Questa è una lettura che ho centellinato. Perché è coinvolgente e
trascinante e, se le avessi dato retta e ne avessi avuto il tempo, l'avrei
terminata in un giorno. Ci sono libri che sono costruiti a tavolino, e si vede.
Spesso sono godibili, ma non hanno anima. E poi ci sono i libri come questo.
Che scaturisce da sentimenti reali. E si sente in ogni singola riga. I
personaggi sono tridimensionali, anche nei loro difetti. Lo stratagemma dei
capitoli affidati a turno ai protagonisti consente all'autrice di cambiare
registro di scrittura e di espressione, passando dal tono misurato e nostalgico
di Annabella e quello smargiasso e giovanilistico di Federico. La storia poggia
su un impianto di incomprensioni e di rimpianti insanabili, come sempre accade
quando non si ha il coraggio di guardarsi negli occhi e chiarirsi. Così
troviamo un gioco di amori non corrisposti e altri non vissuti mentre un
ragazzo cresce con una madre single che rifiuta ogni possibilità di trovare un
compagno perché il suo cuore è rimasto tra le mani inconsapevoli di un uomo
ferito. Ecco, se devo trovare un difetto - che narrativamente parlando è un
pregio - è nella figura di Gaetano. Cupo e granitico in apparenza, in realtà
fin troppo fragile nel consegnarsi alle trame di una donna senza scrupoli e di
una beffa del destino. Gli sarebbe bastato verificare, agire, chiedere. E la
bravura dell'autrice sta anche nel rendere l'incapacità di quest'uomo di
guardarsi attorno, almeno fino a quando la verità non gli crolla addosso.
Delicatissimo e cesellato il rapporto che germoglia tra Federico ed Ettore. Una
lettura coinvolgente.
L'idea del vivaio è intrigante, da dove nasce?
Non ricordo come conobbi Simona, solo che fu durante una
vacanza quando avevo 16 anni; ricordo
però che fu un'amicizia immediata, di quelle in cui ti riconosci e praticamente
non riesci più a staccarti. I genitori di entrambe videro questa intesa come
cosa buona e mia madre, di solito molto severa e possessiva, mi permise di
andare a trascorrere da lei una settimana a Roma. Una settimana che diventarono
poi quasi due mesi. E lì conobbi Franco. Fu anche quello un fulmine a ciel
sereno, perché ci “mettemmo insieme” subito, e vivemmo una storia
d'amore estiva molto intensa e bella. Certo, finì nel momento in cui io ripresi
il treno per Bologna e lui subito si fidanzò in casa con un'altra. Qualche
lacrimuccia, qualche sfogo al telefono con Simona, ma tutto finì lì. Tempo un mese e io ero già
“innamorata” di un altro. Lui era parecchio più grande di me e lavorava in un
vivaio. Da questi spunti, volendo semplicemente raccontare una storia veloce
per il mio blog, ho iniziato a costruire la storia di Annabella e Gaetano,
ovviamente romanzando e inventandomi tutto il resto della storia. Poi è
comparso Federico e... non sono più riuscita a tenerlo a freno. Da bravo
irrequieto e iperattivo, Federico si è preso tutta la scena, lasciando, forse,
in secondo piano la storia d'amore dei genitori.
Tornando al vivaio, mi è piaciuto molto documentarmi, e ho
avuto un'insegnante d'eccezione: Maria Silvia Avanzato. Con lei abbiamo passato
pomeriggi a fare scorribande in vivai di sua conoscenza e mi fa fatto lezioni
interessantissime sulle rose, un mondo fantastico di cui ignoravo l'esistenza
prima.
Racconti che lo spunto viene da una vacanza romana insieme a
un'amica, il cui nome usi però per uno dei personaggi più odiosi, come mai?
Sai che quando ho letto questa tua domanda mi è preso un
colpo? Non mi ero resa conto di questa cosa, che avevo chiamato Simona “la
cattiva” del romanzo, e che è lo stesso nome della mia dolcissima amica
Simona di Roma. Credimi, è del tutto involontario, e se mai “la vera Simona”
dovesse leggere il mio romanzo, spero mi perdonerà. Non ci avevo proprio fatto
caso. Ora che il libro è stato stampato, è impossibile correggere.
Con “la vera Simona” rimanemmo amiche per molti
anni, ma poi, non so neppure io bene come o cosa accadde, ci perdemmo di vista.
Non sono mai più riuscita a rintracciarla, neppure su Internet. E di questo mi
dispiace molto. Ho un ricordo bellissimo di lei.
L'eterna commedia degli equivoci va in scena da sempre nei
romanzi, soprattutto d'amore. Ma non sarebbe più semplice, nella vita e nelle
storie, guardarsi in faccia e chiedere semplicemente la verità dei fatti?
Siccome hai letto molti dei miei romanzi precedenti sai
che in molte storie che racconto ci sono dei twist-plot che fanno leva
sugli equivoci, sul non detto o sul mal compreso. E' vero, sarebbe tutto molto
più semplice – nella vita, perché, ahimè, se nelle storie fosse tutto semplice,
non ci sarebbe forse più ragione di raccontare – spiegarsi e affrontare subito
le devastanti conseguenze di un errore o di un fraintendimento. Ma anche nella
vita – a me è capitato spessissimo – non si ha a volte né il coraggio né
l'orgoglio di confessare uno sbaglio, un inciampo, rendendo così quell'errore
gigantesco. L'orgoglio, spesso scambiato
per “dignità” impone ad alcuni di tenersi tutto dentro, di saltare alle
conclusioni senza verificare i fatti; a volte invece è proprio la mancanza di
coraggio di guardare negli occhi qualcuno e chiedergli chiarimenti. Una delle
cose più difficili da fare è, per esempio, ammettere di aver sbagliato e
chiedere scusa, accettare le conseguenze e spesso anche l'umiliazione per un
categorico rifiuto da parte della persona offesa; questo porta a far sì che
certi eventi negativi si avvitino su se stessi cambiando per sempre il corso
della vita delle persone coinvolte. A me è capitato spesso di osservare queste
dinamiche e poiché da sempre sono interessata a parlare di sentimenti umani,
queste sono le situazioni conflittuali che amo sviscerare (o perlomeno tentare
di farlo)
In genere, poi, non forzo mai i comportamenti dei miei
personaggi, sono loro che agiscono e reagiscono in un certo modo. Spesso,
infatti, mi è capitato di pensare mentre scrivevo “Ecco, qui, se lui/lei
tenesse nascosto questo fatto, nascerebbe un bel conflitto che porterebbe poi a
una svolta drammatica della storia” e invece i personaggi mi suggeriscono
tutt'altro e io lascio che decidano altrimenti. E' quello che è successo anche
in Rosa di mezzanotte. Hanno fatto tutto loro, Annabella, Gaetano, Federico,
Ettore, Simona e tutti gli altri personaggi.
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