martedì 8 gennaio 2019

Alba - un racconto di Loredana Falcone

Si chiama Alba e per lei è sempre gennaio.
Il cappotto grigio non l’abbandona mai, inverno ed estate. In esso conserva, come un tesoro, il corpo sformato di donna e ciò che resta della sua anima. Volata via, chissà come, tanto tempo fa. Le ruote del carrello del supermercato che spinge avanti a sé, caricandole della propria stanchezza, sono il primo rumore che sento al mattino, quando fuori è ancora buio e il giorno nuovo si affaccia insieme alla sagoma imbacuccata dell’edicolante. Un cigolio che ormai è diventata una voce, quella di Alba. Perché, se nessuno la importuna, Alba non parla. Le labbra strette sul viso indurito, cotto di vento, di freddo e di sole, macina chilometri intorno a un percorso che è sempre lo stesso. Ogni tanto un demone si diverte a tormentarla e allora la senti levare al cielo delle grida che somigliano ai lamenti di una bestia ferita. E di bestia è l’odore che si lascia dietro. Per questo quando siede al muretto, quello che delimita una striscia di verde malsano, nessuno le siede accanto. Neanche gli anziani che aspettano al sole di sentire il tocco di mezzogiorno per poi andare incontro al loro pasto quotidiano. Hanno provato a toglierle quel giaccone per dargliene uno pulito ma Alba non lo ha voluto. Ha battuto i piedi a terra e digrignato i denti in uno scroscio di urla e male parole. Non vuole perdere l’anima Alba o forse i ricordi. Posto che quella sua testa arruffata di lerciume ne contenga ancora. Perché è difficile scorgere un passato in quegli occhi nascosti dalla sporcizia. Difficile leggere un futuro in quel suo incedere strascicato nelle scarpe che hanno perso ogni forma. Difficile parlare di lei.
In giro si dice che abbia una casa ma che preferisca dormire nel sottoscala, vicino alle cantine. Si dice che abbia una famiglia. Ma nessuno sa dire cosa l’ha portata in strada.
Se il richiamo di una libertà ancestrale o la pazzia. Del resto il suo nome è Alba e forse questa sua vita è solo l’inizio di qualcosa che deve ancora arrivare.
Alba senza un cognome, Alba senza un amico, Alba senza una carezza.
Alba sola con se stessa e con il suo carrello del supermercato in cui portare a spasso ciò che raccatta per strada. Un tesoro di stracci e di vecchie cose che si ferma a guardare incantata quando siede sul muretto a riposare. Forse è in quelle quattro cose che trova se stessa, regina della solitudine e di una corte di dissennati che nella normalità di una casa, di una famiglia, di un lavoro credono di aver svelato il senso della vita.

Alba con il suo segreto, affidato ai passi che si rincorrono in questo gennaio ghiacciato che per lei è la primavera di sempre.

Lory

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