domenica 15 dicembre 2019

La chioma di Berenice ( di Amalia Frontali - self publishing) #mèpiaciuto


C'è un parallelo tra l'archeologia eroica e quasi mitica dell'epoca regency e il vagolare del lettore nel mare magno della produzione self. E questo parallelo mi conduce esattamente dove mi trovo: ho scoperto una gemma. Per puro caso. Una cover su un gruppo, io che non compro mai un libro per la copertina. Un'occhiata alla trama. La curiosità. Ho preso l'ebook e l'ho lasciato lì, in mezzo a mille altri. Non amo il romance, chi mi conosce lo sa. Lo uso, alle volte, come lettura leggera e disimpegnata tra un romanzo e l'altro. Ma questo non è un romance. È una biografia romanzata. È un romanzo storico. È un romanzo d'avventura. È un viaggio emozionante. È qualcosa di totalmente inatteso, scritto in modo superbo. L'autrice ha saputo fondere in modo meraviglioso e indistinguibile fantasia e storia, romanticismo e avventura. Di più, ha fatto un lavoro di scavo nella psicologia di una giovane donna di un'epoca lontana, costretta a rinnegare la propria personalità in nome di un appiattimento alla conformità, spacciato per etichetta, per educazione, per contegno. E ci ha mostrato il risveglio di Sarah, pagina dopo pagina, mentre Giovanni Battista, il suo grosso, esuberante, dolcissimo marito riusciva a estrarla da se stessa non diversamente da come avrebbe fatto con un prezioso e delicato reperto dell'antico Egitto. Un libro bellissimo, una lettura preziosa. Straconsingliato.




Come sei venuta in contatto con la storia dei coniugi Belzoni?
A gennaio 2018 ho pubblicato (rigorosamente in self) un romance regency coloniale, ambientato a Ceylon e l’esperienza, per me nuovissima, di scrivere un romance, mi era molto piaciuta. Anche i riscontri erano stati alquanto positivi. Così, in primavera, avevo in mente di scrivere un altro romance regency in ambientazione “esotica”.
Poiché amo moltissimo l’Egitto e l’ho visitato più volte, era uno dei miei candidati. Sono partita dal provare a documentarmi su cosa fosse successo in Egitto di interessante nei primi vent’anni dell’ottocento e lì la figura di Belzoni è emersa con prepotenza, per la mole e l’importanza delle sue scoperte. Quando poi ho scoperto che era l’emissario del console inglese e inglese era la sua giovanissima moglie, ho pensato che per un’avventura romantica esotica fosse perfetto.
Confesso che ho esitato a lungo, perché temevo molto di “tradire” i personaggi storici piegando la sua biografia alle esigenze di trama. Poi ha preso il sopravvento il fascino esuberante di Belzoni e il desiderio di farlo conoscere, di divulgarne le meravigliose esperienze di vita, seppure in forma romanzata, facendo magari sorgere nel lettore i desiderio di approfondire.

Un lavoro di documentazione certosino, quanto tempo e impegno ti è costato?
Il mondo della reggenza inglese è una mia grande passione e lo conosco abbastanza bene, quindi lì la documentazione non è stata onerosa. Giovanni Belzoni, invece, l’ho conosciuto da un paio di biografie e dalla lettura diretta dei suoi diari di viaggio, che sono stati il principale testo di riferimento per il romanzo.
La parte di pura documentazione è durata un paio di mesi, più altri tre in parallelo con la stesura del romanzo.

Un romanzo così bello avrebbe dovuto trovare spazio in una grande CE, ci hai provato?
Domanda che contiene un grande complimento: grazie <3
No, non ci ho provato. Sinceramente mi considero, e sono, una dilettante. Ho avuto in passato un’esperienza con una casa editrice di medie dimensioni, che non ho saputo gestire correttamente e che mi ha un po’ sfiduciato. Scrivo perché mi diverte farlo, mi emoziona e mi appassiona.
Non mi sento all’altezza di una grande CE e penso che per la letteratura “di genere” (rosa, giallo e in minor misura fantasy) il self-publishing possa dare belle soddisfazioni, a patto di prendere tutto con leggerezza, come un gioco.

L'epoca regency non mi è affatto simpatica, soprattutto per l'esasperante stereotipia che affligge le protagoniste. Tu hai saputo creare una donna vera che si dibatte nelle pastoie di un'educazione francamente assurda, e le spezza. Non avendo letto altri tuoi titoli, chiedo: sono tutte così le donne che descrivi?
Una delle mie fissazioni come lettrice (e di riflesso come autrice) di storici è la credibilità dei personaggi rispetto all’epoca. Del loro modo di agire, di parlare e, soprattutto, di pensare. Credo sia la parte migliore, e certo non la più semplice, di un buon romanzo storico.
Le donne che descrivo sono tutte donne del loro tempo; quindi, in generale, nei romanzi ottocenteschi sia regency che vittoriani, alle prese con educazioni oppressive, gravide di ipocrisia e discriminazione, spesso anche terribilmente ignoranti. In base ai loro caratteri e alle loro esperienze di vita reagiscono poi diversamente a queste pastoie e se ne liberano, o imparano a conviverci.
Ad esempio la protagonista de La Gemma di Ceylon, che menzionavo prima, rispetto a Sarah Belzoni è più adulta (ventiquattro anni contro diciotto scarsi), meno attraente, con minori ambizioni sociali e un carattere completamente differente. Il suo modo di affrontare le regole del mondo e stare a galla è differente. Ma, io spero, ugualmente credibile.
Discorso diverso per i personaggi vittoriani de La Saga della Sposa, che sono numerosissimi e in una saga epistolare, per cui hanno la possibilità di esprimersi in prima persona, svelandosi intimamente molto più di quanto non sia possibile con la forma narrativa canonica e, inoltre, cavalcando l’onda dei grandi cambiamenti della seconda metà del diciannovesimo secolo.
Mi sono dilungata, ma sì, la credibilità prima di tutto, rispetto al carattere del personaggio, ai suoi trascorsi e all’epoca storica.


Scrivi romance, da quel che vedo, e sono certa che la tua scrittura sia sempre a livelli alti, perché la classe non è acqua. Ma il genere non ti sta stretto?
In realtà mi piace cambiare.
Sono approdata ai romance all’inizio del 2018 e mi sono divertita moltissimo, quindi penso che proseguirò l’esperienza.
Prima dei romance avevo pubblicato un breve romanzo epistolare dedicato a una versione cronologicamente plausibile con la documentazione storiografica (ma ovviamente inventata) del rapporto fra Jane Austen e Tom Lefroy, che, se non altro per il finale, non saprei quanto si possa definire romance.
Prima ancora un romanzo di guerra ambientato negli anni ‘90, con uno pseudonimo che mai rivelerò, neanche sotto tortura :P
Poi c’è la saga vittoriana, grandiosa esperienza di scrittura a quattro mani, che ha molto di romantico, ma non so se possa essere facilmente definita romance. Forse sì, ma un romance decisamente atipico.
Attualmente ho anche un inedito in cerca di editore, ambientato fra il 1944 e il 1945 durante la guerra partigiana. Romanticismo quasi zero. In questo caso, per un romanzo così poco inquadrabile nella letteratura di genere, sono convinta che il self-publishing non sia lo strumento buono per arrivare al target di pubblico giusto. Quindi, incrocio le dita e spero che qualcuna delle CE che ho contattato voglia rispondermi.
Prossimamente ho una mezza idea di cimentarmi, non so bene con quali esiti, nel giallo storico, genere che non ho mai sperimentato ma che mi attrae molto. Vediamo che ne viene fuori.


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