Ti sbarcano su un
pianeta sconosciuto e devi spiegare agli autoctoni cos’è l'ira. Cosa dici?
Chissà se nel pianeta in cui
mi hanno sbarcato è esistito un extraterrestre di nome Seneca che ha scritto
qualcosa di simile al De ira?
Nel caso non avrei molte
difficoltà a descriverla, sarebbero già abbastanza informati, saprebbero che l’ira
trasforma l’essere umano in un animale selvaggio con gli
occhi fiammeggianti e rossi, i peli dritti e i muscoli tesi nel desiderio di
sbranare e fare a pezzi.
Se invece tra gli abitanti
del pianeta non fosse mai esistito nessun Seneca, cercherei nel paesaggio
locale qualcosa che possa aiutarmi a rendere l’idea, e se in quel pianeta non nascessero
fulmini, onde di maremoto o bombe vulcaniche, troverei certamente in natura una
manifestazione d’ira magari in alberi che lanciano con violenza i loro frutti
verso chi cerca di tagliarne i rami.
Nella vita hai provato l'ira: raccontaci.
Personalmente ritengo che
l’ira sia una delle manifestazioni esteriori della rabbia che è un sentimento più
complesso.
La rabbia è indignazione, è
risentimento; può esplodere all’improvviso o covare per anni.
La rabbia può mostrarsi
all’esterno o rimanere chiusa.
E la rabbia certo, l’ho
provata, parecchie volte, soprattutto quando ho subito ingiustizie o le hanno
subite altri intorno a me, ma non sempre, anzi quasi mai è sfociata in ira.
Consiglia un romanzo che parla del vizio/virtù in questione
e spiegaci la scelta.
Consiglierei Furore (titolo
originale the grape of wrath, letteralmente grappoli d’ira) di John Steinbeck .
Ambientato negli Stati Uniti,
durante la grande depressione, racconta la storia di una famiglia che come
tante altre, schiacciata dai debiti contratti con le banche, decide di lasciare il Middle West per andare
in California dove spera di trovare il lavoro e dunque una vita migliore.
E’ un romanzo pervaso dalla
rabbia, in primo luogo quella degli agricoltori verso lo strapotere delle
banche e le avverse condizioni atmosferiche che rovinano i raccolti.
Lo consiglio perché è uno dei
miei libri preferiti, una saga familiare on the road scritta con grande
sensibilità e maestria.
Un romanzo che ti prende fin
dalle prime pagine e non ti lascia più andare via.
Facci leggere un brano attinente.
E’ un brano tratto proprio da
Furore di Steinbeck
…Niente lavoro fino a primavera. Niente lavoro.
Niente lavoro…niente denaro, niente cibo.
Ma, dico io, chi ha una pariglia di cavalli e se ne serve
per arara, per coltivare, non si sognerebbe mai di metterli fuori dalle stalle
e lasciarli morire di fame, quando manca il lavoro nei campi.
Ah, ma quelli sono cavalli…noi siamo uomini.
Le donne osservavano i mariti, per vedere se questa
volta era proprio la fine. Le donne stavano zitte e osservavano. E se
scoprivano l’ira sostituire la paura, nei volti dei loro mariti, allora
sospiravano di sollievo. Non poteva ancora essere la fine. Non sarebbe mai
venuta la fine finché la paura si fosse tramutata in furore.
L’erba spuntò tenerissima e distese sui colli la
delicata coltre verzolina dell’annata nuova.
Meglio sperimentare vizi o esercitare virtù? Sii sincera
Cosa c’è di più umano del
vizio? Credo si abbia poca scelta, è quasi impossibile evitarli tutti, per
tutta la vita. E non sarebbe nemmeno utile alla crescita delle consapevolezze
necessarie ad evitarli.
Detto questo, potendo,
preferirei esercitare virtù, e sono sincera.
Inventa un titolo accattivante che contenga il vizio/virtù
che ti è toccato
Narrami o Diva, l’ira funesta, l’ha già scritto qualcuno?
Pubblicizza una tua creatura
Questa è la copertina del mio
ultimo romanzo.
Parla di una donna di nome
Rebecca che attraverso il rapporto con lo psicanalista, Ruggero Macis, ricostruisce
la sua vita davanti al lettore.
E’ una donna normale, un
medico, ma al contempo anche una donna disturbata.
Soffre di ossessioni, mette
in atto comportamenti compulsivi, è ipocondriaca, come molti, forse più di
molti.
Al di là della vicenda
narrata, ciò che ho cercato di indagare è stato il significato di certi
comportamenti e la possibilità che il tutto sfoci in una “guarigione”.
Liberarci da certe paure è
quello che vogliamo? Sono probabilmente il frutto di sofferenze più profonde e
nascoste, è giusto, è utile riportarle in superficie?
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