Esiste un reato che si chiama "esercizio abusivo della professione". E pare che siamo in molti a compierlo. Moltissimi.
E non sto parlando di giornalismo, visto che sono iscritta all'albo da 19 anni.
C'è una questione di lana caprina che risorge regolarmente in rete e forse avete già capito a cosa mi riferisco, ma andiamo per ordine.
Per anni, molti, tutta la mia esistenza ha girato intorno alle esigenze di mia madre. Mi occupavo della sua salute, fisica e mentale, la assistevo in tutto e dedicavo a lei ogni singolo momento del poco tempo libero di cui disponevo. Ero una badante - o una caregiver, se vi piace di più - a tutti gli effetti. E se mi fossi definita tale, nessuno sarebbe venuto a sindacare per quante ore lo fossi, con quali reali risultati e, soprattutto, se mi ci guadagnassi di che vivere. Insomma, nessuno mi avrebbe tacciato di "esercizio abusivo della professione".
Mia mamma non c'è più. E la mia vita, nel mio tempo personale, ha un epicentro che non è difficile da indovinare: scrivo. Scrivere significa molto più dell'atto materiale di digitare su una tastiera o far scorrere una penna su un foglio. Scrivere significa dedicare energie fisiche e mentali a un'attività artistica (o artigianale, se arte vi pare troppo) che prevede preparazione, documentazione, ricerca, costante applicazione, aggiornamento. E, solo alla fine, pubblicazione.
Io questo faccio, dal 2008. E lo faccio da abusiva, da autrice di serie B. No, anzi, da serie D, se vogliamo restare nella metafora calcistica.
Esercito nei campetti di periferia, con un pubblico piccino su gradinate scomode.
Abusiva. Perché con i proventi delle vendite dei miei libri non ci pago le bollette, perché dedico otto ore al giorno di ciascuno dei miei giorni a un lavoro (che amo) e per il quale percepisco un salario.
Quindi, sebbene io scriva, pubblichi e abbia persone che, bontà loro, attendono con gioia ogni nuova fatica narrativa, a cadenze quasi regolari trovo qualcuno che viene a specificarmi che non devo neanche osare definirmi scrittrice.
La premessa fondamentale è che a me non interessa il patentino di un inesistente albo degli scrittori. Invece pare interessi a più di qualcuno specificare che no, cazzo, io, lui, lei, loro non possono proprio. A meno di non poter produrre il CUD con i diritti d'autore incassati. A breve scopriremo che al di sotto dei 25.000 lordi l'anno no, non puoi. Al di sopra, sì, puoi. Quello che non è chiaro è a quanto ammonti e chi sia demandato ad elevare la sanzione per "esercizio abusivo della professione di scrittore".
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