Sono 81 le donne vittime di
femminicidio in Italia da gennaio di quest'anno (n.b. scrivevo una decina di giorni fa, credo siano aumentate...). Il dato è stato portato alla
luce in una torrida sera d'estate, nella bella cornice d'arte di un paesino
laziale tra collina e mare. Notte bianca, tante iniziative, tra queste la voce
del Telefono Rosa, di Se non ora quando e della vicesindaco di una giunta quasi
tutta al femminile. La violenza di genere esiste e si perpetua. La vicesindaco
non poteva saperlo, ma poche ore prima una bambina di otto anni, otto anni,
subiva una tentata violenza carnale in pieno giorno, in piena luce, in una
strada di Napoli. Linciato e sfigurato l'assalitore, ricoverato in gravi
condizioni. Ma nella notte bianca di una torrida sera d'estate la voce si leva
a difendere tutte le donne. Le nostre, ma anche
quelle il cui unico torto è essere nate in un paese di religione
islamica. Abbiamo parlato poche settimane fa del coraggio di una piccola grande
donna, la sedicenne pakistana Malala. In questi giorni tutto il mondo parla del
caso di Nada. Ancor più giovane. Se possibile, ancor più coraggiosa. Nada ha
undici anni e, con l'aiuto di adulti in grado di ragionare fuori dai dettami
anacronistici e assurdi dell'Islam, ha lanciato il proprio grido d'aiuto su
youtube. Un volto bellissimo, occhi enormi e pieni di lacrime, la voce rotta
dal pianto ma non doma, Nada ha detto di essere pronta a uccidersi piuttosto
che essere venduta come sposa. Pare che la famiglia volesse lucrare su di lei
strappando un buon prezzo al promesso sposo adulto e, lui sì, libero di decidere
un simile abominio. Ma Nada, cresciuta con la mente aperta sulle conquiste
della civiltà, ha detto no. È fuggita di casa. Vuole studiare, vuole
usare Internet, vuole mantenere intatti infanzia e sogni e progetti per un
futuro che travalica gli angusti confini di un paese tra i più chiusi e retrivi
nella galassia islamica. Lo Yemen. Quello dello splendore architettonico di
Sanaa. Quello dei rapimenti di turisti da parte di bande di fondamentalisti a
caccia di fondi. Quello dove più di un quarto delle donne vengono costrette al matrimonio
prima dei 15 anni perché una sposa giovane sarà una moglie obbediente, farà più figli e garantirà una fedeltà basata sul disgusto
per qualsiasi uomo, compreso il proprio non scelto marito. E poco importa se un
corpo ancora non maturo può soccombere a una gravidanza, come accaduto nel 2010 a una bambina di 12
anni. Morta di parto parto dopo tre giorni di travaglio. “Non avete
compassione?" chiede Nada lo sguardo fisso in camera in quel video che
tanti vogliono credere manipolato. Perché è difficile immaginare tanto coraggio in
una creatura così giovane, così indifesa. E se anche dietro quel
filmato, dietro quelle parole così adulte, "hanno ucciso i nostri
sogni, hanno ucciso tutto quello che avevamo dentro", ci fossero degli
adulti, resterebbe l'orrore reale di tante donne costrette, vendute, usate come
bestie da macello. "Tutto questo è criminale" ha detto Nada.
"Tutto questo deve finire" si è risposto in una notte bianca d'estate
in un paese che non vende le bambine, ma massacra una donna ogni tre giorni.
Laura Costantini
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