A volte leggendo i giornali ci si accorge di strane coincidenze. Nella prima settimana di questo 2012, sorvolando spread e blitz anti evasione fiscale a Cortina, tre storie saltavano agli occhi. Storie di bambini. Si chiamava Joy, si era affacciata alla vita da pochi mesi. Era in braccio al suo papà in una fredda serata di fine feste natalizie. Era cinese, ma era nata a Roma e a Roma è morta, freddata da una pallottola che le ha attraversato il corpo prima di uccidere suo padre. Una rapina, forse. Ma non è questo che conta. Quel che conta è che Joy non c’è più. E una mano anonima ha scritto sul muro accanto al bar di periferia dei suoi genitori: oggi anche Roma è morta. Retorica? Facile pensarlo. Ed è per sfuggire alla retorica del genitore perfetto che il papà di Moreno ha confessato in un libro tutta la sua rabbia. Perché Moreno, ci dicono, è bellissimo. Ma è cerebroleso e suo padre alle volte proprio non sopporta le sue urla insensate, i suoi maldestri tentativi di comunicare, posto che si questo si tratti. Il papà di Moreno scrive che il suo bambino ha un cervello piccolo come una zigulì e che alle volte vorrebbe picchiarlo, poi invece lo chiude urlante nella sua cameretta. E lo ritiene già un successo. Non è che non gli voglia bene, ma non ci sta a far passare il messaggio che convivere con un bambino gravemente handicappato sia una benedizione. Non lo è. Non può esserlo. Ed è esattamente questo che devono aver pensato i genitori di Pietro. Il nome è di fantasia, ma la storia è drammaticamente vera. Che Pietro fosse affetto da acondroplasia, ovvero nanismo, i suoi genitori lo hanno scoperto alla trentaduesima settimana di gravidanza. Sei settimane dopo la sua mamma lo ha partorito, non ha voluto neanche vederlo e se n’è andata. Prassi perfettamente legale. Così Pietro ha dovuto affrontare da solo una grave crisi respiratoria che lo ha portato in terapia intensiva. Si è ripreso, ma non si escludono ulteriori complicazioni e i sanitari sperano che i genitori ci ripensino entro i termini di legge e non permettano che Pietro resti in attesa di qualcuno che voglia prendersi cura di lui. Bambini vittime di violenza bruta. Bambini vittime del destino. Bambini vittime della mancanza di coraggio. E intanto c’è chi pensa a coloro che bambini non sono mai diventati. A Roma, la stessa dove Joy è stata uccisa, è nato il Giardino degli Angeli. Un cimitero per i feti abortiti. Due angeli di pietra a vegliarli e siepi di camelie candide. L’iniziativa è partita da una donna che ha perso il bambino che aveva in grembo. Ha chiesto dove fosse il corpo. Le hanno risposto che era stato smaltito come “rifiuto ospedaliero”. Uno choc che l’ha spinta a chiedere al Comune la creazione di un luogo di sepoltura per i bimbi mai nati. Immediate le polemiche di chi ci vede l’ennesimo tentativo di screditare la legge 194 del ’78. E di chi chiede quale senso abbia spendere risorse per chi alla vita non si è neanche affacciato.
Laura Costantini
La versione che riporti, cioè quella per cui il cimitero dei mai nati è dovuto allo choc di una donna che ha perso il bambino mai nato, è fuffa. So che è questa che gira (con alcune varianti), ma è fuffa. Ti do per certo che quella del recupero dei feti per dare loro sepoltura è nata almeno nel 1997 in ambiente cattolico. Ne sentivo parlare all'epoca da (ex) amiche che improvvisamente ossessionate dalla fede dopo un viaggio a Medjugorje, e dopo almeno un aborto precedente a testa, stavano già allora stressando l'ospedale civile per recuperare tutti i feti e dare loro sepoltura.
RispondiEliminaNon ho nulla in contrario, eh? Mi pare ben più orribile che vengano buttati fra i riiuti ospedalieri. Però trovo un po' forzate queste esasperazioni, trovo che hanno qualcosa di ossessivo.
Giusto per la cronaca, una delle due (ex) amiche sopra, nel frattempo ha sfornato 3 figli con inseminazione artificiale.
Il che mi pare confermare la tendenza ossessiva.
Vero è che i bambini sono ormai trattati come oggetti di potere: o gli si scarica addosso tremila aspettative e li si santifica di default; o, se hanno qualche magagna (loro o i genitori, più spesso i secondi) li si butta, li si tratta come scarti.
Oggetti da adorare o da deprivare.
Non sarà che come società stiamo dando i numeri su più fronti?
Ecco, dovevo scrivere qui, invece ho scritto sotto :)
EliminaAmmirevole il comportamento della donna: anche i bambini mai nati hanno diritto al loro luogo di sepoltura, un luogo dove le mamme possono recarsi a piangere e a pregare. Quei feti sono creature a tutti gli effetti e i genitori portano sempre nel cuore il pensiero di come sarebbero stati se la gestazione non si fosse interrotta.
RispondiEliminaGli avvenimenti di questi giorni mettono in luce la crudeltà umana per certi aspetti, quindi quest'iniziativa mette in luce l'umanità per fortuna ancora presente.
un caro saluto
annamaria
@Rossana: il Messaggero riportava virgolettate le dichiarazioni della donna che avrebbe suggerito al comune di Roma la creazione del suddetto cimitero. Ora, e' vero che mai fidarsi, ma addirittura i virgolettati falsi... Forse l'idea circolava da tempo e poi ha trovato voce in questa signora sofferente. O forse non conta molto da dove viene l'idea, quanto il messaggio che puo' eventualmente trasmettere.
RispondiEliminaCara Laura, ho affrontato anch'io le storie di bambini, in questo inizio d'anno. Dopo la lettura del tuo intervento non ho potuto esimermi dal partecipare allo scambio di opinioni sull'argomento che mi vede da sempre particolarmente attenta. Vi segnalo la mia riflessione sul tema al blog http://cercateancora.blogspot.com/2012/01/oltre-il-rumore-il-silenzio-degli.html che, tra l'altro, prende anche spunto dal commento di Maurizio de Giovanni sulle foto del pozzo di Avetrana.
RispondiEliminaSarei felice di leggere una tua opinione.
Un saluto caro e grazie
Annamaria