UNA STORIA VERA
"Luisa sei pronta? Dobbiamo andare altrimenti faremo tardi. Non mi piace farci aspettare."
Luisa è pronta. Ha 29 anni, bella, elegante, affascinante, da quella diva che era e che è ancora.
Raggiunge Osvaldo con un sorriso sulle labbra, gli da un bacio.
Dio quanto lo ama! Dopo tanti anni ancora come il primo giorno.
Ma non è serena.
Osvaldo la porta sempre più spesso in quella villa dal nome che è tutto un programma, Villa Triste.
Non ama quel posto e nemmeno il suo proprietario, Pietro. È una persona poco raccomandabile, dall'indole malvagia e anche un noto cocainomane. Luisa teme che anche Osvaldo ormai sia preda di quella " robaccia" e ne stia diventando completamente dipendente. Inoltre sa che in quella casa accadono cose che, anche se lei non le ha mai viste, non riesce a condividere. Anzi le fanno orrore.
Anni addietro ha aderito all' "Idea", perché pensava che fosse la soluzione per i problemi del Paese e che potesse avvantaggiare lei e Osvaldo nella carriera. Ma sono successe tante cose orribili da allora che non sa più cosa pensare.
Erano così felici a Roma. Cinecittà era la loro seconda casa. Erano amati e ammirati da tutti (lei un po' di più), avevano per amici Nazzari, Cervi, Blasetti. Poi quella fatidica data: 8 settembre.
Non sapeva se fosse stato un bene o un male, ma per loro due era finita la serenità.
Osvaldo aveva conosciuto un certo principe Valerio, si era lasciato affascinare dal suo progetto e lo aveva seguito nella sua impresa.
Insieme si erano trasferiti prima a Venezia, dove avevano anche lavorato un po' nella nuova città del cinema, poi definitivamente a Milano.
Luisa non avrebbe voluto lasciare Roma, ma cosa poteva fare una brava donna italiana se non seguire il proprio uomo?
Il Paese è ormai da tempo diviso in due e la situazione politica sta rapidamente precipitando.
È passata da poco la Pasqua, ma l'aria che si respira non è quella della festa. Milano è in fermento e le notizie che arrivano a Osvaldo non sono buone per loro due. Osvaldo ha deciso: basta con quegli amici diventati ormai troppo pericolosi.
"Comandante, quei due personaggi si sono consegnati spontaneamente nelle nostre mani. Lo so che sono accusati di cose orribili, ma lei è bellissima. L'ho vista così tante volte al cinema che mi sembra di conoscerla. E comunque non abbiamo prove della loro colpevolezza".
"Non possiamo essere sentimentali in queste circostanze. Sono momenti concitati, non abbiamo tempo di fare un regolare processo. Dobbiamo dare degli esempi forti a quelli che hanno ridotto il Paese in queste condizioni. Sapete quali sono gli ordini. Fate quello che dovete fare!"
È la sera del 25 Aprile, l'aria è fresca, ma si sente già la primavera.
Osvaldo e Luisa vengono fatti scendere da un camion. Luisa adesso colpisce.
"No” urla gettandosi in terra. “Non voglio morire. Non potete uccidere il nostro bambino.”
Due braccia la sollevano e la spingono contro il muro. Osvaldo è lì accanto a lei.
“Ti amo.” Grida mentre lo vede sussultare sotto i colpi delle pallottole. Poi un dolore caldo le si allarga nel petto. Ed è il buio.
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