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giovedì 21 luglio 2011
Adesso e' finita davvero...
Possiamo dirlo, adesso. Aver diviso in due parti la trasposizione cinematografica dell'ultimo volume della saga di Harry Potter ha avuto il valore di un accanimento terapeutico. Sia chiaro, chi come me ama e continuera' ad amare Harry e tutti i suoi compagni d'avventure, ringrazia sentitamente. Ma rimane il fatto che adesso, si', adesso e' finita davvero. Non possiamo piu' aggrapparci all'attesa, possiamo solo rileggere da capo i libri, rivedere da capo tutti e otto i dvd. E accorgerci, ancora una volta, che la magia della parola scritta non e' trasferibile in immagini. Il potere enorme, la suggestione che le parole esercitano sulla nostra mente e' qualcosa di irriproducibile. Con questo non voglio dire che il film non mi sia piaciuto. Ho trovato inutile il 3D, questo si'. Infatti mi ripropongo di rivedere il film senza gli occhialini e gustarmi la passione di Yates per le atmosfere plumbee, per il colore indefinito, per quella dominante livida che rende alcune scene quasi indistinguibili. Ma al di la' delle scelte stilistiche e narrative (anche la divisione in due film da quasi tre ore l'uno penalizza la narrazione, la continuita' e comunque non riusce a raccontare tutto cio' che la Rowling ha saputo narrarci in "Harry Potter e i doni della morte) resta l'immensa bravura dei tre protagonisti principali. Immaginavo un pathos quasi insopportabile (la scelta di andare a morire, la consapevolezza di un sacrificio necessario, l'impossibilita' per Hermione e Ron di intervenire in qualche modo per evitare l'inevitabile, i lutti, la morte di amici) e volevo che il film trasmettesse tutto questo. Ci e' riuscito solo in parte e solo grazie ai volti di Daniel Ratcliffe, di Emma Watson, di Rupert Grint. La scena in cui Harry versa le lacrime di Piton nel pensatoio di Silente e scopre quello che e' stato il suo compito fin dall'inizio, la sua espressione quando metabolizza la necessita' di consegnarsi anima e corpo alla sconfitta... Ecco, li' Ratcliffe ha saputo rendere giustizia alle parole della Rowling, alla magia della sua scrittura. Il resto sono effetti speciali (belli), musiche epiche (ma mi aspettavo di piu'), scene di battaglia e scarsa introspezione. La grandezza tragica di Voldemort si perde nella trasposizione cinematografica. Forse qualcosa di meglio c'era nella prima parte (se non l'avete visto, prendete il dvd: mi sono sentita accapponare la pelle nella scena di Hermione ed Harry, soli e alla macchia, che ballano sulle note di una canzone alla radio nell'inutile tentativo di recuperare un po' della loro giovinezza), ma insomma... e' finita. Stavolta e' finita davvero. E avrei voluto che il film mi consentisse di versare le giuste lacrime. Pazienza. Rileggero' la saga e piangero' sulle pagine tutta la mia inguaribile nostalgia.
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