N.B. Sono in ferie nel luogo che vedete qui sotto, ma vi penso comunque.
Veronica ha 50 anni. Di mestiere fa la badante. La persona
di cui si prende cura è una signora che la vecchiaia ha reso un peso. Il suo
unico figlio la vede una volta a settimana. Per tutto il resto c’è Veronica.
Ivi compresa una piccola mania di quelle che diventano importanti per gli anziani: la raccolta punti. Come sappiamo
tutti, le raccolte punti sono un subdolo mezzo di fidelizzazione. Niente di ciò
che viene spacciato per regalo è regalato. Se ci si fermasse a fare il conto di
quanto ci costa ogni singolo punto e di quanti punti ci vogliono per quelle due
tazzine con lattiera, faremmo voto solenne di non ricascarci mai più. Ma la
consapevolezza che tazzine e lattiera ci costerebbero la metà della metà ad acquistarle
in un negozio non basta a toglierci il gusto di raccogliere e incollare punto
dopo punto. La signora di cui si occupa Veronica è una professionista, in
questo campo. Non solo acquista tutto ciò che è necessario a racimolare più
punti possibile, ma ha anche precettato il vicinato perché collabori alla
causa. Alla fine, a prezzo di condivisi sacrifici, il raccoglitore è rigido di
punti incollati e pronto per essere spedito. È qui che entra in ballo Veronica,
con le sue gambe gonfie di varici e la tessera per muoversi con i mezzi
pubblici. Non sia mai il raccoglitore vada perso, la signora spedisce Veronica
alle Poste per una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno. La badante
obbedisce. Il plico parte, la ricevuta torna a testimoniare che tutto è a
posto. Ma non è tutto a posto perché un giorno, invece delle agognate tazzine
con lattiera, arriva una lettera: siamo spiacenti, mancano 50 punti, a meno che
non veniate personalmente a ritirare il regalo. Nel caso, questo è l’indirizzo.
Ed è in un’altra città. La signora si dispera, ma c’è un’ultima chance. Entro
tot giorni dal ricevimento della lettera si possono ancora inviare i 50 punti
in carenza. Comincia la corsa contro il tempo e contro la difficoltà di
ingurgitare litri di latte sufficienti a totalizzare l’ammanco. Riparte la
precettazione del vicinato. Il target è raggiunto. I punti vengono messi in una
busta. Manca solo il francobollo. A questo punto Veronica, nella calura estiva,
sui mezzi pubblici con le sue gambe gonfie di varici scopre che i francobolli
non ci sono più. Non li vendono i tabaccai, perché non ci guadagnano. Non li ha
l’ufficio postale, perché li ha finiti e la spedizione della corrispondenza non
è più lo scopo di Poste Italiane. Stanno diventando banca, loro. La busta con i
punti in borsa, Veronica mente alla signora e intanto continua a cercare. Il
tot di giorni è ormai passato quando, in una piazzetta di periferia, compie
l’estremo tentativo. Si vergogna a chiedere il francobollo. E invece quel
tabaccaio ce l’ha. “Siamo all’antica, noi”, proclama. I 50 punti son partiti
fuori tempo massimo. Tutto il vicinato tiene le dita incrociate in attesa delle
tazzine.
Laura Costantini
E allora dita incrociate!
RispondiEliminaLe tazzine, per la cronaca, sono arrivate. Uno dei piattini era rotto, ma tutto è bene quel che finisce bene :)
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