viste;
- sto imparando involontariamente l'inglese;
- appena arriva l'inverno acquisto un cappotto dello stesso modello di Sherlock, doppiopetto, redingote con ampia svasatura posteriore e martingala, ne ho avuto uno anni fa ed era il mio preferito in tempi non sospetti;
- mi stanno venendo in mente un sacco di storie con protagonisti due uomini il cui rapporto sia un'amicizia ruvida ma in realtà tenerissima.
 
Tutto questo non mi accadeva dai tempi eroici del Sandokan di Kabir Bedi, ma all'epoca ero una bambina...
Aiutooooooo!
 
p.s. i libri di Sir Arthur Conan Doyle li ho letti anni fa e mi sono molto piaciuti.

2 commenti:

  1. «sto imparando involontariamente l'inglese»

    Stai dicendo che hai scritto non so quanti romanzi d'ambientazione statunitense… senza conoscere l'inglese? Però…

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    1. Ambientazione statunitense tre su dieci. Uno di ambientazione israeliana. Non parlo e non leggo l'ebraico, neanche l'arabo. Pensa. Però sull'inglese mi sono espressa male. Lo leggo senza problemi, uno dei romanzi è basato su un memoriale di una cittadina americana che viveva nel Messico di Benito Juarez, quindi lingua piuttosto datata. Letto e tradotto da me. Ma lo parlo male e Sherlock mi sta aiutando nella pronuncia.

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