giovedì 28 agosto 2014

C'erano una volta. E ci sono ancora.

Un paio di sere fa un post di Isabella Moroni mi ha riportato indietro di molti, moltissimi anni. La foto di un vecchio nastro bicolore per macchina da scrivere è stato il trampolino di lancio per un viaggio nel passato, il passato di due studentesse del liceo classico che si riunivano dopo la scuola per studiare, ma non solo. Alla luce di questi ricordi, sono portata a pensare che se ho buttato tanto tempo sui libri, se sono riuscita a prendere un diploma il merito va anche alla mia/nostra passione per la scrittura. Era solo per trovare il tempo necessario di metterci davanti alla macchina da scrivere che mi affannavo sui libri con la socia. Prima tiravamo via libri e quaderni e prima potevamo tuffarci nelle  nostre storie. Storie mirabolanti, incredibili. Fatte di folli passioni, di avventure spettacolari in mondi mai visitati. In quelle storie c’era il nostro presente ma soprattutto il nostro futuro. Volta per volta mi immaginavo eroina di una rivoluzione, passione segreta di uomini affascinanti e irraggiungibili, donna libera e realizzata in ambienti lontani da me anni luce. Come correvano via quelle ore, com’era difficile lasciare la vecchia Olivetti per tornare a casa prima del coprifuocoLa voglia di raccontare, di raccontarci, era talmente forte da spingerci a dare corpo a più idee contemporaneamente. Lavoravamo su più fronti, passavamo dagli spazi siderali alla polvere dell’arena di un improbabile BowlingbrokeCircus ( non ho la più pallida idea da dove sia saltato fuori quel nome) con la stessa facilità con cui oggi i bambini cambiano canale sul televisore. La fantasia era l’unica droga della quella eravamo dipendenti, ci teneva in pugno, tormentandoci giorno e notte. Si, perché anche quando la macchina da scrivere taceva, il nostro cervello continuava a mulinare idee, era come essere davanti al cappello di un prestigiatore. Fra ieri e oggi c’è dimezzo… la vita. Con i suoi ritmi, con le sue esigenze, con tutti i problemi che si tira dietro. La vecchia Olivetti è in cantina, chiusa nella polverosa custodia di finta pelle color avion. Sotto le nostre dita i tasti del computer suonano la loro musica soft, leggera come le dita che li percorrono. Al posto della versione di latino o greco si sono i panni da stirare o il pezzo da mandare in onda. Non indossiamo più jeans a sigaretta e maglioni over size e se ci facciamo la tinta non è per essere trendy ma per coprire i segni che il tempo ci lascia sulla pelle. Ma l’anima, quella non riesce a scalfirla. Quando siamo davanti al computer, se ci guardiamo negli occhi, l’immagine che abbiamo una dell’altra non è quella della signora di mezza età (termine bruttissimo ma non me ne viene uno migliore) ma quella di due adolescenti con lo sguardo acceso dalla fantasia e la bocca sempre pronta al sorriso.Perché, mi spiace per chi pensa che debba essere il contrario, io e la socia quando scriviamo ci divertiamo da morire. Voi, a leggerci, un po’ meno, forse. Ma non è un nostro è problema.  

6 commenti:

  1. Socia, signore di mezza età no, però. Preferisco la realtà: ragazze attempate :)
    Laura

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  2. Oh no, carissima ragazza attempata (condivido l'espressione della socia 2 (Laura?): leggervi è sempre interessante. Non sempre un "piacere", perché l'animo cambia con gli argomenti trattati.
    Diciamo (come credo di aver già detto altre volte), che sarebbe bello invece leggervi più spesso come anime separate di un'unico corpo (di scrittura).
    Ha un suo perché, trovare traccia anche della "socia ombra" della coppia, cosa rara da queste parti.
    Torna presto...

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    1. Socia 2 = Laura, sì.
      Lory è pigra, non è che non scriva post, ma li lascia in sospeso, li dimentica, li getta. In molti vorrebbero, me compresa, leggerla in quanto tale più spesso. Ma lei è come Mina, centellina le uscite, si fa desiderare, non si appalesa. Comincio a credere che sia studiata a tavolino questa posizione ;)

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  3. Carissima amica della socia 2, Lory, cioè io che non ho firmato il post come al solito (sorvoliamo), quando scriviamo come anime separate, ci divertiamo molto meno e, almeno io, la maggior parte delle volte preferisco tenere al calduccio del mio pc quello che partorisco, quando non lo getto nel cestino. Un abbraccio dalla socia ombra, che c'è, non la si vede ma c'è... :)
    Lory

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    1. Ross si riferiva ai post sul blog, socia. E qui uno sforzo potresti anche farlo, vero?

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  4. @Laura: forse l'apparire raramente della socia ombra le aggiunge quel mistero che, se sostenuto dalla "sostanza", poi ti fa appunto l'effetto Mina: ne vorresti di più, di quei post o di quei suoi pensieri che poi butta o tiene per sé. Però la capisco: scrivere per sé è sempre un'altra cosa. Concordi?

    @Lory: ci credi se ti dico che in calduccio nel mio vecchio Pc pressoché fuori uso (per via del fatto che non voglio rinunciare all'ormai defunto Windows Xp) ho valanghe di robaccia che non mi decido a buttare perché, insomma, a me dice qualcosa e quindi me la tengo per me?
    Ti capisco e credo sia in realtà questo che mi fa apprezzare sempre molto la tua comparsa qui: sento in ciò che scrivi note basse che riconosco come familiari.
    Però, atensiun!, fai almeno come Mina: una ogni x salvala qui, delle cose che scrivi.
    Così, per sapere che ci sei.
    Un abbraccione ad entrambe, cioè alla società al completo.

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