Alle volte è
bene riflettere su quanto la vita reale ci mette sotto gli occhi. Noi italiani
siamo brava gente. Ma adattabili e permeabili alle storture, nostre e altrui.
Nella secolare storia dell'emigrazione italiana, non sono partiti solo
bastimenti. C'è stata una migrazione diciamo
più
comoda e più recente. Primi anni '70,
crisi energetica, austerity. Ve le ricordate le domeniche a casa, la benzina
col contagocce, la raccomandazione a spegnere la luce presto la sera? Per chi
lavorava nei locali notturni fu una Caporetto che spinse una piccola massa di
lavoratori dello spettacolo a migrare altrove. Un altrove che poteva essere il
luminoso skyline di Johannesburg. Paese ricco, il Sudafrica. Petrolio, carbone,
oro, diamanti e apartheid. I bianchi a divertirsi. I neri a sgobbare. Gli
italiani arrivavano lì
democratici e non razzisti. Ma bastava poco perché
rinunciassero alla lavatrice, altrimenti la nera di casa, che doveva chiamarli
padroni, come se li guadagnava vitto e alloggio (e basta, nessuno stipendio)?
Altri tempi e altri luoghi? Forse. Basta alzare lo sguardo, passeggiando in
qualsiasi parco cittadino. Anziani in sedia a rotelle, oppure con bastoni e
deambulatori, accompagnati da donne troppo diverse per essere scambiate per figlie.
I figli italiani non hanno tempo per i vecchi. Lavorano, hanno famiglia e
problemi. Pagano, con la pensione del genitore, una badante. Le badanti, per lo
più,
non sono italiane. È un lavoro
pesante, difficile. Ci vuole pazienza, abnegazione, capacità.
O magari soltanto una gran disperazione. Un gran bisogno di lavorare. Le
badanti sono quasi sempre donne dell'est Europa. Non giovanissime. A loro volta
hanno famiglie, figli e mariti lontani. Imparano la lingua, si prodigano. Quasi
mai sono messe in regola, un po' per convenienza della famiglia che le assume,
un po' per la loro. Guadagnano circa 800 euro (ma c'è
chi si accontenta di 650) al mese più
vitto e alloggio. Non sembrerebbe una brutta situazione, se non tornassimo al
discorso iniziale: italiani, brava gente. Sì,
ma provate ad accostarvi a una di quelle dolci vecchine, provate ad ascoltare i
loro discorsi. Le badanti sono la nuova frontiera dello schiavismo in chiave
italica. In cambio di stipendio, vitto e alloggio, gli anziani (più
spesso le donne che gli uomini) pretendono un servizio sulle 24 ore filate, 7
giorni su 7. Incentivati dai figli, ai quali fa oggettivamente comodo non
doversi preoccupare del genitore neanche nel fine settimana, i badati
pretendono dalle badanti una dedizione assoluta e senza cedimento alcuno. Una
dedizione che spazia dal pretendere che dormano nella stessa stanza per
assicurarsi che la notturna passeggiata verso il bagno non incontri ostacoli al
vietare telefonate in lingua madre con i propri familiari, per controllare quanto
viene detto. E se si fa presente che tutti i lavoratori hanno, ancora e non si
sa per quanto, dei diritti, si scopre che le badanti no. Loro non sono
italiane, loro se ne approfittano, loro sono diverse. Brava gente gli italiani,
schiavisti di ritorno.
Laura
Costantini
Viaggiando con gli autobus in giro per la città, mi è capitato molte volte di parlare con qualcuna di queste donne, come se ci conoscessimo da sempre ed ho provato molta ammirazione per loro ed anche solidarietà.
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