mercoledì 27 aprile 2011

I miei articoli per "La Sesia": Tutto relativo? Non il 25 Aprile!

Era il gennaio del 1996 e Vittorio Mussolini era un anziano signore minato nel fisico ma non nella mente quando disse: “Sto per compiere 80 anni, ho visto tutto il mio mondo sparire e trasformarsi, spero di esserci ancora quando verrà scritta l’ultima parola su mio padre. E spero che a scriverla non siano più vincitori o vinti, ma uomini amanti della verità.” Non fu accontentato, non avrebbe potuto. Il secondogenito di Benito Mussolini si spense poco più di un anno dopo questa intervista e l’ultima parola sul ventennio è ancora ben lungi dall’essere scritta. Ma a lui che trascinava l’esistenza schiacciato dalle vestigia di suo padre non sarebbe dispiaciuto veder apparire sulle mura di Roma un manifesto con un’immagine di fascisti in trionfo e la scritta: “25 aprile, buona Pasquetta!!!” Dove i tre punti esclamativi sono altrettanti fasci littori. E avrebbe apprezzato di sicuro l’iniziativa delle anime belle che in provincia di Milano hanno bruciato gli addobbi realizzati per il monumento alla Resistenza. Per non parlare del moto di gratitudine che avrebbe provato nei confronti di quei tre parlamentari del Popolo della Libertà che hanno presentato un disegno di legge costituzionale per abolire la norma della Costituzione che vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.” Ci disse Vittorio Mussolini in occasione di quella lontana intervista: “sono passati cinquant’anni, gli odi e le passioni si sono affievoliti e credo sia vicino il momento in cui chiamarsi Mussolini non sarà più considerato un’infamia. E questo grazie anche a mia nipote Alessandra che ha riportato la nostra famiglia nelle aule di Montecitorio.” Fosse ancora vivo, Vittorio si troverebbe d’accordo con tutti coloro che ogni anno sentono la necessità di puntualizzare che la festa del 25 aprile non è la festa di tutti. E si unirebbe al coro di quelli che invocano la pacificazione. Che poi altro non è se non mettere sullo stesso piano, di più, sullo stesso altare chi ha lottato per liberare il paese dall’oppressione della dittatura e chi di quella dittatura era autore, complice, sostenitore. È di moda, oggi, contestualizzare, operare dei distinguo: i repubblichini di Salò erano in buona fede mentre consegnavano gli italiani alle torture delle SS e i partigiani, eh, quelli non erano certo degli stinchi di santo. In barba ai timori del premier sul predominio delle sinistre nella storiografia, gli scaffali delle librerie son pieni di saggi che equiparano Marzabotto alle Foibe, le Fosse Ardeatine alle vendette partigiane. Tutto relativo, tutto contestualizzabile. Lo pensava anche Vittorio Mussolini perché quando gli chiedemmo cosa ricordasse di Adolf Hitler, il suo volto anziano si accese di un sorriso e, con voce ferma, dichiarò: “Un uomo splendido, con occhi bellissimi e profondi. Grande amante degli animali. Pranzammo insieme e fu spiritosissimo.” Tutto si riduce a una questione di punti di vista, in fondo.

Laura Costantini

1 commento:

  1. ...e alla banalità di giudizi che si basano non su ciò di cui una persona (Hitler) si è reso responsabile, ma su fatterelli (gli occhi profondi o l'amore per gli animali) che ce lo dovrebbero rendere un essere umano accettabile e perfino simpatico.
    C'è qualcosa di perverso in un essere umano, si chiami di cognome Mussolini o B, che non sa guardare ai fatti con sufficiente distacco da osare capirne fino in fondo la disumanità.
    Poi, se posso azzardare, direi che se c'è una ragione, oggi, per smettere di santificare il 25 aprile, sta tutta nel fatto che ne sarebbe più che mai necessario un'altro.
    E questa è, credo, la ragione per cui proliferano le cazzate sulla necessità di equiparare le Resistenza alla Repubblica di Salò o alla foibe.
    Finché non capiamo che nulla può essere più ingiustificato del commemorare il passato dimenticando il presente, non ci dovremmo stupire se quel passato è ancora così drammaticamente attuale.

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