“Fosse per me, io il centro storico lo metterei tutto sotto una gigantesca teca di cristallo.” A parlare così è Michele. Non lo conoscete, non è famoso. A parte forse tra gli estimatori della storica trattoria-pizzeria di cui è titolare fin dagli anni ’80. Michele è romano, ha corporatura robusta e parlata spiccia. Il suo locale affaccia su quel miracolo architettonico che è il Pantheon. Michele a Roma dà del tu, perché la vive tutti i santi giorni. Col turismo lui ci lavora. Ci campa, come si dice qui. E del turismo vede i pregi e i difetti. L’idea di mettere il centro storico più importante del mondo sotto vetro l’ha espressa in tempi non sospetti. Più di un mese fa. A riprova che i tempi sospetti lo sono sempre quando si ha a che fare con un patrimonio storico e culturale che non ha eguali al mondo. Michele si è espresso quando i soliti ignoti non avevano ancora trafugato le pesanti sfere di ghisa poste a semicerchio davanti al Pantheon, a dissuadere il parcheggio selvaggio. Ha parlato molto prima che un ignoto (nel momento in cui scriviamo) vandalo deturpasse la fontana del Moro a piazza Navona. Prima che un sampietrino volasse senza far danni contro la Fontana di Trevi. Prima che un ventenne americano venisse arrestato mentre prelevava pezzi di Colosseo come fossero lattine di birra in un supermarket. Perché Michele ne ha viste troppe e ne conserva memoria. Ha visto spruzzare vernice su marmi millenari, tingere di rosso acque cristalline, lanciare a tutta velocità utilitarie dentro storiche fontane, improvvisare rally sulla scalinata di Trinità dei Monti. In questi giorni è tutto un fiorire di articoli sui casi di vandalismo cui Roma, ma non solo Roma, è andata soggetta. Tutto un interrogarsi su cosa fare, come impedire che i busti degli eroi del Risorgimento sul Gianicolo vengano di nuovo deturpati o come bloccare un lancio di escrementi contro il Cristo dell’Ara Coeli. Sappiamo tutti che la teca di cristallo vagheggiata da Michele è soluzione impraticabile. Ma appare evidente che, in mancanza di una coscienza civica che latita negli italiani ma ancor più nei turisti stranieri, l’unica difesa sia la distanza. Una distanza fisica, insormontabile. Barriere metalliche a difendere la statua di Giordano Bruno a Campo de’ Fiori. Inferriate, lastre di vetro temperato, teche come quella che racchiude, difende, nasconde la Pietà di Michelangelo in Vaticano. Chissà se è questo lo scopo ultimo dei vandali: costringerci a nascondere, allontanare, rendere estranea la bellezza della storia che ci circonda. Una bellezza che trovano insopportabile. Almeno quanto la nostra società dimostra di trovare insopportabile la cultura, l’arte, la memoria. Dovreste vederli: vengono da tutto il mondo, arrivano a Fontana di Trevi, si affollano per scattare foto, lanciare monetine e poi lasciare quel miracolo artistico insozzato di cartacce, bottiglie, lattine, escrementi. Se questa è la risposta alla bellezza, forse ha ragione Michele.
Laura Costantini
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