Tre volti per caratterizzare la scorsa settimana televisiva. Tre volti non più giovani, ma i giovani non sono più protagonisti di ribalte importanti. Tre volti di uomini, ché le donne hanno ancora tanta strada da fare. Tre casi a loro modo esemplari e il richiamo al titolo di uno dei capolavori di Sergio Leone è venuto istintivo, senza per questo aver ben chiaro chi sia il buono, chi il brutto, chi il cattivo.
Di sicuro il più importante è Dominique Strauss-Kahn. Uomo potentissimo, dato per certo successore di Sarkozy all’Eliseo, ha la faccia giusta per l’assurda vicenda di cui si è reso protagonista. Un mix molto francese di Jean Gabin, Lino Ventura, Jean-Paul Belmondo senza per questo avere il fascino di nessuno dei tre. Sessantadue anni appesantiti, una smorfia arrogante e lo sguardo aggrondato di chi non riesce a credere che sia capitato proprio a lui. L’ex presidente del Fondo Monetario Internazionale si proclama innocente e rivendica un incontro sessuale consensuale con Ophelia, la cameriera che lo accusa di stupro. La parola spetta alla giuria, ma intanto vengono a galla racconti e atteggiamenti di un uomo che esercita a tempo pieno la seduzione del potere, anche ai danni di donne che di tale seduzione non sono succubi.
Il più famoso a livello internazione è invece Arnold Schwarzenegger, austriaco naturalizzato americano, divo hollywoodiano di film poco memorabili, ex governatore della California e, per sua stessa ammissione, ex marito modello. Il giorno prima festeggiava 25 anni di matrimonio con Maria Shriver, madre dei suoi quattro figli, e il giorno dopo Maria, nipote di JF Kennedy, lo lasciava accampando una pausa di riflessione. La realtà dei fatti ha provveduto a divulgarla Arnold prima che ci arrivassero gli implacabili rotocalchi americani. Dieci anni fa il protagonista di “Terminator” ha avuto un figlio da Mildred Beane, impiegata come colf nella residenza californiana degli Schwarzenegger. E, dopo averlo cresciuto in gran segreto, Arnold ne ha confessata l’esistenza alla moglie. Di sicuro non un bel regalo per le nozze d’argento.
Il fanalino di coda è, manco a dirlo, roba nostra. Non ha la faccia da cinema di Strauss-Kahn né l’imponenza fisica di Schwarzenegger. Pensava, in compenso, di avere l’appeal giusto per reggere un “one-man-show” in prima serata e ne ha convinto anche i responsabili della rete ammiraglia della Rai. Adesso se la ride: il programma è stato chiuso dopo la prima puntata per conclamato flop, ma lui, Vittorio Sgarbi, il compenso di un milione di euro se l’è comunque intascato. Tre facce delle quali non ci liberemo. Strauss-Kahn ha sguinzagliato una squadra di investigatori privati a rovistare nel passato della cameriera Ophelia. Schwarzenegger, visto che gli eroi col muscolo un po’ vizzo son di moda, prepara un nuovo capitolo di “Terminator”. Sgarbi racconta in giro di essere troppo genio perché la gente lo capisca. A pensarci bene “Brutti, sporchi e cattivi” era un titolo più adatto.
Laura Costantini
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