Può sembrare strano, ma anche chi in televisione ci lavora
può non essere del tutto consapevole del potere esercitato
dall’elettrodomestico in questione. Tutto comincia con Alexandra Bacchetta. E
un fortuito contatto con una collega di Varese. I giornalisti son sempre a
caccia di belle storie. Dove belle non ha niente a che vedere col lato estetico
della cosa. Perché in una giovane mamma che si siede in una piazza
squalliduccia e decide di non mangiare più, di bello non c’è proprio niente.
Però, giornalisticamente parlando, è una bella storia. La collega di Varese ce
la segnala. Rapido consulto con gli autori. Si parte. Alexandra ci aspetta al
solito posto, un angolo accanto a una superstite cabina telefonica in piazzale
della Libertà. La sede della Provincia alle spalle, la sede della Questura
davanti, una pioggia battente su tutto e una rotonda trafficata. Fa freddo.
Alexandra digiuna dal 26 marzo. È pallida, paludata in un lungo cappotto nero.
Ha occhi grandi, ciglia lunghe, una rabbia dignitosa che le fa tremare la voce.
E racconta. Di un padre che ha cominciato a lavorare a 9 anni e che è diventato
chef. Di una famiglia che si stringe in un sogno. Di un mulino del XIV secolo
che diventa ristorante e albergo. Di un torrente, l’Olona, che decide di
diventare un fiume in piena. Di un disastro che data 15 luglio 2009. Ci mostra
le foto, Alexandra, della devastazione. Un milione di euro di danni. Ma siamo
nel Varesotto, non ci si piange addosso. Ci si rimboccano le maniche e si
spalano via fango e disperazione. Quattro mesi di lavoro e un grosso prestito
dalla banca. Servono mica garanzie, tanto la regione Lombardia ha chiesto lo
stato di calamità naturale. Roma lo ha concesso, arriveranno i rimborsi.
Intanto, però, Alexandra non ottiene sgravi fiscali, paga tutte le tasse, gli
stipendi, i contributi. Non licenzia nessuno, Alexandra. Riapre i battenti e
aspetta, fiduciosa. Ma dopo tre anni di lettere, telefonate, e-mail, sale
d’attesa, dei rimborsi non c’è traccia. E le banche non sentono ragioni. Gli
interessi passivi si accumulano, il telefono squilla, si deve rientrare del
fido. Così Alexandra, esasperata, decide di sedersi lì, nel piazzale, e di non
mangiare più. Ne parlano le radio, i giornali locali. Quando arriva la tv
nazionale scattano i flash, la notizia si diffonde in un lampo. E
l’europarlamentare di turno si spaventa. Il servizio non è ancora andato in
onda e già l’addetto stampa inoltra un comunicato dove si smentisce prima
ancora di ascoltare. Alexandra non è stata abbandonata. E poi chi glieli ha
promessi i fondi? Bisogna andare a fondo, vedere se ne ha diritto. In ogni caso
si esaminerà per bene il caso nelle sedi competenti. Non possiamo immaginare
quale sarà l’epilogo. Alexandra avrà bevuto acqua e integratori salini anche a
Pasqua, avrà servito clienti e sperato. Che qualcuno si muova, prima di
un’altra bella storia di disperazione.
Laura Costantini
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