Capita a
tutti. Un semaforo rosso, magari di quelli pedonali. Nessuno che attraversa e
lo scooter, che ha fatto gimcana tra le auto, si porta in prima fila.
Un'occhiata a destra, una a sinistra e poi via, in barba al semaforo. A nessuno
sembra strano, a nessuno appare per quello che è:
una lampante infrazione del codice della strada. Perché
il semaforo rosso significa stop. Sì,
si risponde indulgenti, ma non passava nessuno, dai. Ancora. Si passeggia per
strada, in una qualsiasi città italiana.
Le strade non sono un elvetico esempio di nitore, ma insomma. Una persona
davanti a noi estrae il pacchetto delle sigarette. Lo libera del cellophane.
Rapido sguardo a destra, uno a sinistra. Nessun cestino in vista e il
cellophane vola in terra e a nessuno sembra strano. È
segno di inciviltà ma, ci si dice, i cestini
chissà
dove sono, sono sempre pieni e per terra non sarà
quella l'unica cartaccia. Ancora. Siete in auto, il semaforo vi dà
via libera, viaggiate tranquilli del vostro diritto al passaggio. Ed ecco un
ciclista che ha visto il segno di stop che lo riguarda così
come ha visto voi in arrivo. Ma lui ha fretta e chi ha detto che un ciclista
debba rispettare il codice stradale? Così,
privo di casco e a rischio della sua stessa vita, vi taglia la strada. Frenate
ovvio, magari provate a sfogarvi con un giusto improperio e vi ritrovate
seppelliti da una valanga di insulti. Perché
il ciclista sa di essere nel torto, ma non importa. Hai frenato, che vuoi che
sia? Entrate in un bar, prendete un caffè,
pagate, chiedete lo scontrino. La cassiera vi fissa con odio e vi fa sentire un
aguzzino della Santa Inquisizione. Nel vostro quartiere ci sono i cassonetti
per la differenziata e voi vi sforzate di suddividere il pattume secondo le
regole. Accumulate la carta, bella, pulita e impacchettata, raggiungete
l'apposito contenitore e lo scoprite zeppo di cartoni unti di pizza. Tanto, vi
dicono, se vogliono riciclano anche quella o, peggio, è
tutta una finta e in discarica finisce tutto insieme. Noi italiani ci vantiamo
di questa nostra caratteristica. Il nostro trovare sempre un'eccezione alla
regola, il forzare i codici a nostro uso e consumo, lo consideriamo
manifestazione di un'italica propensione al sano buon senso. Perché
rispettare un rosso, se non passa nessuno? Perché
gravarsi di cartacce, se le strade sono sporche? Perché
emettere uno scontrino, se tutti evadono le tasse? Eccezioni che sembrano
piccole, insignificanti, perfettamente sensate. Ma che, per la loro stessa
esistenza, aprono la strada a squarci sempre più
ampi nel fragile tessuto del vivere in un consesso civile. E per un ciclista
che si sente in diritto di tagliare la strada senza rispettare un semaforo
rosso, si arriva facilmente a una persona che tre gradi di giudizio hanno
riconosciuto colpevole, penalmente colpevole, che si sente in diritto di
pretendere un'eccezione. Di forzare le regole, di ritenersi, come in fondo
facciamo quasi tutti noi italiani, al di sopra della legge.
Laura
Costantini
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