Lo - Non mi piacciono i bilanci.
La - La solita guastafeste.
Lo - Non mi piace adeguarmi alla massa.
La - Sei una snob senza speranze.
Lo - E poi se mi metto a fare i bilanci finisce che ci ripenso.
La - A cosa?
Lo - Non fare la gnorri. Te ne sei andata laggiù...
La - Si chiama Molise.
Lo - Lo so io come si chiama. Ed è meglio se non lo dico.
La - Sì, però ci sono state anche cose buone.
Lo - Dici?
La - A luglio è uscito "Il puzzle di Dio".
Lo - Vero, alla faccia di tutti quelli che l'avevano snobbato.
La - A novembre abbiamo partecipato al Bookfight Show...
Lo - E, diciamocelo, dovevano vincere noi.
La - Per il pubblico è come se avessimo vinto.
Lo - A dicembre è uscito "Storiacce romane".
La - Abbiamo finito il nostro romanzo di fantascienza.
Lo - E ne abbiamo iniziato un altro...
La - ...che ci piace un sacco.
Lo - Non aggiungere altro.
La - Uffaaaaaa!
Lo - È stato un anno, tutto sommato, positivo.
La - Infatti. Lo vedi che non è difficile fare un bilancio?
Lo - Resta il fatto che te ne sei andata laggiù...
La - Si chiama Molise.
Lo - Lo so io come si chiama. E non farmi aggiungere altro.
La - Neanche BUON ANNO a tutti?
Lo - Buon 2015 sì, a tutti no. Il buon proposito è finirla con le ipocrisie. Mica tutti se lo meritano. Anzi, ora che ci penso...
La - Auguri a tutti, ciao, ciao, la chiudiamo qui.
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mercoledì 31 dicembre 2014
venerdì 26 dicembre 2014
Opportunismo felino
Sii gatto. Lo sai che
la vecchia in cambio del salmone ti costringerà a startene impalato davanti a
una tavoletta ouja tutta la sera. E’ una questione di dignità. Quella è
convinta che due vibrisse e una macchia bianca in fronte bastino a rendere
speciale un felis catus qualsiasi. Pretende che tu la metta in
comunicazione con i morti. Io l’unico morto che ho visto è stato l’uomo che mi
ha preso con sé quando avevo ancora gli occhi chiusi. Non gliela perdono di
avermi lasciato solo a farmi sbattere in strada da quelli della sua razza. A
scegliere tra morire di fame o consegnarmi alla vecchia… Mai sentito un profumo
così. Sai che ti dico? Mi consegno alla vecchia. Sto sbavando come un cane
qualsiasi, perfino lo stomaco mi fa le fusa.
No, prima il pesce,
poi la tavoletta ouja. I patti sono patti. E nella ciotola, per cortesia, che
l’ultima volta ho rischiato di lasciare la lingua sul tegame bollente. Ecco,
brava, hai capito. Va beh, la carezza l’accetto, ma poi lasciami mangiare in
pace, che sono due giorni che non metto niente sotto i denti. E io, sia chiaro,
topi non ne mangio.
Arrivo. Si può sapere
perché tanta fretta? I morti non scappano. Lasciami lappare il fondo della
ciotola. Il meglio resta sempre lì. E no, non c’è bisogno che mi prendi in
braccio. Ci salgo da solo sul tavolo. Ormai conosco la procedura. Ecco, mi
metto qui, immobile e magari m’addormento pure. C’è un bel calduccio e sono
proprio sazio. Sì, ho capito. Vuoi che stia lì a guardarti, ma stanotte gela e
non riuscirai a cacciarmi via. Venduto per venduto, è meglio un tappeto di
polvere che le foglie fradice sotto la panchina. Sei pronta? Allora vado con il
miagolio evocativo.
E poi dicono che i
gatti sono traditori. Ho fatto tutto per benino, ho assunto la posa da gatto egizio,
ho ondeggiato la coda e miagolato al momento giusto. Un’interpretazione da
oscar e il risultato? C’è mancato poco che prendesse la scopa per sbattermi
fuori. Ingrata. La prossima volta non mi muovo per meno di un trancio di pesce
spada. Sempre se ci sarà una prossima volta. Il tempo si sta mettendo al brutto
e io sono cagionevole di salute. Lo diceva pure il veterinario. Pasti regolari,
temperatura costante e il giusto riposo. L’età non ammette strapazzi. Altro che
strapazzi. Senti come tuona. Se non rimedio un rifugio per la notte, alla
prossima seduta spiritica, sul tavolo della vecchia ci finisco imbalsamato.
E questa che vuole?
No, ti prego, in braccio no. Guarda che ti graffio. Sì, va beh, ti graffio. Con
tutti quei piercing, mi sa che ti faccio un favore. Si può sapere dove stiamo
andando? Non mi piacciono gli ascensori. Una volta ci sono rimasto dentro e ho
miagolato da strappare il cuore. Nel palazzo ancora se lo ricordano.
Sicura di sapere dove
stiamo andando? No, perché io al buio ci vedo, ma tu stai annaspando e non
vorrei che mi cadessi addosso. Ho le ossa fragili, io. Che umidità, c’è puzzo
d’acqua stagnante. Ah, siamo nei lavatoi. Ragazza, non facciamo scherzi. Io
sono pulitissimo e comunque i gatti non si lavano. E adesso perché usciamo? Sta
piovendo, ti bagni pure tu. Senti che vento. E coi fulmini come ti metti? Non
so chi sia la stronza di cui stai parlando, ma per i miei gusti questo
parapetto è troppo basso. Guarda che quella che i gatti cadono sempre a quattro
zampe è una balla. Dipende dal gatto. Dipende dall’età. Dipende dall’altezza.
Saranno almeno sei metriiiiiiiii…
Più bastarda di un
cane bastardo. Ecco cosa sei. Iniziamo dalla coda. Si muove. Zampa anteriore
destra, sinistra. Anche dietro… beh, pensavo peggio. Alla mia età, un volo così
e sono ancora tutto intero. E tutto bagnato. Viene giù a secchiate. Stavolta il
cimurro non me lo leva nessuno. Se solo riuscissi… Fermi tutti, la finestra è
aperta. Mi intrufolo, ventre a terra e orecchie dritte. Non sai mai come
reagiscono gli umani. Appunto. Che c’è da strillare? Sono un gatto, mica una
tigre inferocita. Ehi, aspetta. No, il lancio di piatti no. Rischi di farmi
male sul serio. Ma non ragioni proprio.
L’hai voluto tu. Mi
infilo sotto il divano e voglio vedere come te la cavi. Fa pure un bel
calduccio e il tappeto è folto come piace a me.
Ah, ci voleva proprio
un bel pisolino. Mi sono pure asciugato. Quasi quasi faccio un po’ di fusa e
magari quella si calma e capisce pure che non c’è motivo di aver paura. E
questo chi è? La tipa ha chiamato i rinforzi. Ma allora è un vizio quello di
prendermi in braccio. Ma lo volete capire che un gatto ha una dignità? Non sono
mica un pupazzo io. Guarda amico, non ti graffio solo perché hai una faccia
simpatica. Non deve essere facile neanche per te vivere con quella lì. Bravo,
diglielo, sono solo un gatto. Un bel gatto a dirla tutta. E non porto sfiga,
non starla a sentire. E nemmeno malattie. Sei proprio un ragazzo intelligente.
Dì, non starai mica considerando l’idea di adottarmi? Il posto è accogliente,
non avrei nulla da obiettare. Io. Lei invece… No, non sono il gatto della tipa
col piercing. Sì, è stata lei a lanciarmi dal terrazzo. E non lo so se è una
vendetta perché l’hai mollata, sono cose da umani. So solo che ho rischiato di
sfracellarmi sul vostro terrazzo e che non sarebbe male se teneste conto che…
Ho capito. Niente da fare. Almeno mi sono asciugato.
Che cuore, lasciarmi
così, sul pianerottolo in questa notte di tregenda. Potrei miagolare tutto il
mio disappunto. Così imparate… Erano anni che non facevo tante scale. Sono
tutto un dolore e non mi dispiacerebbe mettere qualcosa nello stomaco. Una
soluzione ci sarebbe. La bambina del terzo piano. Mi spupazza come fossi un bambolotto,
però mi riempie di croccantini e a pancia piena il freddo si sopporta meglio.
Che faccio, gratto?
Eccomi qua. Col
fiocco al collo come Winnie the pooh, infilato nella culla e con un principio
di mal di mare. Almeno cambiasse ninna nanna. No, quella schifezza che chiami
pappa non la mangio. Da’ retta alla mamma, va’ a prendere i croccantini. Quelli
sì che li mangio tutti, mammina. E attenta col pannolino, che mi strappi il
pelo. Ehi, quella è una coda, non la puoi arrotolare. Lasciami la coda, lascia.
Eh no. Senza
croccantini non me ne vado. Mica l’ho fatto apposta a graffiarla. Mi sono fatto
seviziare per più di un’ora e adesso mi merito la ricompensa.
Bella ricompensa.
Preso a calci nel didietro come l’ultimo dei randagi. Finisce sempre così.
Tutti micio micio all’inizio, poi quando hanno avuto quello che volevano… Beh,
adesso non esageriamo. Stiamo chiedendo un po’ troppo. Non sono castrato, ci
mancherebbe signora mia. E fino a qualche anno fa mi sono fatto onore con tutte
le gatte del circondario. Non insista signora, la sua micetta è davvero un
amore ma, mi duole ammetterlo, la macchia in cui tutti vi ostinate a vedere
qualcosa di sovrannaturale è un raro segno di vecchiaia. Lo so, è strano che un
gatto ingrigisca ma tant’è. Nessuna magia, nessun mistero e… nessuna cucciolata
con la frezza bianca. Sono vecchio.
Ecco che ci si ricava
a essere sinceri. E’ già tanto che non mi abbia cacciato fino in cortile. Il
sottoscala non è il massimo, ma almeno è asciutto. Devo solo essere abbastanza
svelto da evitare la signora delle pulizie domani mattina. Quella ha una mira
con la scopa che pare un cecchino. Mi sistemo qui, nell’angolino più caldo,
dove passano i tubi della caldaia. E anche i topi… No, non sarò mai a questo
punto. Non finché loro saranno umani e io gatto. E adesso buonanotte, che domani
si ricomincia col solito giro.
Laura Costantini e
Loredana Falcone
martedì 23 dicembre 2014
"Sistromance" natalizia
Lo - Guarda che ci facciamo la figura delle leccaculo.
La - Non credo.
Lo - Non se ne può più di tutti 'sti sedicenti scrittori che spammano.
La - Noi non abbiamo mai spammato nessuno.
Lo - Vorrei vedere, è una questione di educazione.
La - E poi questa è una cosa diversa.
Lo - Potrebbero non cogliere la differenza.
La - Paura di essere invadente?
Lo - Gli altri, spesso, lo sono.
La - Non vuoi fare la figura di quella che cerca di farsi notare?
Lo - Infatti. Io non sono come le altre.
La - Guarda che funziona, però...
Lo - Funziona sì: foto conturbanti, status ammiccanti. Non fa per noi.
La - Ragazza, quando il gioco si fa duro...
Lo - No.
La - Neanche una fotina ina ina?
Lo - Neanche.
La - Una maglietta un po' scollata?
Lo - La pianti?
La - E allora il post degli auguri ti tocca.
Lo - Dobbiamo proprio?
La - Non vuoi fare gli auguri?!
Lo - Così, coram populi? Mica tanto...
La - Non è una cosa brutta.
Lo - Va bene, ma facciamola semplice.
La - Beh, un poi' stravagante, almeno...
Lo - Una cosa sobria.
La - Sei insopportabile, lo sai?
Lo - Lo so. Mi ami per questo, no?
La - Ti amo?
Lo - Lo vedi che non capisci? Io ti lancio il la per la notizia bomba, quella che tutti si aspettano, sai quella roba "bromance" di cui parlate tu e mia figlia come due adolescenti un po' stupide?
La - "Bromance" è tra due uomini che si vogliono bene.
Lo - E allora "sistromance", Okay?
La - Andiamo di auguri, che è meglio!
La & Lo - Cari tutti, vi scriviamo per augurarVI un bellissimo Natale e un 2015 di successi personali e professionali, che non guasta.
La - Hai dimenticato i libri, un Natale pieno di libri da leggere..
Lo - Così poi pensano che ci stiamo facendo pubblicità.
La - Se la fanno tutti.
Lo - Noi non siamo tutti.
La - Però potremmo ricordare loro che Il Puzzle di Dio...
Lo - Lo sanno.
La - Okay...
Lo - Hai cancellato tutta 'sta roba a seguire?
La - Ovvio.
Lo - Buon Natale e punto?
La - Certo.
Lo - Mi fai leggere il post prima di...
La - Ops, mi spiace, già pubblicato (e sfoggia un sorrisetto satanico).
La - Non credo.
Lo - Non se ne può più di tutti 'sti sedicenti scrittori che spammano.
La - Noi non abbiamo mai spammato nessuno.
Lo - Vorrei vedere, è una questione di educazione.
La - E poi questa è una cosa diversa.
Lo - Potrebbero non cogliere la differenza.
La - Paura di essere invadente?
Lo - Gli altri, spesso, lo sono.
La - Non vuoi fare la figura di quella che cerca di farsi notare?
Lo - Infatti. Io non sono come le altre.
La - Guarda che funziona, però...
Lo - Funziona sì: foto conturbanti, status ammiccanti. Non fa per noi.
La - Ragazza, quando il gioco si fa duro...
Lo - No.
La - Neanche una fotina ina ina?
Lo - Neanche.
La - Una maglietta un po' scollata?
Lo - La pianti?
La - E allora il post degli auguri ti tocca.
Lo - Dobbiamo proprio?
La - Non vuoi fare gli auguri?!
Lo - Così, coram populi? Mica tanto...
La - Non è una cosa brutta.
Lo - Va bene, ma facciamola semplice.
La - Beh, un poi' stravagante, almeno...
Lo - Una cosa sobria.
La - Sei insopportabile, lo sai?
Lo - Lo so. Mi ami per questo, no?
La - Ti amo?
Lo - Lo vedi che non capisci? Io ti lancio il la per la notizia bomba, quella che tutti si aspettano, sai quella roba "bromance" di cui parlate tu e mia figlia come due adolescenti un po' stupide?
La - "Bromance" è tra due uomini che si vogliono bene.
Lo - E allora "sistromance", Okay?
La - Andiamo di auguri, che è meglio!
La & Lo - Cari tutti, vi scriviamo per augurarVI un bellissimo Natale e un 2015 di successi personali e professionali, che non guasta.
La - Hai dimenticato i libri, un Natale pieno di libri da leggere..
Lo - Così poi pensano che ci stiamo facendo pubblicità.
La - Se la fanno tutti.
Lo - Noi non siamo tutti.
La - Però potremmo ricordare loro che Il Puzzle di Dio...
Lo - Lo sanno.
La - Okay...
Lo - Hai cancellato tutta 'sta roba a seguire?
La - Ovvio.
Lo - Buon Natale e punto?
La - Certo.
Lo - Mi fai leggere il post prima di...
La - Ops, mi spiace, già pubblicato (e sfoggia un sorrisetto satanico).
mercoledì 3 dicembre 2014
Chi scrive migliora anche te. Digli di continuare
Sono in Rete da quanto? Era il 2006.
Il Giurassico, se si parla di web.
Aprimmo un blog subito dopo aver pubblicato il nostro primo romanzo.
Senza pagare una lira. Senza promozione. Senza essere in libreria. Senza un lavoro di editing da parte dell'editore. Senza.
Nel suo piccolo fu un successo: 700 copie vendute col passaparola. Gente che capisce di editoria mi dice che ci sono case editrici importanti che stapperebbero lo champagne.
Ma parlavamo del blog. Misconosciute, cominciammo a muoverci nella giungla del web. E incontrammo subito subito le belve feroci. Non i troll, quelli tutto sommato sono innocui. Proprio le belve, Le iene, meglio.
Chi sei tu? Che vuoi? Come ti permetti di scrivere? Perché scrivi? Chi ti ha detto di scrivere? E, soprattutto, lo sai che quello che scrivi è merda?
Se ti azzardavi a chiedere se avessero per caso letto prima di...
Ma che cazzo vuoi? Ma perché ti devo leggere? Mi fai schifo, sei un'esordiente, tu inquini il mondo delle lettere con la tua stessa esistenza.
All'inizio ci soffri. Tanto. Ti deprimi. Ci piangi pure, sì, lo dico senza vergogna. Poi capisci. Ci metti tempo, ma capisci che è un gioco delle parti. Dove le iene in questione sono quelli che bordeggiano sul confine dell'editoria senza riuscire a imboccare. E schiumano di rabbia e vedono quelli che, come loro, hanno intenzione di provarci, come avversari. Nemici. Da abbattere prima che sia troppo tardi.
Passa il tempo. Pubblichi qualche altro libro. A tuo modo, nel tuo microbico, ti affermi. Qualcuno comincia a pensare che forse anche tu hai qualcosa da dire. Ma anche che, per essere ammessa nel consesso, devi ascoltare i consigli di caio, di tizio, di sempronio.
Chi ti invita al corso di scrittura, chi ti iscrive alle 2500 lezioni su come si scrive un romanzo, chi ti spulcia le virgole alla ricerca dell'errore.
E se dici: no, grazie, eccoti lì.
Non hai umiltà, sei come tutti gli esordienti. Devi scrivere di quello che conosci (e tu che ne sai di quello che conosci io?), devi ambientare le tue storie nella tua città, devi usare nomi comuni, non devi avventurarti in territori sconosciuti!
Ma la scrittura non è crescita? Non è esplorazione?
E tutti a ridere.
Eccone un'altra (nel nostro caso due) che pretende di aver scritto il best seller, che dice di non aver nulla da imparare.
Mai detta una cosa del genere. Mai.
Anche perché per me, per noi, la scrittura è studio e documentazione oltre che istinto.
Ma che scrivi a fare? Lo sai che nessuno legge?
Lo so, ma io, noi, di libri ne leggiamo tantissimi.
Non conta. E poi si sa che gli scrittori non leggono, sono i primi a non leggere.
Ma veramente noi leggiamo proprio molto, sul serio.
Sì, magari è vero, ma chi lo dice che voi siete scrittrici?
Uno scrittore è uno che con la scrittura ci campa. Uno che può produrre rendiconti di vendite da migliaia di copie e di euro. UNo scrittore è uno che lascia il segno. Uno scrittore è uno che scala le classifiche et cetera et cetera.
'Sta cosa è talmente diffusa che conosco, conosciamo, scrittori che non si definiscono tali: scrittenti, autori, narratori, scribacchini, c'ho-la-tastiera-ma-è-solo-un-caso.
Serve? No, non serve.
Perché il passo successivo è: perché vuoi pubblicare?
Non è che voglio, c'ho provato, ci siamo riuscite. E' una colpa?
Sì, è una colpa. Perché escono settordicimila nuovi titoli al minuto e voi, brutte stronze, dovete lasciare spazio agli scrittori. Quelli veri.
E quali sono quelli veri?
Uno scrittore è uno che con la scrittura ci campa...
Vi risparmio il resto, ma il cerchio si chiude. E si chiude su tutti coloro che producono post per invitare tutti gli altri a NON scrivere e NON pubblicare perché, pensano, così resta spazio per i loro libri.
Dal 2006 a oggi sono la bellezza di otto lunghissimi anni che mi sento, ci sentiamo, ripetere le stesse cose in salse assortite.
Su blog, su status, su giornali, su qualsiasi supporto possibile.
E ci siamo abbondantemente scocciate, stufate, annoiate, appesantite, sguallariate.
Non chiedo, non chiediamo, agli altri perché scrivono e neanche perché pubblicano.
Ogni libro che esce può essere, e spesso lo è, un'occasione di arricchimento spirituale o di intrattenimento.
Ritengo, riteniamo, che nel momento in cui qualcuno si arroga di decidere chi ha il diritto di scrivere e chi ha il diritto di pubblicare, qualcosa è andato drammaticamente storto.
Quindi facciamocene una ragione. Siamo un popolo di aspiranti scrittori? Vivaddio. Aggiungerei che magari lo fossimo sul serio.
Chi ama scrivere riflette prima di parlare.
E chi si riflette prima di parlare evita di inquinare le menti e gli spazi altrui con sentenze non richieste.
Chi scrive arricchisce anche te. Digli di continuare.
Il Giurassico, se si parla di web.
Aprimmo un blog subito dopo aver pubblicato il nostro primo romanzo.
Senza pagare una lira. Senza promozione. Senza essere in libreria. Senza un lavoro di editing da parte dell'editore. Senza.
Nel suo piccolo fu un successo: 700 copie vendute col passaparola. Gente che capisce di editoria mi dice che ci sono case editrici importanti che stapperebbero lo champagne.
Ma parlavamo del blog. Misconosciute, cominciammo a muoverci nella giungla del web. E incontrammo subito subito le belve feroci. Non i troll, quelli tutto sommato sono innocui. Proprio le belve, Le iene, meglio.
Chi sei tu? Che vuoi? Come ti permetti di scrivere? Perché scrivi? Chi ti ha detto di scrivere? E, soprattutto, lo sai che quello che scrivi è merda?
Se ti azzardavi a chiedere se avessero per caso letto prima di...
Ma che cazzo vuoi? Ma perché ti devo leggere? Mi fai schifo, sei un'esordiente, tu inquini il mondo delle lettere con la tua stessa esistenza.
All'inizio ci soffri. Tanto. Ti deprimi. Ci piangi pure, sì, lo dico senza vergogna. Poi capisci. Ci metti tempo, ma capisci che è un gioco delle parti. Dove le iene in questione sono quelli che bordeggiano sul confine dell'editoria senza riuscire a imboccare. E schiumano di rabbia e vedono quelli che, come loro, hanno intenzione di provarci, come avversari. Nemici. Da abbattere prima che sia troppo tardi.
Passa il tempo. Pubblichi qualche altro libro. A tuo modo, nel tuo microbico, ti affermi. Qualcuno comincia a pensare che forse anche tu hai qualcosa da dire. Ma anche che, per essere ammessa nel consesso, devi ascoltare i consigli di caio, di tizio, di sempronio.
Chi ti invita al corso di scrittura, chi ti iscrive alle 2500 lezioni su come si scrive un romanzo, chi ti spulcia le virgole alla ricerca dell'errore.
E se dici: no, grazie, eccoti lì.
Non hai umiltà, sei come tutti gli esordienti. Devi scrivere di quello che conosci (e tu che ne sai di quello che conosci io?), devi ambientare le tue storie nella tua città, devi usare nomi comuni, non devi avventurarti in territori sconosciuti!
Ma la scrittura non è crescita? Non è esplorazione?
E tutti a ridere.
Eccone un'altra (nel nostro caso due) che pretende di aver scritto il best seller, che dice di non aver nulla da imparare.
Mai detta una cosa del genere. Mai.
Anche perché per me, per noi, la scrittura è studio e documentazione oltre che istinto.
Ma che scrivi a fare? Lo sai che nessuno legge?
Lo so, ma io, noi, di libri ne leggiamo tantissimi.
Non conta. E poi si sa che gli scrittori non leggono, sono i primi a non leggere.
Ma veramente noi leggiamo proprio molto, sul serio.
Sì, magari è vero, ma chi lo dice che voi siete scrittrici?
Uno scrittore è uno che con la scrittura ci campa. Uno che può produrre rendiconti di vendite da migliaia di copie e di euro. UNo scrittore è uno che lascia il segno. Uno scrittore è uno che scala le classifiche et cetera et cetera.
'Sta cosa è talmente diffusa che conosco, conosciamo, scrittori che non si definiscono tali: scrittenti, autori, narratori, scribacchini, c'ho-la-tastiera-ma-è-solo-un-caso.
Serve? No, non serve.
Perché il passo successivo è: perché vuoi pubblicare?
Non è che voglio, c'ho provato, ci siamo riuscite. E' una colpa?
Sì, è una colpa. Perché escono settordicimila nuovi titoli al minuto e voi, brutte stronze, dovete lasciare spazio agli scrittori. Quelli veri.
E quali sono quelli veri?
Uno scrittore è uno che con la scrittura ci campa...
Vi risparmio il resto, ma il cerchio si chiude. E si chiude su tutti coloro che producono post per invitare tutti gli altri a NON scrivere e NON pubblicare perché, pensano, così resta spazio per i loro libri.
Dal 2006 a oggi sono la bellezza di otto lunghissimi anni che mi sento, ci sentiamo, ripetere le stesse cose in salse assortite.
Su blog, su status, su giornali, su qualsiasi supporto possibile.
E ci siamo abbondantemente scocciate, stufate, annoiate, appesantite, sguallariate.
Non chiedo, non chiediamo, agli altri perché scrivono e neanche perché pubblicano.
Ogni libro che esce può essere, e spesso lo è, un'occasione di arricchimento spirituale o di intrattenimento.
Ritengo, riteniamo, che nel momento in cui qualcuno si arroga di decidere chi ha il diritto di scrivere e chi ha il diritto di pubblicare, qualcosa è andato drammaticamente storto.
Quindi facciamocene una ragione. Siamo un popolo di aspiranti scrittori? Vivaddio. Aggiungerei che magari lo fossimo sul serio.
Chi ama scrivere riflette prima di parlare.
E chi si riflette prima di parlare evita di inquinare le menti e gli spazi altrui con sentenze non richieste.
Chi scrive arricchisce anche te. Digli di continuare.
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