Ha suscitato stupore quanto accaduto lo scorso giovedì a Roma. Non perché l’intera città si sia bloccata. A Roma succede. Per le partite di calcio. Per le manifestazioni di piazza. Per le udienze papali. Per le piogge. Basta poco, a Roma. Ma stavolta non era poco. Stavolta erano decine di migliaia di persone. Attratte dal tamtam pubblicitario come e più che da un beffardo pifferaio magico, si sono riversate nel luogo convenuto per il rito collettivo: l’inaugurazione di un nuovo centro commerciale. Inaugurazione sbandierata insieme a sconti strepitosi. E in tempo di crisi lo sconto conta. Soprattutto se taglia generosamente i prezzi non sempre abbordabili di generi di prima necessità. Perché è di questo che stiamo parlando. Un tempo era il pane, poi con il boom economico furono l’automobile e gli elettrodomestici. Oggi è la tecnologia. Il nuovo centro commerciale romano, l’ennesimo, vende solo gadget tecnologici: smartphone, computer, tablet, schermi piatti 3D. E venticinquemila persone lo hanno preso d’assalto. Alcuni addirittura pernottando all’addiaccio, pur di garantirsi il posto in prima fila. Al momento dell’apertura la ressa è stata tale da causare la rottura di alcune vetrine. I tempi di percorrenza sulla tangenziale hanno superato le tre ore. Ce n’è da far riflettere. Perché, a cose fatte, le cifre mettono paura: spesi due milioni e mezzo di euro con una media di 270 euro a cliente. Sono tanti? Pare di no, se è vero che gli italiani (ma giovedì c’erano anche tantissimi extracomunitari in fila, in quelle che Marco Lodoli ha definito efficacemente le Nazioni Unite del consumismo) spendono fino a 2 miliardi di euro l’anno in iPhone, tv e laptop. E lo fanno a costo di indebitarsi. Si potrà obiettare che così è sempre stato. I nostri genitori negli anni ‘50/’60 hanno firmato montagne di cambiali pur di inseguire il modello imposto da Carosello. La 500 parcheggiata in strada, in casa il Brionvega dalle linee tondeggianti, il frigorifero, la lavatrice, il frullatore. I sociologi ci spiegano che è importante questo adeguarsi ai modelli, per non sentirsi esclusi. Soprattutto oggi che la differenza tra benessere e povertà passa, agli occhi del mondo, proprio dal gadget tecnologico. Se hai un iPhone, allora non te la passi poi così male. Allora non sei ancora uscito dal consesso di quelli che, crisi o non crisi, vanno avanti. Allora forse un futuro ce l’hai. E vengono in mente certi contrasti stridenti da Terzo Mondo. Chi ha viaggiato lo sa: strade sterrate e pickup rutilanti, case fatiscenti e antenne paraboliche, niente fognature ma telefonino incollato all’orecchio. Perché non sapremmo dire come ci siano riusciti, ma è sotto gli occhi di tutti. In attesa che il 2012 sancisca la fine di un’era invertendo il polo magnetico terrestre, come vogliono i catastrofisti, l’inversione è avvenuta nelle nostre teste. E genere di prima necessità è tutto ciò che può darci l’unica qualifica che conti. Quella di consumatori.
Laura Costantini
come al solito Laura un bel pezzo che condivido in pieno
RispondiEliminaNelle loro teste, non nella mia nè (immagino) nella tua.
RispondiEliminaEd è una speranza, forse...se resistiamo all'inversione del polo terrestre magari portiamo di là, nel futuro, qualche buon seme del buon senso perduto...