Benito Mussolini, duce del fascismo,
dittatore e responsabile di una delle pagine più dolorose nella storia recente del
nostro paese, è cittadino onorario di Varese dal 1924. Non che oggi le
cittadinanze onorarie si concedano per meriti stratosferici e inoppugnabili, ma
Mussolini fu insignito perché aveva deciso per
Varese capoluogo e Varese provincia. Ergo, nel 1924, era un benemerito
della cittadina lombarda assurta ai fasti del capoluogo. Aggiungiamo che era,
il Mussolini, anche il capo del partito fascista e presidente del consiglio e
si capisce come, all'epoca, fosse salutare annoverarlo nella cittadinanza. Poi
accadde quel che tutti noi, cittadini italiani dotati di diritti civili,
saremmo tenuti a sapere: ventennio, che nel '24 era ai primi sanguinosi vagiti,
dittatura, alleanza col nazismo, leggi razziali, entrata in guerra, morte e
distruzione. È anche normale che, morto Mussolini e finita la seconda
guerra mondiale, tutti presi nel ricostruire dalle macerie fisiche e morali, ci
si sia dimenticati di quella cittadinanza onoraria. Sono passati 89 anni.
Abbiamo pur avuto altro a cui pensare. Ma qualcuno, magari scartabellando
faldoni, si ricorda del Mussolini varesino ad honorem e decide che forse è il caso,
"considerato il negativo giudizio storico, morale e politico condiviso
sulla figura di Mussolini", di annullare il quasi centenario
provvedimento. E si verifica quello che, purtroppo, era facile immaginare. Chi
oggi si stupisce della vergogna consumata in sede di consiglio comunale di
Varese, forse non ricorda che pochi mesi fa, in occasione della Giornata della
Memoria, un altro lombardo doc ebbe a dire che sì, insomma, le leggi razziali se le
poteva risparmiare. Ma in fondo il Mussolini ha fatto anche tante cose buone.
Da Varese gli hanno fatto eco e il video è in rete, a disposizione di chiunque
non abbia avuto modo di vederlo nei tg nazionali. In un clamore da assemblea di
condominio, con applausi e urla mutuati pari pari dai talk show televisivi, i
sostenitori del cittadino Mussolini hanno dichiarato che "il giudizio sui
dittatori è un conto, altro è la cittadinanza onoraria a
Mussolini". E per motivare il curioso distinguo hanno cominciato a urlare,
nei confronti dei rappresentanti dell'A.N.P.I. Li hanno chiamati assassini. Li
hanno accusati di aver massacrato il capo dello stato, cosa che Mussolini non
era perché nominalmente il ruolo era detenuto da Vittorio Emanuele
III. Hanno ricordato, con evidente nostalgia, che il duce ha governato l'Italia
per vent'anni. E hanno sottinteso che quanto accaduto di tragico in quei venti
anni fu, esattamente come le leggi razziali, peccato veniale di un benemerito.
Alla luce di quelle urla, alla luce di quelle parole, alla luce della votazione
che ha mantenuto il Mussolini ben saldo nel suo ruolo di varesino ad honorem,
sarebbe interessante permettere, a coloro che urlano in difesa della repubblica
di Salò e contro i partigiani, di raccontarci la storia di quegli
anni e di quelli che seguirono, con parole loro. Nell'attesa, potremmo
informarci quale città tedesca mantenga Adolf Hitler tra i meritevoli di
onorificenza per il suo impegno e le sue opere.
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