Un fantasma si aggira tra giornali e notiziari tv. E non è la diafana bimba dispettosa che scorrazza nei corridoi di un museo napoletano. L’ombra che non teme sovraesposizione è quella di Vasco Rossi, classe 1952. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando, sul palco di Sanremo, dichiarava di volere una vita spericolata. Come Steve McQueen. Era il 1983 e Steve McQueen era già morto da tre anni, appena cinquantenne. Al Vasco di allora doveva sembrare una bella età, se è vero che suo padre e suo nonno non sono arrivati ai sessanta. Ma gli anni passano. E quelli di Vasco Rossi non devono essere stati facili se in questa torrida estate già densa di notizie, ha deciso di ritagliarsi il proprio spazio quotidiano esercitando lo sport preferito dalla classe politica nazionale: esternare e poi rettificare, condendo il tutto con salsa di giornalisti in mala fede. Tutti, escluso Vincenzo Mollica, il profeta accreditato. Affine per età anagrafica, decadimento fisico e calvizie alla maggior parte della nostra classe dirigente, Vasco Rossi ha iniziato col dichiarare l’intenzione di dimettersi da rockstar (26 giugno). Qualcuno dei suoi modelli di riferimento a Roma deve avergli fatto presente che dimettersi è parola da eliminare dal vocabolario. Intanto però i titoli erano tutti per lui e su Facebook decine di migliaia di fan si strappavano i capelli. Allora Vasco ritratta: rockstar no, ma autore e social rocker sì, continuerà ad esserlo. Sottotitolo: è stato frainteso dai giornalisti. Tutti tranquilli, quindi, tranne lui. Che esterna di nuovo e dichiara al mondo che è depresso e vivo solo grazie agli psicofarmaci che assume da anni (6 agosto). Per i fan, già messi a durissima prova dal primo, misterioso ricovero (21 luglio) è il panico, alimentato da titoli cubitali e servizi ansiogeni in tutti i tg nazionali: ha una costola rotta? ha un’infezione al polmone? Mistero. Il Vasco, ormai attaccato 24 ore al giorno al proprio profilo FB, se la ride soddisfatto e lancia la moda dei clippini, piccoli e surreali filmati di comunicazione con il proprio pubblico in ansia. Scopriamo così che non è depresso (lo era 10 anni fa), non è malato (si trattava di controlli), non si dimette. Anzi rilancia con estemporanei insulti a Luciano Ligabue, colpevole a ben guardare di essere più giovane di 8 anni. Che non sono pochi in vista della menopausa artistica. Supportato dal quotidiano bollettino di Mollica, Vasco Rossi strappa più titoli della manovra e dell’uragano Irene messi insieme. Il secondo ricovero (21 agosto) gli fa annullare un concerto, gli impone uno stop di due mesi, lo lascia libero di infestare Facebook e fa da traino al nuovo singolo: “I soliti”. I soliti italiani, verrebbe da dire. Perché ognuno ha le rockstar che si merita. Così, mentre il mondo anglosassone si gode la creatività e le performance di vecchietti come Sting (1951) o Mick Jagger (1943), a noi tocca uno che canta: io sono ancora qua, e già. E sembra proprio una minaccia.
Laura Costantini
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